CIR 2016. “BRC domina e conquista il 44° San Marino”

CIR 2016. “BRC domina e conquista il 44° San Marino”
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Il titolo è ripreso pari-pari dalla comunicazione BRC, perché non fa una grinza ed è sintesi perfetta. Io avrei aggiunto il nome di Giandomenico Basso, che non vedevamo in forma così mirabile da qualche tempo e che è l’Eroe del Rally
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
10 luglio 2016

San Marino, 10 Luglio. Continuo a pensare perverso, e cioè che nella straordinaria performance di Giandomenico Basso alla Grancassa, e di Lorenzo Granai alle “tastiere”, ci sia stata anche la voglia di levarsi quel famoso sassolino dalla scarpa. Oppure, in uno stato d’animo più leggero, che in un fantasioso rewind il San Marino numero 44 ci abbia riproposto come per miracolo il migliore, più giovane, quindi più avvincente “Giando”.

Ma è una di quelle occasioni nella quali è perfettamente inutile lavorare di fantasia. I fatti son talmente chiari! Il San Marino l’ha vinto in lungo e in largo il Pilota BRC, dominando la prima tappa, dominando la seconda e… dominando non solo di conseguenza ma con un raffinato, e tremendo colpo di mannaia, l’intero Rally. Così ci piace il CIR, quando alla fine ci riporta all’antico. E diciamolo, allora per esteso, Giandomenico Basso ha-dominato-il-Rally-San-Marino. Non suona molto meglio e molto più onesto?

Tutt’al più possiamo soffermarci a ricostruire gli ultimi momenti, e i momenti chiave del feroce atto di supremazia. Si comincia, per la verità, da sabato, quando Basso non solo ha dato fondo a tutti i numeri del suo repertorio, ma è riuscito anche a districarsi alla perfezione nella selva della scelta delle gomme per un impegno che, si sarebbe visto più chiaramente con il senno di poi, era un labirinto delicatissimo. Ci aveva “confessato”, sabato sera dopo aver vinto cinque speciali e la prima tappa, che la sua “strategia” era tutto sommato la più semplice, scegliere il… minor numero possibile di pneumatici, e vedere coma andava a finire. Finita benissimo, infatti.

Fortuna ha voluto che, attorno a sé, il miglior Basso del secolo ha visto passare accanto alla sua Fiesta una tempesta di sfortuna. Scelte sbagliate, macchine cappottate, pop off che, come al solito… e poi quella prova-riprova serale. Quando tutto era da sistemare in favore, per esempio, di Scandola che aveva sacrificato la durezza delle gomme durante la mattina e si ritrovava “scarpe” ben suolate la sera, ancora una batosta. Scandola non ce la fa, Colombini ne vince una ma poi regola l’alzo sul podio, Campedelli… già, Campedelli. Gomme usurate, ma giocando in casa a pochi secondi forse si può fare. È questo il tema di fine serata, alla fornace del Multieventi di San Marino, purgatorio del CIR e posto più caldo dell’estate dopo le fonderie dell’ILVA a pieno regime. Intanto “Giando se la può scialare, ha stravinto e Domenico mi tempesta di “Te l’avevo detto che va forte, che è ancora lui!” dalla Sicilia, “Paolino” telefona e si fa rassicurare dal carrozziere, “Umbi” è un po’ torvo, quella dannata pop off.

Poi si va alla “tappa” di domenica, e del presente appena passato non resta più nulla, il CIR scaraventa nell’oblio un intero giorno e a tutti lascia soltanto, come a Cenerentola, il retaggio delle “scarpette” trasformato in prospettiva inquietante. Solo le gomme, e il risultato globale, tengono insieme il “vecchio” concetto di Rally. Si va in Umbria, due Speciali attorno a Gubbio di “mitica” memoria, la San Bartolomeo, piccola montecarlo-di-curve-nella-polvere, e la Nerbisci, piccolo, velocissimo safari-nella-polvere. Due giri, poi la pratica passa al ragioniere per il conteggio finale. È dura, ci sono mezzi punti, quarti di punti da contare. Dice un direttore sportivo che se la prende sempre a cuore e a cui servirebbe un radiatore per il sangue che ribolle: “Ma se lasciavano tutto com’era, non era uguale? Non conoscono nemmeno le proporzioni?” Ha ragione. Stilare la classifica del Campionato, soprattutto adesso che come per incanto è così equilibrato, necessita dell’impegno di una équipe che si assuma una responsabilità, e una preparazione algoritmica non da poco. E dove trovi la gente per metterla insieme?

Comunque, probabilmente Basso pensa all’intero San Marino e decide di stare calmo il primo giro. Il fatto è che più calmi di lui dovrebbero stare sia Campedelli che Colombini, due guastafeste che, tuttavia, hanno la spia della riserva del caucciù rosso fisso con sirena, e come sappiamo, la potenza è nulla senza controllo. Chi l’ha detto, San Terenzio? Invece, i vicini di casa non badano a spese e vivono alla giornata, cioè al mezzo giro. Infatti, Campedelli infila una Nerbisci perfetta e all’ultimo sangue, e con la vittoria passa al comando della seconda “tappa”. A Basso gli girano le scatole, di sicuro. In conferenza stampa è un olimpionico di savoir faire, ma sono sicuro che quella Nerbisci gli ha fatto addrumare il nirbuso, dico bene Domenico?

