Confronto Heritage, Citroen: 2CV Vs C3

  • Voto di Automoto.it 7.2 / 10
Confronto Heritage, Citroen: 2CV Vs C3
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Parallelo a distanza di oltre mezzo secolo per due vetture compatte francesi una erede dell’altra
14 gennaio 2017

Mettiamo a confronto due vetture che hanno rispettivi posti in gamma al medesimo costruttore, distanziate però di lunghi decenni. Un parallelo azzardato e senza premio, con mercati ben diversi nel tempo, ma che si può e noi abbiamo avuto modo di fare grazie a PSA&Friends, affiancandole e provandole in sequenza. La 2CV è un mito inossidabile, l’auto più popolare numericamente tra i collezionisti, che ha molti appassionati club sorti già negli anni Cinquanta. La nuova C3 al debutto nel 2016, quasi settant’anni dopo la progenitrice, non nasce per motorizzare un Paese e accogliere in modo semplice persone dedite al lavoro di campagna, magari saltando su percorsi sterrati, è però anch’essa innegabilmente singolare nelle soluzioni stilistiche, da vera Double Chevron, cercando di accattivare pubblico giovanile e femminile con semplicità; mai aggressiva e in parte risparmiosa. Un’eredità pesante quella 2CV, che in casa Citroen viene gestita tenendola sempre in considerazione.

Stile & Immagine

*** È l’aspetto che più accomuna le due auto, perseguito dalla nuova secondo l’impronta lasciata dalla prima anche se non in senso letterale. Se si pensa che nacque in mezzo alle due guerre mondiali, debuttando nel 1948 con forme che però erano già in parte definite nel 1940, quando un prototipo TPV (Toute Petite Voiture) finì in mani tedesche durante l’occupazione nazista, non ha certo un brutto stile la Citroen 2CV. Il fatto che sia rimasta in gamma sino a fine anni Ottanta lo dimostra e il gradimento delle ultime rivisitazioni, rispetto la crudezza dei primi esemplari, premia l’aspetto più lieve di un trasporto che pur nascendo povero pensando alla sola praticità, ha usato delle linee inconfondibili e divenute popolarmente simpatiche; con arcuatura del cofano, tetto apribile e taglio posteriore in parte ripresi nel corso della storia, specialmente dalla prima C3 del 2001. Parte del giudizio stilistico, al debutto non dei migliori, passa anche da scelte e vincoli a livello tecnico, come spesso accadeva un tempo. Da non scordare è poi che per Citroen lavorava un estroso italiano di valore, dalle cui mani scaturivano sia le forme di alcune vetture francesi, sia quelle di opere artistiche in senso stretto (sculture) di cui era capace: Flaminio Bertoni. Oggi si guarda ancor più all’estetica di una vettura e il compito della C3 2016 è onestamente difficile. Da buona figlia del costruttore che osa, è però dotata d’immagine tutta sua, personale specie nel dettaglio, anche se non totalmente differente dalla concorrenza di ogni fascia com’è stato per l’antenata 2CV. Camminare intorno alla nuova C3 implica un perimetro ben maggiore, con oltre 20 cm in più di lunghezza (399 contro 377) e 25 di larghezza (174 contro 148) eppure è auto molto più filante, aerodinamica, apparentemente compatta. Una certa altezza dal suolo rispetto alla concorrenza, quel frontale tanto netto quando morbido negli smussi dei propri spigoli, gli Airbump con le sei piccole capsule d’aria laterali, personalizzabili e i sottilissimi fari Led frontali: a molti piacciono e sono tutti elementi distintivi di C3 (condivisi solo con C4 Cactus) affiancati da spunti di personalizzazione superiori a gran parte della concorrenza. Un buon equilibrio di forme generali la rende apprezzabile e curiosamente invitante, anche se non così universalmente unica e, forse, in prospettiva amabile dai collezionisti quanto è subito stato per la 2CV (in Olanda con lo storico 2CV.club). È in ogni caso indubbiamente lei l’erede che più si avvicina a 2CV oggi, osservandola in strada, capace di generare rapidi giudizi a suo netto favore piuttosto che il contrario.

