F1. Domenicali duro sui circuiti storici. Ma piste dal passato glorioso possono davvero non avere un futuro?

F1. Domenicali duro sui circuiti storici. Ma piste dal passato glorioso possono davvero non avere un futuro?
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Stefano Domenicali ha espresso un parere molto forte sui circuiti storici della F1, sostenendo che storie centenarie non bastino ad avere un posto in calendario. Ma possono davvero piste storiche come Spa e Monza non avere un futuro in F1?
17 aprile 2023

Stefano Domenicali colpisce ancora: il CEO della Formula 1 ha espresso un parere decisamente franco sulla presenza dei circuiti storici in calendario. Secondo quanto riporta MotorsportWeek, Domenicali in una call con gli azionisti di Liberty Media ha spiegato che “essere arroganti e pensare di avere il futuro assicurato perché si ha una gara da cento anni onestamente non è sufficiente”. Parole molto forti, che però vanno contestualizzate nel resto del discorso di Domenicali.

“Quando i circuiti storici si guardano solamente alle spalle – ha osservato il top manager italiano - non va bene. Se invece hanno una base solida per guardare al futuro è una cosa molto positiva. È per questo che per quanto riguarda i cosiddetti circuiti storici focalizziamo la nostra attenzione sul capire qual è la loro visione dell’avvenire”. “Siamo molto onesti nei loro confronti – ha aggiunto Domenicali – dicendo loro che se vogliono restare in calendario devono fare ciò che è giusto per loro e per la stessa F1”.

In questo, Domenicali non sbaglia. La menzione dei 100 anni non può che far pensare a Monza, che proprio lo scorso anno ha festeggiato il suo centenario. Come vi avevamo raccontato lo scorso anno dopo il GP d’Italia, molti tifosi si erano detti scontenti dei servizi in autodromo, lamentando difficoltà a reperire cibo e acqua nonostante avessero acquistato i token per averne accesso e raccontando di code infinite.

Charles Leclerc sul podio del GP d'Italia 2022 di F1 a Monza
Charles Leclerc sul podio del GP d'Italia 2022 di F1 a Monza

Con lo spasmodico aumento dell’interesse da parte di circuiti di tutto il mondo ad approfittare dell’attuale bolla della F1, popolare come forse non è mai stata nella sua storia, piste come Monza non possono più basarsi esclusivamente sul proprio portato storico per poter mantenere un posto in calendario. L’allarme, d’altronde, è stato lanciato in tempi recenti anche da Angelo Sticchi Damiani, che ha fatto sapere che l’ACI, di cui è presidente, non può farcela da sola a mantenere entrambi i GP italiani oltre l’attuale scadenza del 2025.

Per i lavori relativi a tribune, sottopassi e paddock bisogna passare da gare d’appalto che hanno tempistiche non immediate. Questo per interventi che, purtroppo, avrebbero dovuto già essere eseguiti in precedenza, ma la pandemia e questioni burocratiche l’hanno impedito. Tutto questo nel contesto di una concorrenza spietata, fatta di paesi dalle grandissime disponibilità economiche, che pesano purtroppo più del blasone di circuiti storici come Monza e Spa, altra pista a rischio taglio, in questo caso dopo il 2024.

A ben vedere, una cosa non esclude l’altra. La Formula 1 non deve recidere le proprie radici, perché è su piste come Monza e Spa che, decenni fa, si è accesa la miccia di quella competizione tecnica con protagonisti piloti audaci che, ancora oggi, rappresenta la vera essenza della F1. D’altro canto, però, i circuiti devono essere in grado di garantire agli spettatori un servizio adeguato ai prezzi, schizzati in alto negli ultimi anni. Solo così si farà leva su quel passato che può e deve ancora costituire un vanto e un vantaggio competitivo nei confronti di piste senz’anima.

Gli spettatori sulle tribune di Monza nel 2022 per il GP d'Italia di F1
Gli spettatori sulle tribune di Monza nel 2022 per il GP d'Italia di F1
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