Dakar 2020. D-9 Flash. Primo successo di “K” Benavides e terzo di “Peter”

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Gara delle Moto molto equilibrata e “chiusa”, massima incertezza nel confronto tra Macchine, Piloti e Navigatori nella Gara delle Auto che si riapre completamente. Tappa lunga ma con poche “scappatoie” tattiche
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
14 gennaio 2020

Haradh, Arabia Saudita, 14 Gennaio 2020. Non oso provare a pronunciare. Haradh. È la destinazione della nona Tappa del Rally. Meglio chiarire che siamo in pieno Empty Quarter, il “Quarto Vuoto” dopo cielo, terra e mare, in arabo Rub' al Khali. Sabbia inospitale in superficie, sotto una ricchezza smisurata: petrolio. Almeno, così, si riesce a dare un’idea del tipo di Deserto su cui corre la 42ma Dakar Arabia Saudita.

La Dakar staziona sulle sue più forti verità. La Gara delle Moto scorre in superficie per non pensare alla profondità del dolore, quella delle Auto mantiene il suo miglior livello di incertezza. In ogni caso una bella Dakar, ben ambientata e strutturata. Sì, un passo avanti sotto molti aspetti. Road book, scenari, tipologia delle Tappe, progressione dell’impegno, rispetto per i Concorrenti. È toccato a David Castera dirigere la svolta “politica” di ASO. Si vede che la vecchia “gestione” era restia a scendere a compromessi più semplicemente umani!

Comunque Tappa non facile. 891 chilometri, 415 di Prova Speciale.

 

la prima di Quintanilla

Non c’è da aspettarsi molto dalla Gara delle Moto. Tatticamente è segnata dal vantaggio che Ricky Brabec ha sugli inseguitori, e dall’impossibilità di rovesciare “attivamente” la situazione. d’altra parte l’americano ci ha già sbattuto la faccia per ben due volte e questa è la terza che deve invertire la tendenza. Giusto per raddrizzare il rapporto con la fortuna e regolare i conti con… la meccanica.

Tipica giornata d’attacco per gli outsider, e di controllo da parte dei leader. Pablo Quintanilla è l’unico in una posizione intermedia, peraltro di difficilissima gestione. È il Pilota più vicino a Brabec, ma non così vicino da potersi permettere di giocare di fino. D’altra parte non può sbagliare, pena invalidare il buon lavoro fatto finora. Dunque obiettivo migliore posizione possibile, a parte quella, stando così le cose, del vincitore. Una sola cosa resta da fare, un po’ per tutti gli inseguitori avversari: mantenere alta la pressione sulla testa della Corsa sperando in un passo falso di chi dovesse sentirla. Non così facile, Brabec ha ormai maturato l’esperienza sufficiente per reagire positivamente, e può contare su un buon supporto di Squadra.

Poco da segnalare, quindi. A parte un tentativo di Price all’inizio della Speciale, che cerca la sortita insieme a Walkner ma è subito ridimensionato dall’allerta di Brabec, i più attivi del giorno sono Quintanilla, Kevin Benavides e Barreda (quest’ultimo anche per una bella caduta nella prima parte della Speciale).

Vince Quintanilla, è la prima vittoria del cileno in questa Dakar, davanti a Price e Barreda, Brabec è quarto. Quintanilla recupera 4 minuti al leader, Price neanche due. Nulla di fatto, l’avanzata Honda continua praticamente indisturbata.

 

La 3a di Peterhansel

Battaglia aperta, invece, nella Gara delle Auto. È assalto alla fortezza, non così solida peraltro, di Carlos Sainz e Lucas Cruz. Al Attiyah e Stephane Peterhansel non mostrano particolari timori reverenziali, e “Peter” neanche troppo spirito di Squadra. Il successo, del resto, è e resta una cosa personale.

A complicare le cose a Sainz, a quanto pare, anche un errore di navigazione, che costa all’Equipaggio della Mini leader un secchio di adrenalina e cinque minuti, un disavanzo destinato a permanere per tutto lo sviluppo della Speciale… non fosse altro per non rischiare di raddoppiare.

Il dato evidente del giorno è che la competitività di Mini e di Toyota oggi si equivalgono, anche in questa seconda parte del Rally che Al Attiyah riteneva più favorevole alle quattro ruote motrici.

Il duello si protrae per tutta la lunga mattina araba, e alla fine a vincere è Stephane Peterhansel, di appena un paio di lunghezze. 15 secondi al Principe del Qatar, cinque minuti al saudita Yasir Seaidan, sei minuti a Jakub Przygonski, entrambi su una mini 4 ruote motrici. Carlos Sainz nel finale riesce a passare anche Yazeed al Rajhi ed è quinto a oltre sei minuti dal vincitore e… dal vinto. Basta a questo punto cambiare monitor e dare un’occhiata alla classifica generale per fare il piccolo salto sulla sedia che ci aspettavamo. Sainz e Cruz sono ancora in testa alla Corsa, ma il margine di vantaggio che avevano fino a due giorni prima è stato cancellato.

La 42ma Dakar delle Auto ricomincia da capo alla decima Tappa, tre alla fine.

Giornata di “galère” per Mathieu Serradori e Fernando Alonso. C’era da aspettarselo, primo, secondo, contorno e dolce della nonna. Menù fisso. Aprire la pista e fare da battistrada in una delle tappe più lunghe e complesse, in buona parte senza piste né tracce, non è uno scherzo, e il risultato era dunque ampiamente prevedibile.

Il Rally resta interessantissimo. Poche possibilità di varianti strategiche, al momento date le caratteristiche del terreno e della navigazione, ma massima “disponibilità”, per le stesse ragioni, al colpo di scena. C’est le Dakar!

 

 

© Immagini ASO/DPPI/Delfosse/Flamand/LeFloch/Vargiolu/Lopez – X-raid – KTM - Gas Gas - RedBull Content Pool

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