Le compatte Citroen dalla 2CV alla nuova C3
Le compatte Citroen dalla 2CV alla nuova C3

Ergonomia & Vivibilità

**- Non tanto quanto l’estetica, ma anche per le scelte degli interni l’eredità 2CV arriva in qualche modo nella nuova Citroen C3, uscita nel 2016. Non sembrerebbe, eppure ci stavano parecchio comodi sessanta e più anni fa, rispetto ad altri mezzi di trasporto sulla 2CV che, ricordiamo ancora, ha origine in un tempo davvero lontano, dove la frase di Boulanger la descriveva a chi la stava sviluppando come: “auto per trasportare contadini in zoccoli e 50 kg di patate o un barilotto di vino, a velocità massima 60 km/h e consumo 3 l/100 km”. Lo spazio anteriore non è malvagio anche provandola oggi giorno, se non si supera troppo l’altezza media, ci sono anche dei punti utili di appoggio, pochi e non certo solidissimi, come vani, ristretti, per adagiare o meglio dire incastrare qualche oggetto. L’effetto principale è quello della seduta non contenitiva, morbida per la selleria, ma priva di quanto oggi è necessario alla sicurezza e al senso di padronanza del veicolo. Aprire i finestrini è quasi un divertimento, manuale e senza gradualità, come anche tutti i pochi comandi sono figli di concezioni del primo dopoguerra: funzionali, non faticosi e… Basta. La versione che abbiamo provato è un allestimento Custom di fine anni Settanta, simpaticissimo ma dovendo portare gomma di scorta e qualche accessorio particolare come bussola e radio aggiunte, piuttosto che altro sparso sui sedili (immedesimandoci al periodo e al target abbiamo usato una piantina, per arrivare a destinazione) lo spazio a bordo si limita. Buona in altezza, anche per gli spilungoni e pratica in generale, la C3 di oggi stacca parecchio la progenitrice, ma non è poi così vincente rapportando i due momenti storici e l’ingombro. Oltretutto qui un “diversamente giovane” che spadroneggiava sulla 2CV e salga la prima volta deve necessariamente imparare a usare quello che è posto come un Tablet centralmente alla plancia, per fare tutto ciò che non sia pura guida. Sta però infinitamente più sicuro e comodo, anche posteriormente. Quando si pensa che gli interni C3 siano più singolari di altre concorrenti, per forma volutamente retrò delle plastiche, dell’areazione e di alcuni punti contatto, oltre la gradita presenza di quel tetto panoramico, si dice ragionevolmente che ha ereditato singolarità dalla 2CV ma, forse, ci dimentichiamo di cos’era l’antenata anche rispetto all’infinita schiera di competitor che le son passate di fianco. In ogni caso da quattro porte e quattro posti del passato, si è saliti a cinque, il bagagliaio è cresciuto del 35% arrivando a 300 l. (molto più manovrabile) come maggiori sono i vani, irrinunciabili oggi. Se però si scenda dalla vecchia per l’erede, il feeling generale vista esclusa, come sensazioni fisiche, è più vicino alle concorrenti rispetto quanto invece era per 2CV, dove si entrava in un mondo tutto inconfondibilmente proprio, anche a occhi chiusi.

