WRC16 Polonia. E venne il turno di Ott Tanak (Ford)!

WRC16 Polonia. E venne il turno di Ott Tanak (Ford)!
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  • di Piero Batini - Manrico Martella
La 1a tappa del Rally Polonia si chiude all’insegna dell’inedito duello tra Tanak e Mikkelsen, nell’ordine in chiusura di giornata. Paddon al terzo posto, Ogier e Neuville più staccati e similarmente interpretabili
  • di Piero Batini - Manrico Martella
2 luglio 2016

Mikolajki, 1 luglio. Evidentemente prima o poi tocca dal retta a chi sa le cose, per esempio i Campioni che sanno come si fa a vincere e che raramente… perdono per caso. Ecco come funziona al Rally Polonia di quest’anno, spettacolo totale con due diversi battistrada che se le suonano alla ricerca del medesimo exploit, Ott Tanak e Andreas Mikkelsen, e un Campione come papà Ogier che, al quarto posto ma più staccato del solito, funge da “regolatore”, da punto di riferimento per i due aspiranti Campioni più in voga del momento, Hayden Paddon e Thierry Neuville. Non bastasse, tre diversi leader nel corso della tappa, tre Marche sul podio provvisorio, quattro nei primi dieci, cinque nella dozzina. Grande show, per un grande pubblico tradizionalmente difficile da “contenere”, nell’equilibrio di un Rally “supersonico” che alla fine della prima tappa mostra caratteristiche strane, o inedite, fuori dagli schemi dei pronostici più facili e in esplorazione di nuove situazioni, al momento più tattiche che tecniche.

S’era detto Ogier contro Neuville, nella prevedibile circostanza che accomunava, su un piano grosso modo molto simile, il Campione “sacrificato”, Ogier e l’Outsider “gasato”, Neuville. Il duello esiste, ma almeno per ora è “ambientato” fuori dal podio provvisorio, su cui sono saliti, invece, Tanak, Mikkelsen e Paddon. Completamente fuori gioco, e con una certa sorpresa, invece, possiamo per il momento mettere Latvala, Sordo e Ostberg, che invece non sono riusciti ad “ambientarsi” nel particolare contesto di terreno del Rally polacco, e che recriminano anche circostanze fortuite e prestazioni niente affatto allineate alle percezioni. In altre parole, a parte i gufi nelle bocchette di aereazione, le “toccatine”, le “strusciate” e gli assetti perfettibili, i Piloti in questione hanno “messo giù” e creduto di andar forte, ma i tempi non si sono visti.

Due duelli, ma quello che tiene banco al termine della prima tappa e che ritrae la doppia faccia della giornata, è quello che premia due diversi protagonisti alla fine di ciascun giro di quattro prove speciali, Mikkelsen e poi Tanak. Si sarebbe tentati di dare una faccia anche al “blitz” di Ogier nell’ultima PS del giorno, ma diamo tempo al tempo. In fin dei conti era ancora la corta e spettacolare Mikolajki Arena, la stessa che ha inaugurato la 23ma edizione del Rally e che chiude le giornate di venerdì e sabato.

Un aspetto tattico è abbastanza chiaro. Tanak e Mikkelsen non sembrano affatto intenzionati a risparmiarsi o a concedere tregue e spazi. Dunque, rischiando, dimostrano di aver trovato l’equilibrio vincente e di essere perfettamente a loro agio nello schema del Rally, per nulla intimiditi né dagli avversari né dal terzo di percorso diverso rispetto agli anni passati. Piccole differenze, tutto sommato, ma in alcuni casi rilevanti, come nella prima Chmielewo di sei chilometri e mezzo, “perfezionata” dagli organizzatori negli interni curva ma, di fatto, alterata rispetto ai rilevamenti delle ricognizioni. Al termine della Speciale, Tanak assume il comando delle operazioni nonostante la vittoria di Paddon, ma è Mikkelsen che, con una perfetta esecuzione sulla successiva Wieliczi, 17 chilometri, approfitta di un attimo di distrazione di Tanak, scavalca quest’ultimo e Paddon e si insedia in testa al Rally. Il Pilota Volkswagen Motorsport 2 resiste per tutto il giro, e fino alla Chmielewo del giro successivo, agli attacchi di Paddon e di Tanak, e solo al termine della seconda Wieliczi è costretto a cedere il passo all’”Estone Volante”. In efetti Tanak “infila” tre perle consecutive, tre Speciali perfette. Sono le speciali che hanno visto, a tratti, riaffiorare Neuville o farsi relativamente da parte, progressivamente, Paddon, ma che hanno in un certo senso consacrato l’estone del Team DMack più ancora di quanto avesse fatto il terzo posto finale dello scorso anno. Sembra quasi che sulle strade polverose della Polonia il ventinovenne di Karla abbia trovato una seconda patria, o comunque le circostanze per emergere più chiaramente, e certamente molto meglio di quanto avesse fatto, per esempio, nell’occasione del tuffo nel lago messicano che l’ha fatto conoscere al grande pubblico. La Fiesta del Team privato fa il resto, assecondando perfettamente il Pilota.

