Vive in un’auto (scassata) da 25 anni, ma non se ne vuole andare. L’incredibile storia di un'uomo e la sua casa a quattro ruote

Vive in un’auto (scassata) da 25 anni, ma non se ne vuole andare. L’incredibile storia di un'uomo e la sua casa a quattro ruote
Pubblicità
A Bergamo un ex detenuto vive da sette anni tra le auto abbandonate nel parcheggio dell’aeroporto. La sua storia racconta un’Italia nascosta, fatta di marginalità e di sopravvivenza in mezzo ai rottami
29 settembre 2025

Ci sono storie che sorprendono non per i luoghi in cui accadono, ma per la capacità di sopravvivere in condizioni che sembrano impossibili. All’aeroporto di Orio al Serio, nel parcheggio P3, tra carcasse arrugginite e auto abbandonate, un uomo di sessant’anni ha trovato la sua casa.

Dopo venticinque anni di carcere per omicidio, da sette vive tra i rottami: dorme in una vecchia Volkswagen, d’estate all’aperto e d’inverno dentro lo scalo, lavandosi con l’acqua che riesce a procurarsi e sostenendosi grazie alle mance dei turisti a cui promette di fare da “custode” alle vetture. Non vuole il dormitorio, non vuole assistenza: “Meglio qui”, ripete. La sua vita si consuma tra l’odore di ferro, parabrezza infranti e sedili sfondati, dove altri vedono degrado lui vede riparo, una fragile parvenza di normalità.

Auto abbandonate trasformate in rifugi

Il parcheggio P3 di Orio al Serio, con i suoi 1.500 posti, è diventato nel tempo un deposito a cielo aperto di veicoli dimenticati o sequestrati: Alfa Romeo con targhe di Genova, Bmw senza finestrini, Peugeot presidiate da insetti, Seicento ridotte a contenitori di vestiti e cianfrusaglie. Un museo del tempo che scorre, dove le auto perdono il loro valore e diventano gusci da riempire di oggetti e ricordi.

Qui l’uomo ha costruito il suo “quartierino”, raccogliendo ciò che altri buttano: sedie di plastica, carrelli della spesa, biciclette smontate. Non mancano i segni della violenza subita: parabrezza sfondati, colpi di fucile, risse tra disperati. Eppure in questo angolo nascosto della città, a due passi dalle partenze dei turisti, si è sviluppata una microcomunità invisibile fatta di sopravvivenza e resistenza.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Una vita sospesa tra marginalità e dignità

Nonostante il degrado, l’uomo rivendica una dignità che non vuole perdere. Si definisce “custode” del parcheggio, dice di allontanare ladri con un bastone di ferro e di avvisare la polizia quando serve. Conosce gli agenti, li saluta, collabora persino nel recupero delle targhe delle auto sequestrate.

“Io rispetto e mi rispettano”, afferma, sottolineando come la sua sopravvivenza sia anche questione di regole non scritte. Malato di diabete, con un’invalidità al 70%, vive di poco ma difende con fierezza la sua scelta: “Questa è casa mia”. Il Comune rimuoverà presto molte delle carcasse, ma lui ha già costruito una tenda che spera resti intoccata. Perché in un’Italia che corre veloce tra voli low-cost e vacanze, c’è chi resta fermo, incollato a una carrozzeria arrugginita, e trova tra le lamiere la sua unica possibilità di vita.

Argomenti

Pubblicità