Volante 2CV e nuova C3
Volante 2CV e nuova C3

Guida

*-- Priorità diverse non danno a nuova C3 il medesimo tipo di guida che caratterizzava la 2CV, la cosa è evidente dalla frase dirigenziale citata poche righe sopra, che si estendeva anche alle sospensioni: “dovranno permettere l'attraversamento di un campo con un paniere di uova senza romperle e la vettura dovrà adattarsi alla guida di principianti offrendo confort indiscutibile“. Punto comune quello di dare leggerezza e accessibilità per conducenti anche inesperti, al tempo si pensava più alle donne, con motori che non consumino troppo. Ondeggia parecchio da fuori, molto meno dentro, la 2CV. Chi non l’abbia mai provata non deve allarmarsi, complice anche la limitata prestazione velocistica permessa dal motore, bicilindrico a fine carriera di 602cc che nelle varie configurazioni non si è mai spinto troppo oltre i 30 CV di potenza. Al mattino, specie quando fa freddo, occorre tirare l’aria e brevemente udire regimi di rotazione elevatissimi per un orecchio non abituato. La dinamica di guida è coinvolgente per il quanto si debba… Guidare, rispetto all’erede C3. Trasmissione manuale con piccola leva prossima al volante, a quattro rapporti e frenata non proprio esagerata, se si prenda piena velocità, non permettono di essere molto distratti. Immissioni sonore e vibrazioni? Ce ne sono a volontà ma non sono di quelle scortesi. Come non certo scortese ma anzi accogliente è l’abitacolo della 2CV qualora si deva stare in auto per dei viaggi, spalla a spalla volendo. Svettava su alcune concorrenti più basse e rigide per certi passaggi sullo sconnesso, a lei permessi, compensando per certi utilizzi la sonora paga che poteva prendere da rivali più pepate, ma anche assetate, sui percorsi veloci. Quel senso di libertà spesso citato per promuoverla? Si percepisce davvero, specialmente in certe ambientazioni, al volante della Citroen 2CV che raccoglie anche oggi sguardi compiaciuti al suo passaggio. Non come la progenitrice, speciale anche al volante, circa doppia per massa e potenza, di almeno 68 CV con il tricilindrico benzina PureTech, l’attuale C3 si guida come qualunque altra vettura concorrente e la differenza non è da poco, considerando logico avere maggiore comodità ma soprattutto sicurezza nelle reazioni dinamiche. Dati alla mano, per la versione base si ha un miglioramento del 20% sul rapporto peso potenza, a incredibile vantaggio della ripresa, ma l’autonomia pur con 20 litri in più nel serbatoio e lunghi decenni di ricerca, non è così esponenzialmente migliorata. Imprecisioni anche grossolane di guida non penalizzano quanto sulla 2CV, che richiede la giusta attenzione, semplicemente perché difficile commetterle rispetto a un’auto completamente analogica o meglio meccanica, che prevede qualche “compito” in più per il conducente. Come per 2CV la reattività C3 è lontana da rivali sportive quali le cugine Peugeot, per dare facilità senza fatiche a tutti: in questo si mantiene un filo conduttore gradito a pubblico giovane o femminile, ma sotto il cofano ci sono motori condivisi, al contrario di 2CV e sotto il piede, come per le braccia, quanto si percepisca fingendo di chiudere gli occhi non è oggi unico. Con lei ci si fa circa quello che si potrebbe con le concorrenti dei costruttori generalisti europei o internazionali, non di più o di meno, con feeling guida ben migliore ma anonimo rispetto all’antenata.

Dotazioni & Finiture

-** Nel dettaglio la nuova C3 sposa ancora parte della filosofia Citroen del dopoguerra, proseguita per tutta la carriera della 2CV: minimalista ma personale. Se tecnicamente ed esteticamente qualche soluzione non certo onerosa ma intelligentemente propria l’antenata se la concedeva, in quanto a dotazioni purtroppo non partiva con vantaggi sulla concorrenza più ricercata, anzi. Soprattutto a fine carriera non erano poche le cose desiderabili, serie speciali a parte. Ebbene, senza sminuire ma pensando che nasce nel 2016 per competere nell’agguerrito e oggi maturo segmento B, con idee proprie, quasi tutte le dotazioni richieste dal mercato moderno ci sono su C3, superiori alla sola necessità di guida e spostamento cui ambiva 2CV; la qualità percepita di alcune plastiche e parti di contatto o regolazione non eccelle però. In questo senso l’erede fa capire di voler essere anche lei semplice e accessibile, perché sotto sotto i livelli di finitura soddisfano per precisione e solidità, ma l’impatto è volutamente lieve e un po’ spartano, tecnologia touch a parte. Il cruscotto anch’esso in formato display “dice poco” per essere ai tempi nostri, lasciandoci magari più liberi con noi stessi al volante, com’era necessariamente sulla 2CV, che in certe annate lontane nemmeno prevedeva l’autoradio di serie. Target C3 odierno quindi sacrificato in parte, a scapito di smaliziati amanti del lusso o delle dotazioni d’avanguardia, ma in questo coerente all’impronta ereditata dal passato.

 

La differenza si vede in tutti i sensi, per un motore 2CV
La differenza si vede in tutti i sensi, per un motore 2CV