Il passo successivo dello spettacolo è il confronto a distanza tra Paddon, Ogier e Neuville. Senza dubbio vincolati dall’ordine di partenza e dalle speciali caratteristiche delle strade polacche, buone da subito già al primo passaggio ma che si rovinano molto al secondo, i tre si fanno vedere a intermittenza, in un atto di buona volontà che rimanda qualsiasi strategia al momento in cui si capirà se il vento di Tanak e Mikkelsen “tiene”, o se è una brezza passeggera. Strategia comune, dunque? Non proprio, Ogier “pesta” e non si risparmia, mentre il rendimento degli altri due è più intermittente, Paddon, o condizionato da un assetto troppo morbido al primo giro, Neuville. Troppo presto, comunque, per dare per spacciato anche uno soltanto dei tre. Tempo sufficiente, invece, per “condannare” Sordo e Ostberg, che in questa circostanza non resistono neanche a tre pur promettenti giovani come Lefebvre, Breen e Camilli, e per “tollerare” la traslucida, anzi opaca sesta posizione di Latvala, solo perché evidentemente questo non è il Rally del finlandese.

Tempo anche per alcune considerazioni. La prima è sulla “disdetta” che porta a un paio di assenze importanti. Da una parte, perché non far correre di più Meeke? Troppo impegnato nello sviluppo della nuova Citroen C3 da non potersi concedere neanche i week end Mondiali (dove magari vincere come ha fatto in Portogallo)? O è già troppo costoso “tenere in vita” le leggendarie DS3, solo per far fare le ossa a Breen e Lefebvre in vista di un “impiego” futuro di entrambi? L’altro grande assente è Robert Kubica, la cui carriera nel WRC ha segnato il passo e che forse solo di buon grado si fa vedere in altre circostanze ufficiali, ma di altro tipo, come accompagnare la nazionale di calcio polacca all’incontro con la Francia, a Parigi. Un gran peccato, è solo l’anno scorso quando gli occhi di tutti erano puntati su uno dei più simpatici e “caratteriali” fuoriclasse del motorsport.

Tempo anche per “spiare” virtualmente la circostanza segreta che farà riunire Marche, Team e FIA, per decidere il futuro ormai davvero prossimo del WRC. Gli argomenti scottanti, e ormai urgenti, li conosciamo. Due o tre Equipaggi per Marca e Team per andare a punti, in luogo dei due attuali, e la revisione del principio di assegnazione dei posti dell’ordine di partenza, che Jost Capito ci ha quasi “rivelato” essere finalmente sul rettilineo d’arrivo.

Di conseguenza anche il “mercato” Piloti ristagna. C’è chi dice che la pedina che potrebbe fungere da variabile fondamentale è Neuville, chi ripensa alle prospettive di Latvala, chi suggerisce di guardare, più tradizionalmente, alle indicazioni del WRC2. A proposito, dov’è Evans, oggi fagocitato da Suninen, Lappi e fino a due PS dalla fine soprattutto da Tidemand? Il fatto più sconcertante è che non si riesce a mettere un qualsiasi nome di Pilota in quell’alambicco immaginario da cui distillerà la formazione Toyota 2017. Secondo me i giochi sono fatti, e ci deve essere in giro qualche “traditore” che se ne sta zitto come un topo, voi che dite?

Foto: Manrico Martella, Nikos Mitsouras, Francesco Morittu, Ronnie Sbaragli, Carlo Franchi - AGENCY PURE WRC

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