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Oggi, 17 luglio 2025, ricorre il decimo anniversario della scomparsa di Jules Bianchi. Sono passati dieci anni da quel fatidico giorno in cui Jules ci ha lasciati, dopo nove lunghi mesi di coma seguiti al tragico incidente sotto la pioggia battente di Suzuka, durante il Gran Premio del Giappone 2014.
Un decennio è trascorso, ma il ricordo di Jules continua a vivere nel paddock della Formula 1, soprattutto negli occhi di Charles Leclerc. Tutti i piloti che hanno corso con Bianchi erano profondamente legati a lui, ma con il monegasco il rapporto era nato prima, lontano dalla frenesia del Circus. Jules ha visto crescere Charles, passo dopo passo, non solo come pilota, ma anche come persona. Era infatti il migliore amico del fratello maggiore del ferrarista, Lorenzo Tolotta-Leclerc. Il motorsport era un filo conduttore che univa la famiglia Leclerc a quella Bianchi: anche il padre di Charles, Hervé, era grande amico di Philippe Bianchi.
Proprio al kartodromo di Brignoles, gestito da Philippe, dove ogni anno viene organizzata gara endurance in memoria di Jules, Leclerc ha mosso i primi passi nel karting. Da lì è cominciato un percorso che lo ha portato fino alle monoposto e all’ingresso nella Ferrari Driver Academy, dove ha condiviso il sogno con lo stesso Jules.
“I primi ricordi che ho di lui non sono legati al Jules pilota, ma piuttosto alla persona – ha scritto Charles Leclerc in un articolo per il sito ufficiale della Formula 1 – L’ho vissuto più come essere umano che come pilota. Abbiamo trascorso tantissimo tempo insieme crescendo, e le nostre famiglie erano – e sono tuttora – molto unite. Lui e mio fratello maggiore erano migliori amici, quindi era sempre presente. Jules aveva otto anni più di me, più o meno l'età di mio fratello. Io avevo sei o sette anni, e a quell'età la differenza si sente eccome. Poi, crescendo, quel divario si è attenuato e siamo diventati grandi amici”.
“Ho tanti aneddoti di quel periodo: ad esempio, il primo film horror che ho visto era con Jules. Non sapeva che stavo fingendo di dormire. Cercava di assicurarsi che stessi dormendo per poter guardare il film con mio fratello maggiore!”, ha proseguito Leclerc.
“Jules era una persona davvero gentile. Era molto divertente e aveva i suoi momenti folli, una volta che lo conoscevi bene. Era sempre disponibile ad aiutare e amava divertirsi. I ricordi più vividi risalgono probabilmente a quando avevo sei o sette anni: fu la prima volta che mi permisero di correre su un kart a noleggio con lui e mio fratello. Di solito sono riservati agli adulti, ma suo padre gestiva la pista e ci lasciava fare cose che normalmente non ci sarebbero state concesse. Lo ammiravo moltissimo. Gareggiare con lui, con mio fratello maggiore, con suo fratello minore e con tanti altri piloti di kart dell’epoca fu incredibile”.
“Jules era la persona più competitiva che abbia mai conosciuto, e credo che la mia competitività venga da lui. Anche quando facevamo giochi stupidi a casa, la voglia di vincere era la stessa. Si frustrava tantissimo quando perdeva!”.
“Non si arrendeva mai, mai. Lavorava sodo per migliorare in qualsiasi cosa facesse, e dava sempre il massimo. Spero che venga ricordato come un pilota di straordinario talento, che purtroppo non ha mai avuto l’occasione di guidare per un team di vertice, con una vettura che gli permettesse di dimostrare appieno le sue capacità. Ci sono persone delle quali riesci a cogliere la bontà semplicemente guardandole negli occhi o osservando il loro sorriso. Jules era una di queste. Ed è forse questa la cosa più importante che ricordo di lui: quanto fosse gentile, e quanto fosse determinato a raggiungere i suoi obiettivi”, ha concluso Charles Leclerc.