Truffe sulle polizze auto: arresti tra Milano e la Campania

Truffe sulle polizze auto: arresti tra Milano e la Campania
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Commercializzavano polizze auto fasulle: il meccanismo era talmente oliato da trarre in inganno anche dei broker assicurativi. Ma l'indagine dei Carabinieri di Milano ha smascherato i fratelli Catena, arrestati. Sono più di trenta gli indagati; sequestrati anche 30 milioni di euro
15 luglio 2020

Accorgersi che la propria polizza auto è fasulla in caso di incidente o di un controllo da parte delle forze dell'ordine: era questo il destino dei truffati che, nell'ordine delle decine ogni giorno, cadevano nella trappola intessuta dai fratellli Federico e Dionigi Catena, capaci di vivere una vita lussuosa a Villa Literno grazie a questo schema. Ma la bolla ora è scoppiata grazie ad un'inchiesta del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Milano, che è culminata con l'arresto dei due. La rete era ben più complessa: otto collaboratori sono finiti ai domiciliari, altri quattro hanno l'obbligo di firma ed è scattato l'obbligo di dimora per due coinvolti nella vicenda. In venti sono indagati a piede libero, e sono stati sequestrati 30 milioni di euro. 

È questo il frutto di un'indagine che avuto inizio nel 2017 in seguito a diverse denunce presentate dai maggiori gruppi assicurativi per la commercializazione di polizze assicurative Rca false. Inchiesta che ha evidenziato un'associazione a delinquere in essere dal 2012 nei comuni di Cancello ed Arnone, Castel Volturno e Villa Literno, capace di commercializzare, attraverso 78 siti web di finti intermediari assicurativi, polizze contraffatte per scooter, auto e camion, per un giro d'affari giornaliero tra i 5.000 e i 10.000 euro. 

Secondo quanto spiegato dagli inquirenti, lo schema prevedeva la creazione di una piattaforma telematica con server all'estero e numeri telefonici fissi virtuali. Erano poi stati creati anche due call center, attivi dalle 9 alle 19 del venerdì e dalle 9 alle 13 il sabato e periodicamente dislocati in sedi diversi per eludere le indagini. A cadere nella truffa non sarebbero stati solo cittadini, ma anche broker assicurativi. I contratti delle polizze venivano pagati su 280 Postepay intestate a dei prestanome; i proventi venivano girati in minima parte ai complici. Il grosso del denaro veniva reinvestito dai fratelli Catena in società a loro riconducibili. Del patrimonio dei due facevano parte case, sale slot, concessionari auto, terreni, negozi di abbigliamento, beni mobili e un motoscafo. 

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