Briatore: «La Formula 1 odierna? Piloti e sorpassi finti»

Briatore: «La Formula 1 odierna? Piloti e sorpassi finti»
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Paolo Ciccarone
I giovani non seguono più la F1, ma come mai? Mancano i personaggi e lo spettacolo non è visibile in chiaro. Cosa si deve fare per cambiare? | <i>P. Ciccarone, Monaco</i>
25 maggio 2014

Montecarlo – Cuffie in testa, sguardo concentrato. Prima del via Sebastian Vettel ascolta musica per distrarsi. Davanti alla TV il figlio diciottenne di un collega giornalista si chiede: «Figo, chissà che musica ascolta Vettel?». Bella domanda, proviamo a girarla al diretto interessato.

Risposta: «E’ una questione privata preferisco non dire nulla». E con questo il quadro è completo: ecco uno dei motivi per cui ai giovani la F.1 non piace e non interessa. E qua cominciano i problemi, perché gli sponsor del circo iridato spendono rivolgendosi a un pubblico che, di fatto, non è interessato a quanto propone il mondiale.

Ai giovani non piace più la F1?

E mentre tutti parlano di rumore che manca, di spettacolo che latita, di regolamenti assurdi al limite della comprensione, la realtà è che la F.1 da sport di massa sta tornando ad essere uno sport di nicchia, con le conseguenze negative in fatto di incassi, audience TV e interesse. Specie da parte dei giovani.

Il pubblico della F.1 è vecchio, fatto da ultraquarantenni così come le tecnologie che irradiano le immagini delle gare. Flavio Briatore, che del sistema conosce tutti i segreti, è lapidario: «Non interessa perché è vecchio il sistema, pensate a cosa si può fare con un Ipad o un Iphone e invece la F.1 va in TV o sul satellite. Gli ascolti sono calati, dappertutto non solo in Italia, e i giovani se ne stanno alla larga».

Manca interesse, battaglie, personaggi, manca qualcosa che attiri. Se pensate che l’attenzione di un giovane di adesso è inferiore a quella dei nostri tempi, fare gare così lunghe non serve a niente


«Manca interesse, battaglie, personaggi, manca qualcosa che attiri. Se pensate che l’attenzione di un giovane di adesso è inferiore a quella dei nostri tempi, fare gare così lunghe non serve a niente, gli ultimi dieci giri potrebbero benissimo essere cancellati, annullati. Non cambia niente. E poi i piloti, i sorpassi finti, artificiali. Superi se uno ha finito le gomme, se ha problemi elettrici sennò apri l’alettone e te ne vai».


«Ai miei tempi si superava meno, ma quando Senna infilava uno era un sorpasso vero, così come le battaglie Arnoux Villeneuve. Oggi chi si permette di fare il minimo sgarbo si becca una penalizzazione, due punti in meno sulla licenza o come Ricciardo penalità in griglia perché il team sbaglia a cambiare le gomme, un bluff che un giovane non accetta e non segue».


Insomma, un sistema vecchio che non si è evoluto, mentre ieri i giovani volevano lo scooter e la patente a 18 anni per acquistare la prima vettura, usata, per garantirsi la libertà, oggi la ricerca di movimento è virtuale, si cerca l’Iphone, il tablet ultima generazione, ci si sposta coi mezzi pubblici e si naviga in Internet.

Ai miei tempi si superava meno, ma quando Senna infilava uno era un sorpasso vero, così come le battaglie Arnoux Villeneuve. Oggi chi si permette di fare il minimo sgarbo si becca una penalizzazione, due punti in meno sulla licenza o come Ricciardo penalità in griglia perché il team sbaglia a cambiare le gomme


La rivoluzione tecnologica portata dalla F.1, con motori elettrici e turbo, ha ucciso lo spettacolo, i piloti non hanno personalità e un giovane, di fronte a una domanda banale: che musica ascolta un pilota, si becca un rifiuto secco, e il dubbio rimane. Logico che, non avendo soldi in tasca, si guarda bene dal fare l’abbonamento alla TV: «hanno ucciso la voglia di sognare – dice Johnathan Palmer, ex pilota di F.1 e attuale proprietario del circuito di Brands Hatch in Inghilterra e padre di Joylon, vincitore a Monaco nella GP2 – se uno come mio figlio che ha 19 anni ha seguito le mie orme solo perché coinvolto, gli altri suoi amici non sanno nemmeno cosa sia una corsa in auto, o un giro in vetture. Bisogna tornare alle immagine diffuse in chiaro, visibili a più gente possibile, fatta così la F.1 uccide la fantasia e i risultati si vedono». E a un giovane togliete tutto ma non la voglia di sognare e fantasticare, cosa che la F.1 di oggi ha severamente vietato.

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