Dakar 2016, Al Attiyah: “Non sono soddisfatto”

Dakar 2016, Al Attiyah: “Non sono soddisfatto”
Pubblicità
Piero Batini
  • di Piero Batini
I Detentori costretti e cedere lo scettro della Dakar, ma naturalmente con molto onore. Al Attiyah è stato tra i primi a complimentarsi con il lavoro di Peugeot, e nel finale di gara ha finalmente espresso la sua usuale competitività.
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
25 gennaio 2016

Una Dakar… come? Bella, difficile, dura?

«È stata una dura battaglia, devo riconoscerlo. Questa è forse la migliore definizione che si può dare all’edizione di quest’anno. La prima parte di questa Dakar è stata molto più veloce, anche di quanto ci potevamo aspettare. Le piste erano talvolta velocissime e prive di alcuna difficoltà di navigazione. Questo spiega l’andamento della prima parte del Rally e certi risultati per certi versi inaspettati, un po’ a sorpresa. Questa non vuol essere una critica a chi ha ottenuto quei risultati, anzi. Direi che in quelle condizioni, rivelatesi probabilmente agevoli per le Peugeot, i suoi Piloti hanno potuto esprimere l’intero potenziale della nuova Macchina. In particolare Sébastien Loeb è riuscito ad andare fortissimo!»

E la seconda parte?

«La seconda parte della Dakar di quest’anno è stata di tutt’altra natura. Come dicevo all’inizio, la Dakar è stata durissima, ma solo in virtù delle seconda settimana di gara e di quella trilogia di tappe incentrate nel deserto di Fiambala che ha fatto veramente la differenza. Per motivi un po’ diversi, ma anche la successiva tappa tra San Juan e Villa Carlos Paz è stata molto impegnativa. Non per il caldo o per la navigazione, ma per le caratteristiche delle piste, molto più tortuose e, quindi, guidate. Ci avevano prospettato un tempo di percorrenza che si è rivelato di una bella ora più ottimistico di quello reale impiegato. Una lunga giornata di guida. Sì, nell’insieme è stata una Dakar dura. Direi ancora meglio, faticosa.»

Ma voi volevate vincere, conservare il Titolo conquistato alla Dakar 2015? Pensavate davvero di riuscirci, anche quando le Peugeot sono uscite allo scoperto?

«Certo, se non partissimo sempre con l’idea di poter vincere che genere di approccio allo Sport sarebbe? Vogliamo sempre vincere, e il nostro lavoro si compone di cercare le soluzioni migliori per farlo, prima, e nel massimo impegno per riuscirci, poi, durante la Gara. Diciamo che con il cambiamento del percorso imposto agi organizzatori del forfait del Perù, sono cambiate alcune cose importanti, e che il nostro “lavoro” è diventato più difficile. Le Peugeot si sono rivelate molto veloci e competitive, soprattutto nella prima parte della gara, e noi abbiamo potuto contare solo su una parziale caratterizzazione della Dakar nella seconda parte del Rally, dove peraltro siamo riusciti a dire la nostra e a dimostrare che eravamo competitivi.»

Volevi vincere, ma sei secondo. Sei ugualmente soddisfatto?

«Non direi la verità se affermassi che sono soddisfatto, al cento per cento intendo dire. Sono però, onestamente, davvero, contento. Il secondo posto è comunque un grande risultato, e ci mantiene tra gli Equipaggi di prim’ordine della Specialità.»

Finisce qui?

«No. Vendetta, tremenda vendetta (ride, gentile). Torneremo se possibile più agguerriti e ancor meglio dotati per riprenderci la vittoria che è stata nostra lo scorso anno!»

Argomenti

Pubblicità