Dakar 2015, Tappa 4. Gli highlights in diretta dal nostro inviato

Dakar 2015, Tappa 4. Gli highlights in diretta dal nostro inviato
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Barreda e Coma, così come Al-Attiyah e Devilliers sottolineano che il valore di una bella corsa nasce anche nelle impercettibili differenze tra i protagonisti | <i>P. Batini, Copiapò</i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
8 gennaio 2015

Copiapò -  Joan Barreda ha fatto oggi un altro gran lavoro, e rinunciando alla sua smisurata passione per la manetta e al gusto della velocità, si è permesso di bissare il successo di due giorni fa incrementando il suo vantaggio sull’avversario diretto. Sull’unico avversario che il giovane spagnolo ha in questa Dakar. Questa è la strategia di gara che alla Dakar paga di più, perché distribuisce nel contempo scompiglio e frustrazione tra gli avversari. Sam Sunderland ha vinto la sua tappa ed è sparito, nel deserto e dalla classifica generale. Matthias Walkner ha fatto lo stesso.

Barreda e Al-Attiyah: due conferme

Ha vinto per la prima volta nella sua breve carriera di “Rallysta” e poi si è ritrovato al capolinea… della linea sbagliata. Marc Coma non sbaglia, eppure il suo modo di correre è completamente cambiato e, gioco forza, presta il fianco ad alcuni rischi. Joan Barreda, all’improvviso Pilota saggio e calcolatore, è la sua frustrazione e la mortificazione del suo “storico” senso tattico. Intendiamoci, se Coma non avesse dovuto patire la distruzione della sua mousse posteriore nel corso della seconda tappa, forse non staremmo qui a parlare in questi termini, perché la frustrazione sarebbe probabilmente andata a rompere le scatole altrove.


La gara delle Auto ci offre uno scenario del tutto simile, ma a parti invertite sebbene con un risultato sostanzialmente identico. Nasser Al-Attiyah ha fatto il vuoto alle sue spalle e, al momento, solo un pilota sembra in grado di riempirlo: Giniel De Villiers. I vari Terranova e Ten Brinke hanno avuto la giornata particolare, ovvero di completo o promettente successo, ma sono spariti dalla circolazione in virtù di errori vistosi. Anche in questo caso il colpo di scena ha aperto la strada all’attuale evoluzione della corsa: la prematura uscita di scena (del successo) di Joan “Nani” Roma, la cui Mini si è fermata tre chilometri dopo essere entrata nella prima Prova Speciale della Dakar 2015.

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La Toyota di Giniel De Villiers può davvero mettere i bastoni tra le ruote al Principe e alla sua Mini?

Giniel de Villiers: ce la può fare contro il Principe?

La quarta tappa è figlia della terza. Coma partiva davanti a Barreda, Al-Attiyah dopo Terranova. E qui c’è una bella differenza di sviluppo della tappa. Nella gara delle moto è successo quello che era prevedibile. Barreda ha risalito la corrente fino a raggiungere Coma, che nel frattempo non aveva più davanti a sé Matthias Walkner, il vincitore della tappa precedente, e si è “incollato” al Senatore. Solo nel finale ha sorpassato il Maestro per una manciata di secondi in più di vantaggio, ma Coma, intanto, aveva aperto la pista per tutta la Speciale, sobbarcandosi il carico e subendo la frustrazione di constatare che il suo attacco odierno non avrebbe avuto gli effetti sperati. Nella gara delle auto, invece, Terranova ha fatto tutto da solo, e Al-Attiyah ha solo dovuto aspettare di raccoglier ciò che aveva seminato il giorno prima. Quando Terranova ha commesso l’errore frantumando una ruota della sua auto, la Mini del “Princpe” del Qatar è venuta a trovarsi definitivamente in testa alla corsa.

Coma proverà certamente ad attaccare, ogni giorno, ma non è detto che arrivi per lui l’occasione buona, che il Campione in carica può sperare di ottenere se Barreda sbaglia qualcosa

 

Coma proverà certamente ad attaccare, ogni giorno, ma non è detto che arrivi per lui l’occasione buona, che il Campione in carica può sperare di ottenere se Barreda sbaglia qualcosa. Cosa che, per il momento, non sembra essere propenso a fare. Anche De Villiers può aspettarsi che Al-Attiyah commetta un errore fatale per portare la sua Toyota davanti alla Mini, tuttavia più che sperare in un errore dell’avversario deve contare su un fattore psicologico: quello che non sbaglia mai è proprio il sudafricano, e il qatarino potrebbe anche soffrire la precisione di marcia dell’avversario.

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Laia Sanz sta portando avanti una gara splendida quest'anno

Una tappa massacrante

C’è un‘altra componente che interviene a rendere sottile il velo delle differenze di efficienza. È la potente azione del fattore ambientale. Nei due giorni scorsi il caldo atroce ha tagliato le gambe a un terzo dei piloti. Oggi il lungo trasferimento di 600 chilometri, con partenza notturna dal bivacco di Chilecito e transito sulle Ande ai 4.800 metri sul livello del mare del Passo San Francisco, ha piegato le gambe anche a un colosso come Alessandro Botturi (che per fortuna si è ripreso in fretta e ha ottenuto una dignitosa 11ma posizione finale).

 

Più dei cento chilometri di navigazione in fuoripista, un terzo della speciale con arrivo a Copiapo, la ragione dei tanti errori di navigazione commessi da pivelli e Piloti esperti deve essere cercata proprio nella “limatura” della lucidità operata dal passaggio sulle Ande. Nei prossimi giorni arriveranno altri “parametri” a modificare la configurazione delle strategie, come l’altitudine dei passaggi andini il bivacco marathon di Uyinu in Bolivia, e la “sommatoria” della stanchezza. 

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