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Autovelox: strumento utile alla prevenzione degli incidenti o semplice escamotage per rimpolpare i conti comunali? La questione è annosa e oggetto di dibattito continuo e specialmente negli ultimi 2 anni ha riacceso gli animi dell’opinione pubblica sia per il rumore mediatico delle “gesta” di Fleximan sia con i dubbi sollevati riguardo all’effettiva omologazione di alcuni dispositivi. La direttiva di marzo 2024 del ministro Salvini aveva messo dei paletti più chiari su quelle che sono le norme di utilizzo degli autovelox, che ora possono essere posizionati solo nelle strade in cui è comprovata l’effettiva utilità per la prevenzione di incidenti e disagi. Il lavoro dei prefetti della regione nel mappare le strade idonee all'utilizzo dei velox doveva essere teoricamente concluso il 12 giugno, ma alcuni ritardi faranno slittare la data probabilmente verso la fine dell’estate.
Non è ancora certo l’esito ma pare che circa un terzo dei dispositivi del Veneto potrebbe essere disattivato. Tra quelli più bersagliati ci saranno probabilmente quelli posizionati nei centri urbani con limiti di velocità di 50 o inferiori che spesso sono stati criticati per via delle multe ritenute eccessive. Nelle strade extraurbane a scorrimento veloce invece, pare che potranno restare attivi solo nel caso il limite stabilito sia di almeno 20 km/h inferiore a quello dettato dal Codice della Strada. Qualche comune però, ne farà le spese più di qualche altro. Secondo le stime, tra i comuni più colpiti ci sarà Venezia, che potrebbe dover spegnere circa due terzi dei suoi 26 autovelox in funzione, mentre a Verona si parla di solo 2 dispositivi. La speranza è che si possa effettivamente migliorare uno strumento che può davvero rivelarsi utile a prevenire potenziali pericoli ma che come tutto non deve essere abusato o usato impropriamente sulle spalle degli utenti della strada.
Resta però ancora da risolvere la questione omologazione, che soprattutto negli ultimi mesi è rimasta incastrata in un groviglio di burocrazia su cui ancora c’è molta poca chiarezza. Molti automobilisti negli scorsi mesi hanno impugnato le loro sanzioni con la speranza di vedersele annullare qualora la rilevazione fosse stata effettuata da un dispositivo non omologato. La differenza tra approvazione ed omologazione infatti non sembra essere stata ancora del tutto chiarita. Da un lato, sembra che l’omologazione sia solo una formalità senza effettiva influenza sul corretto funzionamento, dall’altro invece sembra che i due processi siano ben distinti e entrambi necessari affinché la sanzione sia da considerarsi valida. Un tentativo di diradare la nebbia era stato fatto dal Ministero dei Trasporti rendendo di fatto omologati d’ufficio i dispositivi approvati dopo il 2017 e non regolari quelli pre 2017, ma ancora la soluzione al problema sembra ben lontana. Non resta che aspettare, sperando intanto che questi nuovi interventi possano rappresentare un primo passo verso un’auspicata regolamentazione.