Stellantis, 500 esuberi a Melfi: doccia fredda nello stabilimento simbolo del rilancio

Stellantis, 500 esuberi a Melfi: doccia fredda nello stabilimento simbolo del rilancio
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Sono ben 500 gli esuberi a Melfi, con la produzione che segna un -64,6% solo nel primo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2024
7 maggio 2025

Nonostante le promesse di rilancio e i roboanti annunci su sette nuovi modelli in arrivo, il futuro dello stabilimento Stellantis di Melfi appare sempre più incerto. Il gruppo automobilistico ha infatti comunicato un piano per incentivare l’uscita volontaria di ben 500 lavoratori, quasi il 10% dei 5.050 dipendenti dello stabilimento lucano, già da tempo sottoposti a contratto di solidarietà.

Una decisione che arriva in un momento delicato per il sito produttivo, scelto solo pochi mesi fa come perno della strategia di riconversione industriale del gruppo in Italia, con la prospettiva di accogliere sette nuovi modelli, tra cui Jeep, DS e la futura Lancia Gamma, tutti in versione elettrica o ibrida.

A spiegare l’affondo occupazionale ci sono anche i numeri: nel primo trimestre del 2025, a Melfi sono state prodotte 16.210 auto in meno rispetto allo stesso periodo del 2024, pari a un crollo del -64,6%. Il calo è stato aggravato dalla fine della produzione della Fiat 500X, lasciando in attività solo le Jeep Compass e Renegade e, in quantità ridotta, i primi esemplari della DS8.

Nel frattempo, 250 operai saranno temporaneamente trasferiti in altri stabilimenti, mentre le uscite volontarie seguono una prassi ormai ricorrente per Stellantis: dal 2021 ad oggi, circa 2.000 dipendenti hanno lasciato l’azienda in anticipo grazie a incentivi.

 

Sindacati preoccupati: “Rischio svuotamento”

A lanciare l’allarme è Giorgia Calamita, segretaria generale della Fiom Basilicata: “Il rischio di uno svuotamento di Melfi si fa sempre più concreto, nonostante gli annunci”. La richiesta è chiara: “Servono garanzie sul turnover” per evitare che il sito perda progressivamente forza lavoro in modo irreversibile.

Le preoccupazioni non riguardano solo l’organico diretto, ma anche l’indotto. “Le ricadute occupazionali sulla componentistica sono già drammatiche”, ha spiegato la Fiom, puntando il dito contro l’assenza di risposte da parte dell’azienda sul futuro del comparto.

Il piano industriale presentato da Stellantis lo scorso dicembre prevedeva a Melfi un’espansione significativa, con sette modelli assegnati, contro i quattro inizialmente previsti. Oltre alla DS8, è previsto l’arrivo a giugno della Compass elettrica, seguita entro fine anno dalla pre-serie ibrida della stessa, che entrerà in produzione nel 2026, insieme alla DS7 (elettrica e ibrida) e alla nuova Lancia Gamma, sempre a doppia alimentazione. Ma tutto dipende dalla domanda del mercato, ha fatto sapere Stellantis, che non ha fornito rassicurazioni né sulle tempistiche né sui livelli occupazionali futuri.

A preoccupare ulteriormente è il vuoto ai vertici: l’amministratore delegato per l’Italia non è ancora stato nominato, e un vero piano industriale per il rilancio degli stabilimenti italiani non è ancora sul tavolo. “Sembra si stia configurando un vero e proprio piano di dismissione dall’Italia”, ha denunciato Samuele Lodi, responsabile nazionale Fiom-Cgil per il settore mobilità.

Il sindacato ha quindi rifiutato di firmare gli esuberi e rilancia la richiesta di un “confronto vero” a Palazzo Chigi con John Elkann, presidente di Stellantis, per cercare una soluzione strutturale che garantisca l’occupazione e il futuro dell’automotive nel nostro Paese.

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