Dakar 2015. Qui si batte la fiacca!

Dakar 2015. Qui si batte la fiacca!
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Non c’è niente di più soporifero, se si parla di Dakar, di quelle tappe in cui non succede niente. Coma e Al-Attiyah hanno addormentato la Dakar, ma Toby Price l’ha risvegliata | <i>P. Batini, Rosario </i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
17 gennaio 2015

Rosario, 17 Gennaio 2015.  L’”Animale” è quel Pilota che non sente il peso della gara, che non ne accusa la componente fisica e che non sa cosa sia la pressione. Sta nella Corsa e allo stesso tempo al di sopra, e come un rullo compressore sulla ghiaia la appiattisce come fosse la cosa più normale di questo mondo.

Toby Price, l’australiano che non conosceva la Dakar, è arrivato e, a un giorno dalla fine della gara, ha vinto la sua prima tappa e salirà sul podio. Eccezionale! Di Toby Price si sapeva che ha un talento di guida fuori dal comune, ma non che è un “Animale”. Se la ride. Bello, dice, non me l’aspettavo. Non ti aspettavi cosa? Di vincere una tappa e salire sul podio? No, pare che Toby si meravigli del fatto che la gente ritenga eccezionale, clamorosa la sua impresa. Rassicurati Toby, lo è.

Questo accade a un giorno dalla fine, quando la Dakar “pentita” del fattaccio Uyuni fa la finta buona. Una speciale “da guidare”. Fondo buono, disegno WRC del tracciato, trecento chilometri di puro divertimento nella Pampa tra Rio de Honda e Rosario. Si fa per dire, divertimento. Falli partire ancora una volta a notte fonda, dai loro un trasferimento notturno per essere lì all’alba alla partenza della PS, e poi obbligali a un trasferimento autostradale di 500 chilometri con l’autovelox tarato a 110 chilometri all’ora. Allora non sei affatto pentita, cara la mia Dakar, sei la solita carogna.

 

Per fortuna i Piloti hanno un cuore grande così, e quelli che hanno superato ogni tipo di tortura ma non hanno ceduto, una metà del plotone sognante i primi di gennaio, questa volta hanno deciso di dare alla più ovvia delle tappe che precedono l’epilogo, il sapore di un record particolare sconosciuto alla Dakar di quest’anno: non un solo ritiro!
Sono tuti al bivacco “civetta” di Rosario, il più bello da Villa Carlos Paz sul mare dopo una serie ininterrotta di campi profughi. Tutti attorno alle loro moto, alle loro auto, fino a tardi tanto manca un solo giorno e a Buenos Aires si può tornare anche solo con l’iniezione di adrenalina dell’idea. Qualcosa da fare c’è sempre.

 

Price KTM
Toby Price, la rivelazione di questa edizione

I privati non mollano. Coma pensa ai festeggiamenti

Diocleziano Toia è arrivato con il mozzo posteriore della sua moto macinato. Deve trovare una ruota. Lascia la moto al campo delle casse, gli eroi della Dakar fanno tutto da soli, va a mangiare un boccone e intanto chiede. Trovata. Basta andare a montarla, poi a nanna.

Classifiche imbalsamate. Non c’era da aspettarsi altro. Marc Coma incrocia le dita, ma solo davanti alle telecamere che lo pregano di dire la solita cosa: non si può mai dire fine, prima della fine. Lo dice, tanto per esorcizzare il fato, ma ammette che ci si potrebbe quasi sbilanciare, che si potrebbe anche, per una volta, fare gli sbruffoni. Non ha avversari, da quando la moto di Barreda ha “mollato”. Il “Maestro” corre da solo e come un direttore d’orchestra prepara a intonare l’inno alla sua Marca. Se tutti si preparano a godersi, giustamente, l’epilogo, noi ci prepariamo a celebrare un trionfo che sta su un piano superiore, che esce dalla consuetudine. Vi spiegheremo perché.

 

Botturi, voglia di rivincita

Da casa ci telefona Botturi, non per lamentarsi o per cercare giusti, ma per informarci che, sì, non è che gli sia andata giù troppo bene, ma che è già pronto per ricominciare, dieta compresa. A fine mese parla con la gente di Yamaha, poi al lavoro sulla base stagionale del Campionato del Mondo Cross –Country Rally e… Dakar. Un anno snello davanti a sé, voglia da morire, e il dente avvelenato. Vai così.

Nasser al-Attiyah l’abbiamo visto prima della partenza della Speciale, e dopo. Non cambia molto, è sempre sereno, divertente e divertito. Sembra proprio uno che non si fa cappottare dalle preoccupazioni e si concede allo stuolo di fans insaziabili: selfie, autografi, foto di gruppo. Ok.

C’è per tutti, e soprattutto per tutte. Si vede che è bello. Ha sempre un gran da fare, dicevamo, ma poi quando è in Speciale sembra che vada liscio come l’olio. Vince Terranova, per la quarta volta inutilmente visto che si è messo la macchina per cappello a inizio Dakar e ora non può recuperare quasi nulla. Nasser Al-Attiyah va a farsi la barba per salire sul podio disinvoltamente spettacolare.

 

Peugeot Dakar Salta (2)
Le auto sono pronte per l'ultimo strappo che le porta a Buenos Aires

 

Noi ci siamo tenuti alla larga per mezza giornata, avevamo bisogno di staccare da questa Dakar esosa e isterica, e tutta da discutere, e così abbiamo fatto un giro largo. 900 chilometri.

Stavamo meglio, poi al bivacco di Rosario abbiamo incontrato i fratelli Brioschi, “siamesi” fino a Uyunu, poi separati con l’ascia di guerra della Dakar, uno a casa, uno avanti ma con poca voglia, con il pensiero al fratello che non ce l’ha fatta.

Il progetto è compiuto per metà, volevano arrivare insieme, quindi non è soddisfacente, e per la verità neanche dalla metà che va avanti vengono giudizi particolarmente lusinghieri sull’”ospitalità” della Dakar.
Ancora poche ore, e sarà finita.
 

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