Truffa da 1,3 milioni in una concessionaria Nissan: il dipendente che ha rubato tutto con la pubblicità online

Truffa da 1,3 milioni in una concessionaria Nissan: il dipendente che ha rubato tutto con la pubblicità online
Pubblicità
Per oltre due anni ha finto di gestire campagne digitali per un dealer del New Jersey, intascando oltre 1,3 milioni di dollari. Ora Martin D’Amato dovrà scontare sette anni di carcere
14 ottobre 2025

Un ex dipendente di Pine Belt Nissan di Toms River, nel New Jersey, è stato condannato a sette anni di prigione per aver rubato più di 1,3 milioni di dollari al suo stesso datore di lavoro. Si tratta di Martin D’Amato, 40 anni, originario di Beachwood, che lavorava nel reparto di pubblicità digitale del concessionario. La truffa è emersa nell’ottobre 2021, quando la direzione si è accorta che le spese su carta di credito superavano di gran lunga il budget previsto. L’indagine dell’Ocean County Prosecutor’s Office ha rivelato un sofisticato sistema di fatture false e società fittizie create ad arte per far sparire i soldi.

D’Amato era riuscito a mascherare le sue operazioni tra il 2019 e il 2021, registrando società di comodo a suo nome e fingendo di offrire servizi di marketing e advertising mai realmente erogati. Le carte di credito della concessionaria venivano così addebitate per lavori inesistenti, mentre il denaro finiva su conti personali dell’ex dipendente grazie a un sistema di pagamenti online studiato per nascondere le tracce. Arrestato nel settembre 2022, D’Amato aveva poi ammesso la colpa lo scorso aprile. Oltre alla pena detentiva, dovrà restituire 1.329.600 dollari alla concessionaria e alla compagnia assicurativa coinvolta.

Truffa digitale nel mondo dell’automotive: un campanello d’allarme per le concessionarie

Il caso D’Amato mette in luce una nuova forma di criminalità aziendale che si sta diffondendo anche nel settore automobilistico: le frodi digitali interne. L’utilizzo di sistemi pubblicitari e piattaforme online offre grandi opportunità di crescita per i dealer, ma anche spazi per abusi e appropriazioni indebite difficili da individuare.

La vicenda ha sollevato molte domande sulla gestione dei budget marketing e sui controlli interni nei concessionari, soprattutto in un momento in cui il business dell’auto si sposta sempre più verso il digitale. Il messaggio è chiaro: anche le concessionarie più solide devono imparare a proteggersi da minacce che arrivano non solo dall’esterno, ma anche dall’interno.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese
Pubblicità