Dakar 2016 Peugeot. 11 chilometri per 111. Carlos Sainz subito Star

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Primo via della Dakar 2016. Il prologo è solo un piccolo assaggio per la gioia del pubblico e per l’ultima verifica di terreno. Le 2008 DKR emergono temibili, i Fantastici Quattro nei primi dieci e Sainz “rapinato” del successo.
3 gennaio 2015

Rosario, 2 Gennaio. Adesso, sembra che la Dakar vivrà sotto la minaccia di condizioni meteo terribili. Insomma, non bastasse l’antologica annunciata del confronto tra gli Equipaggi e la sfrontatezza del terreno, sembra assai probabile che vivremo anche il testa a testa tra la Maratona motoristica più difficile del Mondo e il Niño, il fenomeno climatologico che origina nel Pacifico ma che estende il suo braccio di influenza praticamente all’intero Pianeta. È dunque guerra, eccitante sfida agonistica su più fronti, e non a caso il Niño Peugeot 2008 DKR ispira le più coraggiose citazioni del movie action, ora richiamando i “tank” dei desert storm, ora evocando le astronavi dotate di energia propria in grado di sfidare le più acri sfide interspaziali. E non è un caso che proprio grazie all’entrata in scena dell’armata Peugeot la Dakar Argentina Bolivia 2016 profuma già di polvere da sparo e di guerre stellari tra gli assi della specialità.

La corta Prova Speciale tracciata ancora nell’orbita d’influenza della Galassia Metropolitana di Buenos Aires ha visto scendere in pista le più forti espressioni tecniche oggi conosciute nei Rally Raid. 11 chilometri per 111 Equipaggi, 111 aspiranti al Titolo 2016 della Corsa più difficile e dura, quanto basta per accendere la fantasia e la “fame” dei suoi più forti Fuoriclasse.

I quattro Caccia Peugeot 2008 DKR hanno volato basso in formazione compatta, rivelando una straordinaria potenza di fuoco sinora solo sospettata. A cavallo dei dieci il “ragazzino” della squadra Peugeot Total, Cyril Despres da poco passato in un abitacolo dopo aver vinto la Dakar in moto per cinque volte, e a salire tutti gli altri nella top ten, il saggio Stephane Peterhansel in un insolito nono posto che denuncia pazienza, il “Cannibale” Sébastien Loeb ottavo, non difficile da immaginare sporco di polvere e minaccioso anche ora che, dopo il dominio assoluto del WRC, si è sentito di sottoporre il proprio talento alla sfida dei Rally Raid.

Ma è dal Rey che ci si aspettava la rottura di ogni indugio, e soprattutto dell’esasperante attesa che non si fa fatica a credere che attanagliasse il Combattente iberico. E Carlos Sainz non ha deluso i cinquantamila in delirio assiepati lungo gli undici chilometri di pista tra Buenos Aires e Rosario. Non è una novità, non gli è mai stato a rimandare un attacco, di attendere e colpire di rimessa.

Il Matador è tale non per caso. Lanciata in pista la Peugeot di ultima generazione, l’obiettivo di Sainz non contempla alternative, e la 2008 DKR vola sicura aggredendo ogni angolo della Pista, prima tortuosa e insidiosa, poi sempre più distesa in quegli allunghi che infiammano gli appassionati del WRC. Bassa e aggressiva, la Macchina di Sainz divora la pista e si stacca dal gruppo, emergendo tra l’entusiasmo del pubblico. Sembra fatta, gli intermedi parlano chiaro, ma nel passaggio un po’ troppo “grintoso” di un guado (Marc Coma era stato rassicurante nel descriverlo al Briefing della mattina) la 2008 DKR ha un sussulto e, d’improvviso, perde uno dei cofani “svelando” per un attimo la misteriosa forza bruta che la caratterizza.

Sono attimi, tre secondi soltanto, che privano Sainz della soddisfazione di portare al debutto vincente l’Arma definitiva di Peugeot. Ma il significato della performance, e la minaccia che rappresenta, non è messo in discussione, e solo le cronache indulgenti riferiranno dell’insperato regalo ricevuto dal vincitore del giorno, l’olandese Bernhard Ten Brinke.

Le cronache si fermeranno poi sul lato meno buono della giornata, ovvero sull’incidente dell’Equipaggio n° 360 che ha provocato il ferimento di 4 spettatori. In attesa di notizie buone per chiudere in bellezza la giornata.

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