Tecnica

--- Quel che non si vede esternamente, non è per C3 tutto e unicamente dedicato come invece era per 2CV. Un autoriparatore che pensava alla mitica vettura francese del secolo scorso aveva le idee chiare circa parti da manovrare e ricambi, tutti suoi, da dover recuperare. Oggi pensare a C3 vuol dire in gran parte, carrozzeria e interni esclusi, pensare a una compatta PSA come ve ne sono altre, anzi, alcune soluzioni di sistemi elettronici possono essere parenti, nell’hardware, a qualche applicazione esterna al gruppo PSA. Sospensioni alla Citroen, del tempo, con sistema a ruote indipendenti tutto francese e molto ingegnoso, per l’interazione fra asse anteriore e posteriore, caratterizzarono invece a vita la 2CV e le sue derivate. Già qui si dice parecchio, perché proprio in quel sistema sta la caratteristica tecnica più distintiva. Per il resto telaio, motore, costruzione della carrozzeria o impianto frenante, non si sono mai evoluti troppo rimanendo semplici e solo poco più sicuri quanto bastava per essere in commercio, fatti però con parti e idee quasi tutte nate sulla 2CV stessa. Il piccolo bicilindrico orizzontale quadro (corsa e alesaggio di egual misura) non certo “un motorone” per prestazione o finezza meccanica, è invero di buon rendimento sulla leggera 2CV, mediamente di soli 500 / 600 Kg, accoppiato alla trasmissione quattro rapporti; soprattutto affidabile anche se messo sotto stress. I primi modelli usavano penumatici con camera d’aria, a stretta misura 125 lungamente mantenuta. Oggi la nuova C3 usa pianale da piattaforma A PSA, condivisa, motori come varie sorelle e cugine, soprattutto 208, elettronica propria giusto per strumentazione combinata e dettagli software. Insomma, se giudicando la tecnica e gli elementi della 2CV smontati a banco non si poteva altro che dire di aver di fronte lei e solo lei, con pregi di economia e semplicità ma limiti prestazionali, oggi la C3 è semplicemente PSA come altre, usando sistemi più dedicati che quelli di alcune asiatiche o europee di fascia inferiore, potendo francesi (es. ecu Sagem e Valeo) ma poco di nato con lei e tantomeno a uso esclusivo.

Economia di Acquisto, Manutenzione e Rivendita

-*- Aspetto in parte accomunante è quello di non dover essere troppo onerose, ma anche qui purezza d’intenti e risultati della 2CV furono verosimilmente maggiori, per un mercato meno pretenzioso, mentre nuova C3 trova spazio in gamma sopra la più piccola C1, potendo essere meno onerosa solo delle concorrenti di segmento B, nemmeno tutte. Prendendo come riferimento il periodo degli anni Ottanta, a fine carriera la Citroen 2CV costava a listino più di 7 milioni di lire, importo che si equiparava a un anno di lavoro circa, per lo stipendio medio di operaio. Stipendio medio che oggi potrebbe bastare in egual misura per comprarsi l’erede Citroen, che apre il listino a € 12.250 circa. Negli anni Settanta, quando la 2CV era a metà carriera, le auto presenti ogni 1000 italiani erano circa 250, oggi sono ben oltre 600 eppure gli automobilisti si lamentano maggiormente di costi fissi e variabili: in un certo senso al tempo Citroen con 2CV pensò bene anche a quello. Non è però colpa dei singoli ideatori delle attuali vetture se imposte e polizze salgono, mentre gran parte dei sistemi sono fatti con parti elettroniche codificate e nemmeno sostituibili con parti usate. È il prezzo (in tutti i sensi) da pagare al progresso che, volenti o nolenti, è incluso in nuova C3, pur sforzandosi Citroen di curare l’aspetto risparmio. Le manutenzioni, infinitamente più frequenti di quelle programmate per nuova C3, non erano poi esose, in termini di spesa e materiali d’usura. Solo l’aspetto motoristico 2CV, che coinvolge parti non banali come elementi di carburazione (Solex) e accensione, ha effettivamente più oneri di tempo da dedicare causa la frequenza con cui serva fare delle messe a punto, ma è facilmente gestibile da chiunque, avendo i materiali necessari. Con quasi cinque milioni di unità prodotte il know-how diffuso non manca. Difficile sentir dire a un proprietario della 2CV di aver preso delusioni causa spese esagerate, o di essere rimasto lungo tempo “a  piedi” prima di trovar soluzione a un guasto; al contrario di quanto potenzialmente potrebbe accadere a una nuova C3 qualora dopo alcuni anni, scesa a quotazioni basse, debba sostituire qualche nobil parte elettronica andata persa, magari per cause esterne, indipendenti da fabbricazione o guida, ma pur sempre fonte di spese percentualmente rilevanti. Fronte quotazioni usato non sappiamo cosa accadrà a C3 quando pensionata da oltre 25 anni, ma dire che possa anche solo avvicinare la desiderabilità della 2CV come auto storica “easy” per tutti, sarebbe già lusinghiero. Una 2CV integra vale oggi dai 1500 ai 12/13000 € in funzione di versione, condizioni (tra i pochi nemici la ruggine) e originalità certificata, ricoprendo anche in questo caso un ruolo forse più flessibile della nuova C3 e aprendo ancora l’accesso al mondo automobilistico contemporaneo, sul fronte delle classiche.

