Dakar. Nasser, diomio, ma cos’è successo di così devastante alla Dakar?

Dakar. Nasser, diomio, ma cos’è successo di così devastante alla Dakar?
Pubblicità
Piero Batini
  • di Piero Batini
Nasser Al Attiyah è di fronte a un dedalo di bivi. Ha promesso di non salire più su una Prodrive, ma… Avrebbe rotto con Baumel, navigatore storico, ma… Ha già un accordo con Dacia ma…
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
30 gennaio 2024

Doha, Qatar, 30 Gennaio 2024. A Doha, nella tranquillità di casa sua, Nasser Attiyah, in realtà, sta covando un corbello di dilemmi. Un po’ come gli era successo 12 anni fa, quando passò da Volkswagen all’improbabile Hummer di Robby Gordon, la sua Dakar 2024, da Campione in carica, è andata di male in peggio. Se a metà estate Nasser aveva destato un certo stupore lasciando trapelare la notizia bomba che la storia con Toyota era finita, alla nona tappa della Dakar la bomba sganciata è stata addirittura clamorosa. “Grazie tante, su questa macchina non salgo più. A questa Dakar ho imparato alcune cose della vita, che non ripeterò mai più!”

Normale. Sei un semidio sulle dune e sai che valore dare all’attenzione per la vettura, e in questo modo diventi parte fondamentale dell’affidabilità del pacchetto. Bene. Decidi di cambiare, la macchina ti pianta per venti minuti con tre ruote forate e due di scorta, poi con un problema di sospensione nella 48H Chrono, e ancora un motore kaput, infine un guaio allo sterzo. Sei fuori gioco dall’inizio, a metà hai perso le ultime speranze, alla nona dici “basta!”, prendi l’aereo e te ne torni a casa. Da perdere non ti è rimasto granché ed è del tutto comprensibile che i nervi, una volta tanto, prendano il sopravvento. Persino Sébastien Loeb era incredulo, tanto da dissimulare in modo impacciato uno stato d’animo che era tutt’altro che ilare. Del resto, c’è passato anche lui. Certo, l’immagine di Al Attiyah non è quella sempre sorridente e di diplomatica, ma non è difficile immedesimarsi nel suo umore e meravigliarsi che non abbia preso a calci l’Hunter, Prodrive e David Richards. Che è la piramide rovesciata che porta alla deludente “controparte”, la Macchina.

La faccenda si complica. A quanto pare anche tra Al Attiyah e Mathieu Baumel si sarebbe al bivio, dopo dieci anni di successi e di reciproca, grande amicizia e stima. Qualcosa si è rotto anche tra Pilota e Navigatore e Al Attiyah ha sbroccato per la seconda volta in un solo giro. Ecco il doppio dilemma. Macchina e navigatore, tutto da rifare? Dipende. Certamente Al Attiyah può permettersi questo e altro, è il Campione. Però la partecipazione con Prodrive a questa Dakar aveva già creato una barriera di dissapore con Toyota, e dunque un passo indietro, soprattutto ora che Gazoo e Overdrive hanno attivato i rispettivi vivai, appare difficile. Quindi, in un momento in cui le certezze sono zero, gli scenari si moltiplicano o si riducono? D’altra parte appare difficile pensare che, lasciando Prodrive, Al Attiyah rinunci anche all’evoluzione del programma, che include già ufficialmente il passaggio a Dacia, che a sua volta nasce da una costola di Prodrive. E se il contratto prevedesse delle penali che neanche un Principe del Qatar…? Si riferirebbe a questa condizione la convinzione di David Richards di rivedersi con il suo “ex” Pilota a un tavolo di discussione riparatrice?

Insomma, è un discreto guazzabuglio, tra l’altro in un clima di generali smantellamenti (Audi), cantieri da avviare (Dacia), in evoluzione (Ford M-Sport), o da riattivare (X-raid), di cambiamenti (Sainz?) e caschi da appendere al chiodo (Peterhansel?). Certamente l’atmosfera sul pianeta Rally-Raid del dopo Dakar 2024 delle Auto si va rapidamente surriscaldando. Beh, tra qualche ora potrebbe essere proprio Dacia, con la sua conferenza stampa annunciata, ad aiutarci a dipanare almeno una parte della matassa.

© Immagini © Prodrive, Honda Monster, ASO Media, Red Bull Content Pool, DPPI, RallyZone, Ford, ItalTrans Media, Astara

Pubblicità