Sticchi Damiani e De Vita: «La valanga di multe tradisce lo spirito del Codice»

Sticchi Damiani e De Vita: «La valanga di multe tradisce lo spirito del Codice»
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Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
Il Presidente dell’ACI ed il nostro editorialista ai microfoni di Isoradio: sotto accusa, ancora una volta, la modalità sanzionatoria nei confronti degli automobilisti.
  • Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
14 luglio 2017

Con Elena Carbonari al solito abile conduttrice, nei giorni scorsi sono stati ospiti di Isoradio il Presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani, ed Enrico De Vita, firma autorevole del nostro sito. Entrambi chiamati ad esprimere la loro opinione su uno degli argomenti più delicati e spinosi che riguardano gli automobilisti, vale a dire le molte (troppe?) multe elevate nei loro confronti, anche a causa degli autovelox spesso posti in tratti “strategici“, che sembrano messi apposta per far cassa.

Il primo ad intervenire è il presidente Sticchi, che come ha ricordato la conduttrice ha confermato la sua posizione contraria a quella che viene definita una «valanga di multe», che tradisce lo spirito stesso del Codice della Strada: «Dividerei il discorso in due segmenti: multe per eccesso di velocità, rilevate con autovelox, e quelle per divieto di sosta.

Per il primo argomento, è chiaro che sulla strada bisogna andare piano e serve controllo: il nostro modello virtuoso è quello del tutor, che introduce comportamenti sicuri e riduce gli incidenti. Grazie al tutor, ci sono stati meno incidenti e morti. Diverso è il discorso per gli autovelox: non tutti, ma molti vengono spesso posizionati dopo segnali ripetuti di controllo e non in luoghi visibili, quando addirittura non nascosti.

Ma per ottenere il risultato voluto, vale a dire la riduzione della velocità, occorre che gli autovelox siano ben visibili: in questo modo gli automobilisti, che non sono stupidi o masochisti, sono certo portati a rallentare. Se invece le apparecchiature di controllo sono poste in modo non corretto, servono solo a fare cassa. E questo non va bene. Per questo cercheremo di aprire un tavolo di confronto con Antonio Decaro, presidente Anci (Associazione Comuni Italiani, ndr) ed Achille Variati dell’Upi (Unione Province Italiane, ndr) per stabilire regole certe, che ribadiscano lo spirito giusto della norma.

Altrimenti si tratta solo di forme di accanimento e cattiveria, che nascondono una vera e propria tassazione occulta, con il 50% delle somme che vanno all’ente proprietario della strada ed il resto all’ente che gestisce il servizio. Ricordo che l’incasso del 2015 per le multe ha toccato la somma record di un miliardo e settecento milioni di euro, in crescita prepotente, di ben il 45%, rispetto agli anni passati».

«Riguardo gli autovelox - si inserisce nel discorso Enrico De Vita - è fondamentale chiarire qual è l’interesse dei comuni che li installano, e soprattutto va reso noto se ci sono legami tra le aziende che gestiscono il servizio ed i comandanti della polizia municipale. In Italia operano oltre cento aziende, che sono in grado di incrementare il numero dei verbali solo spostando opportunamente la macchina rilevatrice, magari mettendola in discesa dove si è portati ad accelerare, o dopo una curva o comunque dove fisiologicamente non è possibile rallentare. Il meccanismo dell’aumento delle multe va spezzato: certamente i sindaci sono in buona fede, ma il premio di risultato che spesso viene elargito ai comandanti del corpo di polizia locale al raggiungimento degli obbiettivi di bilancio previsti a inizio anno, spinge automaticamente a fare più multe. E andrebbe eliminato».

«Temo che De Vita - riprende Sticchi Damiani - abbia ragione: le sue critiche sono credibili. Per questo confido molto nelle possibilità di accordo con Anci ed Upi: laddove, una volta firmato il contratto, continuasse gli eccessi da parte degli enti gestori delle strade, abbiamo già annunciato che procederemo ad attivare una class action per recuperare le somme sottratte in maniera scorretta agli automobilisti».

Altro argomento spinoso, quello della “mala sosta“. «Ma davvero pensiamo - rileva Sticchi Damiani - che gli automobilisti siano così stupidi o masochisti da prendere tante multe, o tanto maleducati da infischiarsene delle regole? Oppure, al contrario, c’è un sistema che non funziona? Noi tutti vorremmo un trasporto pubblico efficiente, per ridurre il traffico oppure un aumento dei percorsi ciclabili, di cui c’è una richiesta crescente, per liberare le strade dalla congestione delle vetture, moltissime delle quali sono ferme.

fino a quando nessuno darà regole certe sulle installazioni e sui contratti di noleggio, sarà difficile impedire il proliferare degli autovelox per fare cassa. Oggi ci sono università che forniscono studi certificati sulla percentuale di automobilisti che saranno colti in fallo a seconda dei tratti monitorati e delle velocità di taratura. Questi studi vengono illustrati ai sindaci per calcolare preventivamente il numero quotidiano dei verbali

Ma su questo siamo indietro: allora come deve fare un cittadino per garantirsi la mobilità necessaria, per esempio usando l’auto, senza incappare in una multa per divieto di sosta? Per espletare gli impegni quotidiani, in banca o all’ufficio postale, dopo aver girato tanto, spesso si lascia l’auto in doppia fila, sulle strisce pedonali o davanti ad un passo carrabile. E così scatta la sanzione: per carità, la multa è giusta. Ma come si fa ad evitarla? Dove si lascia l’auto? Dove sono i parcheggi?»

«I parcheggi - conclude De Vita - mancano per una sorta di guerra psicologica all’auto ed a chi la usava. Così sono stati ostacolati i parcheggi sotterranei interrati, che permetterebbero per esempio, di alloggiare fino a nove auto sovrapposte al posto di una sola parcheggiabile in superficie. Un’ultima parola sull’argomento autovelox: fino a quando nessuno darà regole certe sulle installazioni e sui contratti di noleggio, sarà difficile impedire il proliferare degli autovelox per fare cassa. Oggi ci sono università che forniscono studi certificati sulla percentuale di automobilisti che saranno colti in fallo a seconda dei tratti monitorati e delle velocità di taratura. Questi studi vengono illustrati ai sindaci per calcolare preventivamente il numero quotidiano dei verbali. Ma consentono anche alle ditte di prevedere quando smontare le apparecchiature, che per due o tre anni hanno falcidiato gli automobilisti, per venderle o noleggiarle ad altri comuni per ricominciare il giro. Ritengo che, fino a quando tutto questo continuerà, gli automobilisti continueranno ad essere considerati come un bancomat inesauribile».

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