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Dopo sedici anni di lavori, sei inaugurazioni ufficiali, infiniti ritardi e rallentamenti, la Strada Statale 640, che collega Agrigento a Caltanissetta, è finalmente completata. Domani, 18 luglio, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini taglierà l’ultimo nastro: quello del viadotto di San Giuliano, il tassello conclusivo di un’opera tanto attesa quanto tormentata.
La SS 640, conosciuta anche come “Strada degli Scrittori” per omaggiare figure come Pirandello, Sciascia e Camilleri, si estende per poco più di 70 chilometri, ma rappresenta un collegamento strategico per la mobilità in Sicilia centrale. Non solo unisce due capoluoghi di provincia, ma si inserisce in un più ampio snodo viario che permette di raggiungere l’A19 Palermo-Catania passando per la SS 626.
I lavori per l’ammodernamento della SS 640 iniziarono nel 2009, con l’obiettivo di trasformare la vecchia arteria a carreggiata singola in una moderna superstrada a doppia corsia per senso di marcia. Il primo tratto fu completato e inaugurato nel 2017 dall’allora ministro degli Esteri Angelino Alfano e dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Da allora, il cantiere è andato avanti a strappi, tra fallimenti delle ditte appaltatrici, contenziosi, rallentamenti burocratici e crisi economiche.
A simboleggiare il completamento dell’opera sarà il nuovo ponte in acciaio sul viadotto San Giuliano, nel territorio comunale di Caltanissetta. Una struttura imponente: 180 metri di arcata unica, 2.500 tonnellate di peso e un costo di circa 10 milioni di euro. Il ponte supera una zona ad alto rischio franoso e da giorni, in segno di celebrazione, è illuminato con i colori della bandiera italiana.
Nonostante l’apparente lieto fine, la SS 640 rappresenta solo un’eccezione in un panorama regionale ancora profondamente segnato da infrastrutture carenti e cantieri infiniti. Ne è esempio la SS 189, che prosegue verso Palermo: qui si trova il ponte “Milena”, lungo 170 metri, chiuso da oltre 10 anni. Ridotto da anni a una sola corsia per motivi di sicurezza, non può essere chiuso per lavori pena il blocco totale della viabilità. L’unica soluzione è costruirne uno gemello, ma nonostante le promesse, l’opera non è mai partita.
L’inaugurazione della SS 640 arriva in un momento politicamente delicato. Da un lato, il governo celebra il completamento di un’opera attesa da troppo tempo. Dall’altro, sindacati e opposizioni puntano il dito contro l’inefficienza del sistema di gestione dei lavori pubblici, denunciando la disparità di attenzione tra grandi opere simboliche – come il contestato ponte sullo Stretto di Messina, voluto da Salvini – e le criticità quotidiane che colpiscono pendolari e cittadini.
Alfonso Buscemi, segretario generale della CGIL di Agrigento, ha dichiarato: «Ci sono ministri che fanno solo propaganda lasciando solo macerie per il futuro. Come si può parlare del ponte sullo Stretto mentre si ignorano le tragedie quotidiane causate da viadotti abbandonati e fondi insufficienti?».
La sesta inaugurazione in sedici anni è diventata quasi un simbolo tragicomico dell’Italia dei cantieri eterni. Ma stavolta, almeno sulla carta, la SS 640 è davvero completata. E mentre i cittadini della Sicilia centrale potranno finalmente percorrerla nella sua interezza, il dibattito politico e infrastrutturale è tutt’altro che concluso.