Così arriva l’ultimo giro, o della resa dei conti. Dalle coperture degli avversari si vedono riflessi, bagliori di “ferro” a vista. Siamo alle tele. Basso mette giù e scarica la doppietta, un uno-due micidiale che nemmeno Al Attiyah alle olimpiadi di Londra. Campedelli è in ginocchio, e non venite per favore a parlarci di baggianate come ordini di scuderia, correre con la testa al futuro o altre amenità a tema. L’ultima Nerbisci è un capolavoro. Basso come Rambo. Quando finalmente si alza la polvere e si rivede anche Andreucci, Campedelli è al tappeto e perde anche il secondo posto, Colombini è volato fuori dal ring e sparisce dall’ombra del podio, e solo Scandola si è salvato ai punti e agguanta una piazza d’onore utilissima che non è neanche parente, tuttavia, della grande, bellissima avventura dell’Adriatico.

Però hanno ragione, e si sono fatti ragione, gli strateghi di BRC, sempre meno testimonial del “prodotto” specifico ma sempre più immagine e Team. Il San Marino numero 44, il “global”, è quello della doppietta. Primi con Basso-Granai, ricordiamolo, sulla terra, e secondi con Campedelli-Fappani, otto prove speciali vinte sulle 11 che compongono il variegato, torrido mosaico del San Marino thriller. Per Andreucci è venuta, “Finalmente!” dice chi vuole sdrammatizzare, quella gara da dimenticare, e la festa di Peugeot va avanti con la stratosferica prestazione di “Pepiniello” Testa, che in coppia di Mangiarotti ha stravinto la Junior, ma più che altro ha messo in mostra una nuova consapevolezza. Vedi a che un’opportunità da ufficiali è la migliore delle scuole? Per Scandola, ancora battuto ai punti, il terzo posto tra le mille difficoltà incontrate è pur sempre un buon e utile risultato. Viene il momento di fare i conti per il Campionato. Hai voglia di chiamare l’ufficio classifiche di Roma, non rispondono e probabilmente non saprebbero cosa rispondere. Allora, abaco alla mano, ci proviamo noi. Con il beneficio d’inventario è: 1. Andreucci 57,50; 2. Scandola 56; 3. Basso 54,75. Tre Piloti in meno di tre punti, e tutti con uno “zero”. Ora ci verranno a dire che questa è la formula “salvacampionato”, ma intanto degli undici iscritti, che non è un numero da prevedere dei gironi eliminatori, meno della metà era in corsa a San Marino. Andreucci è ancora in testa, il prossimo appuntamento è con una delle due gare di casa della coppia più bella del mondo, e partire per primo sarà un po’ meno frustrante dell’esperienza allucinante di San Marino.

CLASSIFICA ASSOLUTA RALLY SAN MARINO (No CIR): 1. Basso-Granai (Ford Fiesta R5) in 1:31'35.1; 2. Campedelli-Fappani (Ford Fiesta R5 GPL) a 21.5; 3. Scandola-D'Amore (Skoda Fabia) a 30.0; 4. Colombini-Ferrara (Skoda Fabia) a 3'06.6; 5. Tempestini-Banca (Ford Fiesta) a 3'40.1; 6. Ceccoli-Capolongo (Skoda Fabia) a 3'53.1; 7. Hoelbling-Grassi (Skoda Fabia) a 5'01.7; 8. Marchioro-Marchetti (Peugeot 208 T16) a 5'16.4; 9. Ricci-Pfister (Subaru Impreza STI N14) a 5'30.1; 10. Dalmazzini-Ciucci (Peugeot 207) a 5'30.5; 11. Versace-Canton (Ford Fiesta) a 7'38.0; 12. Von Thurn und Taxis-Degandt (Skoda Fabia) a 7'51.4; 13. Testa-Mangiarotti (Peugeot 208 VTI R2) a 8'36.7; 14. Ferrarotti-Bizzocchi (Renault Clio) a 8'42.1; 15. Panzani-Baldacci (Renault Clio) a 8'57.8; 16. Pollara-Princiotto (Peugeot 208) a 9'51.6; 17. Manfrinato-Condotta (Ford Fiesta) a 10'06.7; 18. Gilardoni-Bonato (Renault Clio) a 11'44.1; 19. Lugano-Beltrame (Peugeot 208) a 12'31.6; 20. Matteuzzi-Piazzini (Renault Twingo RS) a 13'28.0.

CLASSIFICA ASSOLUTA “TAPPA” 2 (Sì CIR): 1. Basso-Granai (Ford Fiesta R5) in 43'20.4; 2. Scandola-D'Amore (Skoda Fabia) a 3.5; 3. Campedelli-Fappani (Ford Fiesta R5 GPL) a 9.0; 4. Andreucci-Andreussi (Peugeot 208 T16) a 20.3; 5. Tempestini-Banca (Ford Fiesta) a 1'24.4; 6. Ceccoli-Capolongo (Skoda Fabia) a 1'51.8; 7. Manfrinato-Condotta (Ford Fiesta) a 2'07.1; 8. Hoelbling-Grassi (Skoda Fabia) a 2'23.8; 9. Marchioro-Marchetti (Peugeot 208 T16) a 2'29.1; 10. Dalmazzini-Ciucci (Peugeot 207) a 2'30.5

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