Quando il cinghiale diventa un problema... stradale

Quando il cinghiale diventa un problema... stradale
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Daniele Pizzo
Sempre più presenti in città, i cinghiali sono una grana per la sicurezza stradale. Ecco a chi rivolgersi in caso di incidente e 5 consigli per evitare di investire animali selvatici
12 settembre 2018

«Roma, bloccata in auto dai cinghiali». «Allarme cinghiali in città: da Roma a Bari si grida all'invasione». «Catturati a Genova 40 cinghiali». «Paura a Palermo, cinghiali avvistati in città». Da qualche tempo ormai c'è preoccupazione da Nord a Sud per i pericoli causati dalla presenza di cinghiali nei centri urbani.

I danni si calcolano in milioni di euro per gli automobilisti e per i gestori ed enti pubblici come Comuni e Regioni che spesso, ma non sempre, possono essere considerati responsabili e sono le conseguenze di una popolazione del cinghiale raddoppiata dal 2004 al 2010 grazie alla maggiore superficie boschiva del nostro Paese, per fortuna cresciuta nell'ultimo decennio ma con qualche effetto collaterale imprevisto come questo.

Sul tema si è espressa di recente Coldiretti: «Con oltre un milione di esemplari diffusi in Italia la presenza dei cinghiali nelle piccole e grandi città ormai non è più purtroppo una curiosità ma un rischio concreto per i cittadini, anche a causa dei numerosi incidenti stradali».

Gli animali selvatici si avvicinano alle città in cerca di cibo. La loro presenza «nelle aree urbane è strettamente legata alla presenza di scarti alimentari e di rifiuti organici, che determinano un’abbondante disponibilità di cibo per questo animale selvatico», ha spiegato lo scorso 3 agosto l'Ispra (l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che fa capo al Ministero dell'Ambiente) che ha messo a punto delle linee guida appositamente per la gestione del sovrappopolamento del vorace ungulato.

Il problema dei cinghiali nelle città italiane si è acuito a partire dalla fine dello scorso decennio, tanto che il foraggiamento dei cinghiali è stato espressamente vietato con una legge, la 221/2015 che prevede all'articolo 7 comma 2 per chi viola il divieto di dar loro da mangiare l'arresto da 2 a 6 mesi o un'ammenda da 500 a 2.000 euro.

I Comuni e le Regioni, queste ultime responsabili per la gestione del patrimonio agro-forestale e faunistico, fanno quel che possono, dotandosi di piani ad hoc basati sulle linee guida dell'Ispra e sborsando denaro ai malcapitati automobilisti attraverso i fondi per gli indennizzi dei danni causati da con un animale selvatico in caso di incidente stradale. 

La Lombardia, dopo 384 sinistri tra il 2013 ed il 2018,  ha autorizzato gli agricoltori provvisti di licenza di caccia ad abbattere tutto l'anno gli animali, facoltà prima riservata a cacciatori e polizia provinciale. 

Il Piemonte, dove il problema è molto sentito, nel tentativo di limitare i danni ha stilato insieme ad ACI Torino alcune linee guida per gli automobilisti sotto forma di 5 regole per evitare incidenti con cinghiali, caprioli, cervi o daini:

- RISPETTARE I LIMITI DI VELOCITA': l'alta velocità è la prima causa di incidenti con animali selvatici, e non solo, dal momento che riduce notevolmente i tempi utili per agire e allunga lo spazio di frenata;

- RALLENTARE QUANDO SI VEDE UN ANIMALE CHE HA ATTRAVERSATO LA STRADA, ANCHE SE DISTANTE: sovente si muovono in gruppo e potrebbero seguirne altri;

- EVITARE DI STERZARE DAVANTI ALL'ANIMALE: quasi sempre i danni maggiori, alle persone e al mezzo, sono la conseguenza dell'uscita di strada e/o dell'impatto con un altro veicolo;

- ABBASSARE LE LUCI ABBAGLIANTI: potrebbero bloccare l'animale sulla carreggiata;

- SUONARE IL CLACSON PER ALLONTANARLO

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