Advertising

--- Il taglio scelto per le campagne pubblicitarie delle due vetture non è ovviamente il medesimo ed è anche difficile da paragonare, poiché lontananza storica e longevità della 2CV hanno permesso a Citroen di spaziare maggiormente su temi e bisogni anche molto semplici, mentre nuova C3 è fresca di debutto in un mercato più difficile. In ogni caso il senso di libertà e la praticità della progenitrice sono stati ben evidenziati nei decenni, a partire dai primi spot TV francesi degli anni Sessanta, dove si accumulavano esempi di attività vacanziere e ricreative di ogni tipo a bordo di 2CV raffigurate volutamente sovraccariche, arrivando fino all’ultimo realizzato per la Charleston (1984): una giovane coppia che a cielo aperto scorrazza “amorevolmente” in riva al mare. Sempre il tema della libertà spensierata fu enfatizzato anche per la mitica 2CV furgonetta che, condotta da due ragazze educatamente sexy, le accompagnava in gita facendo anche da struttura base per il campeggio. La nota tecnica era relegata ai testi sulla carta stampata, con qualche provocazione rispetto a rivali più sportive in merito all’assenza di spoiler o turbocompressori. Nuova C3 oggi punta a un target più definito, cui occorre evidenziare le doti anche funzionali e di personalizzazione della compatta Citroen nata nel 2016. I giovani sono i protagonisti dell’attuale campagna pubblicitaria, sempre in chiave divertita ma secondo gusti e attività moderne, con toni più intensi e concentrati sui soggetti umani mentre C3 è accostata quale compagna, in strada o parcheggiata, non più protagonista costante (magari fuori dalle regole, pur solo per uno spot come faceva 2CV) salvo la capacità di esser strumento per condividere momenti e messaggi social (tramite cam e connessione). Curioso notare, parlando di spot, che proprio Spot fu la prima serie speciale ufficiale della 2CV commercializzata in Francia nel 1976, a onore del traguardo dei 5 milioni di vetture prodotte.

In sintesi

Numeri e scheda tecnica 2CV affiancati a quelli C3 sullo strumento confronto di Automoto.it
Numeri e scheda tecnica 2CV affiancati a quelli C3 sullo strumento confronto di Automoto.it

Un confronto che non vuole e non può essere preciso o puntuale su medesimi parametri misurati alla pari, dove la 2CV soccomberebbe per tutto o quasi, ma nemmeno può relazionarle totalmente al proprio contesto, perché forse lì sarebbe il contrario, se si considerino le risorse di prima metà Novecento e la portata innovativa della capostipite nei confronti dell’acerbo mercato. Lo spunto e la prova ci portano a dire che sì, l’attuale C3 è l’erede della 2CV, anche togliendo il marchio chi conosce la storia Citroen se ne accorgerebbe: amichevole, personale, facile per tutti e distante da estremi di grinta o costo. Però ha, perché le è stato conferito, un compito meno arduo: deve solo rompere un po’ gli schemi estetici e minimamente pratici, senza nulla osare nella tecnica sotto il vestito, per gli estremisti di guida, meccanica o economia. Un’eredità presa in toto solo per alcuni aspetti, poiché gli altri non si sposano più al mercato odierno e il target scelto: la nuova C3 non apre una strada, percorsa la prima volta dalla 2CV, ma la ripercorre su un livello superiore, forse più rapidamente, con redditività calcolata a monte. La sommatoria delle valutazioni considerate in ottica di capacità media di proporsi rispetto a mercato, utenti e concorrenti sui vari aspetti, porta a un vantaggio per la mitica Citroen 2CV come singolarità a 360°, ripresa solo parzialmente. Sebbene più personalizzabile nella combinazione di colori e materiali, la C3 è per ora modello unico, mentre 2CV ha nel corso dei decenni generato anche vetture derivate con carrozzerie e allestimenti ben differenti, per usi lavorativi (furgonetta) turistici e persino sportivi (raid).

Elementi heritage 2CV - C3

Pro

  • MANTENUTI: Immagine propria (nei dettagli) e non aggressiva, Personalità e personalizzazione interni, Praticità
  • EVOLUTI: Comfort, Facilità guida e Sicurezza

Contro

  • PERSI: Stile realmente unico a 360°, Spiccata economia generale, Soluzioni tecniche dedicate e semplici
Nota: i simboli di giudizio in merito ai vari aspetti sono per la coerenza da parte della nuova vettura rispetto a quanto proprio della progenitrice (da --- a ***).

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  • Prezzo
  • Numero posti 4
  • Lunghezza da 378
    a 383 cm
  • Larghezza 148 cm
  • Altezza 160 cm
  • Bagagliaio
  • Peso da 630
    a 665 Kg
  • Segmento Due volumi
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