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Negli ultimi mesi si è acceso un dibattito che riguarda tutti gli automobilisti europei: gli anziani sono davvero più sicuri al volante rispetto ai giovani? Le persone anziane sarebbero coinvolte in meno incidenti rispetto ai neopatentati e ai conducenti under 25. Un risultato che a prima vista sembra rassicurante, ma che cambia completamente prospettiva se si tiene conto di un fattore spesso ignorato: gli over 65 percorrono in media molti meno chilometri all’anno rispetto alla popolazione attiva.
In altre parole, i senior si mettono al volante meno spesso, e questo riduce automaticamente la probabilità di incidenti. Ma se si rapportano i dati al numero di chilometri percorsi, non è affatto certo che i pensionati siano più prudenti o meno pericolosi dei giovani. La questione si intreccia oggi con un’altra grande novità: l’Unione Europea sta spingendo per abolire la patente a vita, imponendo un rinnovo ogni 10 o 15 anni e, in alcuni casi, introducendo un controllo medico obbligatorio, soprattutto per i conducenti più anziani.
Secondo le statistiche ufficiali dell’ONISR (Observatoire national interministériel de la sécurité routière), nel 2023 la mortalità sulle strade francesi è rimasta stabile: 97 decessi per milione di abitanti tra i 18 e i 24 anni contro 84 per gli over 85. A prima vista, i senior sembrano dunque meno a rischio. Tuttavia, questi numeri aggregano tutte le modalità di spostamento, pedoni, ciclisti, motociclisti, automobilisti e passeggeri, rendendo difficile distinguere la reale incidenza degli anziani alla guida. Se si guarda più da vicino, emerge un quadro diverso: il tasso di responsabilità negli incidenti aumenta con l’età: tra i 65 e i 74 anni gli automobilisti risultavano colpevoli nel 64% dei casi, percentuale che sale all’82% per i conducenti oltre i 75 anni. Un dato persino più alto di quello dei giovani (77%), storicamente considerati la categoria più a rischio.
Le cause principali? Malori improvvisi (22%), distrazioni o lentezza nei riflessi, e soprattutto il mancato rispetto delle precedenze (18%). Tutti fattori legati al naturale declino delle capacità cognitive e motorie. In sostanza, gli anziani tendono a causare più incidenti gravi quando sono coinvolti, anche se nel complesso guidano di meno.
L’analisi del GPMA (Groupement des Assurés Français) offre ulteriori spunti interessanti. L’associazione ha rilevato che i conducenti over 65 percorrono in media 10.000 km all’anno, contro i 12.200 km della media nazionale e molti di più tra gli automobilisti attivi professionalmente. Dopo la pandemia di Covid-19, la tendenza a limitare gli spostamenti si è accentuata: il 30% dei senior dichiara di usare meno l’auto, preferendo mezzi pubblici o spostamenti brevi.
Questo cambiamento ha però una conseguenza: gli anziani restano una categoria fragile e più esposta alle conseguenze gravi degli incidenti. Nonostante la loro prudenza, bastano un momento di distrazione o un malore per rendere fatale una manovra sbagliata. In più, con l’aumento dell’aspettativa di vita e il calo della popolazione attiva, i pensionati rappresentano oggi circa il 20% della popolazione francese, e la loro presenza sulle strade resta significativa, soprattutto nelle aree rurali dove la mobilità alternativa è scarsa o inesistente.
L’eventuale introduzione di un controllo medico obbligatorio per il rinnovo della patente divide profondamente l’opinione pubblica. Da un lato, c’è chi, come la tennista Pauline Déroulède, rimasta gravemente ferita da un automobilista di 92 anni, sostiene con forza la necessità di verifiche periodiche. Dall’altro, c’è chi teme che queste misure penalizzino ingiustamente chi vive in campagna o non ha alternative per spostarsi. Alcuni Paesi potrebbero optare per soluzioni intermedie, come un’autovalutazione delle proprie capacità di guida o corsi di aggiornamento obbligatori.
La Francia, per ora, sembra voler procedere con cautela, cercando un equilibrio tra sicurezza e libertà individuale. Ma una cosa è certa: l’età media dei conducenti europei sta aumentando, e le istituzioni dovranno presto affrontare un problema strutturale. Perché se i giovani pagano il prezzo dell’inesperienza, gli anziani pagano quello della fragilità. E la sicurezza sulle strade non può più permettersi di ignorarlo.