Retrofit elettrico: trasformare un veicolo endotermico in uno a zero emissioni

Retrofit elettrico: trasformare un veicolo endotermico in uno a zero emissioni
Pubblicità
Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
La modifica diventa identica a quella per impianti a GPL o metano: scendono i costi e cresce la convenienza
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
12 dicembre 2016

Primi effetti della semplificazione burocratica del cosiddetto “decreto retrofit”, che consente la trasformazione di autoveicoli a combustione interna in elettrici, tramite l’installazione di un kit presso le officine autorizzate e, soprattutto, con il semplice aggiornamento della carta di circolazione del veicolo, senza quindi la necessità, come accadeva in passato, di dover ri-omologare la vettura come esemplare unico.

Il tutto si traduce in un evidente risparmio di tempo e di denaro.

«Dallo scorso febbraio - ha spiegato Ivan Catalano, membro della IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati nel corso di un incontro con la stampa presso il circuito Isam di Anagni - è possibile riqualificare un veicolo con una norma tecnica che consente l'omologazione di un kit di conversione. Il produttore del kit deve essere accreditato presso il Ministero dei Trasporti e dimostrare, oltre alla bontà tecnica del kit stesso, di essere in grado di produrre il kit secondo un ciclo produttivo rigido che garantisca la qualità e consenta a qualsiasi officina, regolarmente autorizzata ai sensi della legge, di montare i kit rispettando le specifiche e le istruzioni del costruttore».

L’unica condizione richiesta è che non si alterino i sistemi di sicurezza della vettura di serie, mentre un decisivo impulso all’entrata in vigore della norma è arrivato dalla Commissione Europea, che, in base alle norme sulla libera concorrenza e circolazione delle merci, ha eliminato il passaggio del decreto che prevedeva il nullaosta da parte della Casa costruttrice del veicolo.

La riqualificazione elettrica può essere operata sia su un veicolo circolante che su uno in fase di produzione: la spesa contenuta rispetto all’acquisto di un veicolo elettrico nuovo, consente di gestire al meglio le risorse a disposizione, ad esempio per potersi dotarsi di un sistema di ricarica domestica, con pannelli fotovoltaici, per un’autonomia reale dal punto di vista della sostenibilità energetica.

Interessati alla procedura di riqualificazione sono tutti i veicoli prodotti dal 2004, mentre per i precedenti occorre verificarne la compatibilità. Le riconversioni più interessanti sono per i veicoli commerciali, sui quali si ottiene un ritorno dell'investimento molto breve e quindi più vantaggioso.

La Newtron Italia, il primo costruttore accreditato al Ministero per lo sviluppo di sistemi di riqualificazione elettrica dei veicoli, ha già predisposto kit con diversi livelli di potenza in relazione al peso delle vetture. Il Decreto, infatti, impone che il veicolo riconvertito debba avere un range di potenza massima compresa tra il 65 e il 100% dell’originale.

Per vetture fino a 1.000 kg, Newtron ha realizzato un motore elettrico da 20 KW istantanei e 40 kW di picco, con una batteria da 13 kWh: una soluzione che sulla Smart in prova, con un consumo medio di circa 95 Wh/km, consente un’autonomia teorica di circa 130 km, mentre i tempi di ricarica con 220 V 16A sono di circa 6 ore.

Il secondo step è previsto per veicoli da circa 1.500 kg e il terzo per mezzi di 2.000 kg, per i quali la potenza del motore può arrivare fino ai 110 kW.

Last but not least, la valutazione economica: prima del Decreto, come detto, omologare una vettura era un’impresa perché si doveva seguire una procedura speciale in qualità di esemplare unico. Un iter composto da prove tecniche e omologazioni, da una parte documentale e da diverse ore di mano d’opera, che si traduceva in valore monetario in una spesa di oltre 10.000 euro.

Una soglia davvero elevata rispetto anche all'effettivo valore del veicolo da trasformare, che scoraggiava molti dall’avvicinarsi alla procedura di trasformazione.
«Con l’approvazione del decreto - spiega Catalano - si punta a dimezzare i costi. La spesa maggiore della trasformazione è costituta dalla batteria che però di solito viene noleggiata e quindi non incide sul prezzo finale. Ad oggi possiamo parlare di circa 5.000 euro, ma più si va avanti, più si coinvolgono cittadini e veicoli e più il prezzo scenderà. La nostra previsione è che l’intervento costi, al netto della mano d’opera, circa tra i 3 ed i 4.000 euro».

 

Pubblicità