Roma, insulti un vigile? Chiedi scusa su YouTube [Video]

Roma, insulti un vigile? Chiedi scusa su YouTube [Video]
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Daniele Pizzo
Altrimenti vai in tribunale. Lo stabilisce un'assurda procedura in vigore dal 2015, con tanto di testo da recitare davanti alla videocamera, che sa tanto di gogna 2.0. Dopo il rifiuto di una donna, il Campidoglio annuncia che la procedura sarà rivista
22 dicembre 2017

Punti chiave

Si dice che a Roma è stato inventato il diritto, un primato che rende orgogliosi i romani. Alcuni però si spingono al punto di continuare a inventarlo. Come quel comandante della Polizia Locale di Roma che si è inventato la gogna 2.0 per i casi di oltraggio a pubblico ufficiale nei confronti dei suoi uomini.

Ebbene, se vi trovate ad avere un diverbio coi vigili urbani di Roma e venite denunciati per oltraggio, non finite dritti in tribunale. No, a Roma la Polizia locale vi chiede di porgere pubblicamente le vostre scuse per evitare di andare a processo. Come? Su YouTube.

E' l'assurda richiesta di riparazione del danno denunciata su La Repubblica dopo la segnalazione di una cittadina della Capitale che, a differenza di molti altri romani, non si è voluta piegare ai “ceppi” digitali ed ha chiesto alla procura della Repubblica di verificare se si tratti di estorsione da parte del corpo dei vigili capitolini.

La donna, dopo aver litigato verbalmente con due vigili, ai quali avrebbe proferito la frase «Fate un lavoro di merda» giudicata oltraggiosa, ha ricevuto una lettera da parte del comando nella quale le viene richiesto di rendere pubblicamente le proprie scuse su una piattaforma di condivisione video di libero accesso. La missiva, uguale a quella recapitata a tanti altri romani che invece hanno accettato (basta cercare “scuse vigili Roma” su YouTube), contiene anche le istruzioni per confezionare il video di scuse

Le video-scuse di un cittadino romano

Il filmato richiesto dai vigili per evitare l'aula del tribunale deve essere realizzato e diffuso con mezzi propri, deve inquadrare l'indagato, deve durare almeno 30 secondi ed essere pubblicato su una piattaforma web senza restrizioni di accesso. I vigili saranno poi liberi di diffondere ulteriormente il filmato in cui si fa pubblica ammenda sui loro social network. Non solo, le istruzioni contengono addirittura il testo da recitare:

«Io sottoscritto...con riferimento al procedimento penale a mio carico per oltraggio a pubblico ufficiale n°...esprimo profondo rincrescimento per il comportamento tenuto nelle vicende per le quali sono indagato. Per tale motivo, formulo al Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale le mie più sentite scuse per le frasi proferite nell'occasione. Voglio inoltre rivolgere a tutti gli appartenenti al Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale apprezzamento per il lavoro quotidianamente svolto a favore della cittadinanza». 

La notizia è arrivata immediatamente in Campidoglio, con il sindaco Virginia Raggi che ha avviato un'indagine ed ha già annunciato che l'inconsueta procedura di risarcimento sarà presto rivista. Un comunicato della Polizia locale ha poco dopo spiegato che il provvedimento è stato adottato nel 2015 dall'allora comandante pro tempore Raffaele Clemente «dopo aver avuto parere favorevole dall'Avvocatura capitolina».

Nella nota si spiega che nel 2011, ai tempi dell'amministrazione Alemanno, il Campidoglio e il Corpo di Polizia Locale «avevano stabilito che un soggetto responsabile di oltraggio nei confronti un appartenente al Corpo e quindi anche nei confronti del Corpo stesso potesse riparare il danno mediante un'offerta di riparazione verso il personale oltraggiato e verso il Corpo mediante la pubblicazione, sulle pagine di cronaca cittadina di un quotidiano, di una lettera di scuse ad esso indirizzata, allo scopo estinguere il reato».

Nel 2015 arriva l'innovazione, con l'allora comandante pro tempore che avrebbe «adottato una nuova modalità per la riparazione del danno arrecato nei confronti del Corpo, prevedendo che l'interessato pubblicasse, per una durata non inferiore a due settimane, un video di scuse su una piattaforma social di condivisione video senza restrizioni per l'accesso e di ampia diffusione».

Dopo lo scoppio del caso si attende dunque adesso una revisione di una pratica che sembra fin troppo umiliante per i cittadini. Magari, perché no, accompagnata da un video di scuse.

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