F1, ecco perché i tempi sul giro nei test lasciano il tempo che trovano

F1, ecco perché i tempi sul giro nei test lasciano il tempo che trovano
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Tra meno di un mese le monoposto 2022 di Formula 1 scenderanno in pista nei test pre-stagionali. Più che i tempi, sono altri i dati da tenere d'occhio
25 gennaio 2022

L’avvicinamento all’inizio della stagione di Formula 1 passa per delle tappe obbligate, che, visto il nuovo regolamento tecnico per il 2022, suscitano molta curiosità negli appassionati. Si comincerà con le presentazioni delle monoposto delle varie scuderie, che mostreranno, tuttavia, delle “bozze”, ben lontane dalle vetture che vedremo in pista più avanti e con i dettagli tecnici più succosi sapientemente celati. Poi sarà la volta dei test pre-stagionali.

Il programma, quest’anno, prevede due sessioni. La prima avrà luogo a Barcellona – classico teatro dei test invernali – dal 23 al 25 febbraio senza la presenza delle televisioni. La seconda, in programma in Bahrain dal 10 al 12 marzo, avrà invece copertura televisiva. La proprietà del circuito di Sakhir desiderava una sorta di esclusiva sulle immagini delle nuove monoposto, e così da Barcellona arriveranno solamente sintesi delle giornate di lavoro.

Ma quanto sono davvero indicativi i tempi cronometrati dei test invernali? Un’idea in merito si può avere effettuando una comparazione tra il miglior tempo durante i collaudi e la pole position colta durante la stagione sulla stessa pista. Per ben quattro stagioni consecutive – dal 2016 al 2019 – la Ferrari ottenne il miglior tempo nei test a Barcellona, ma la partenza al palo del GP andò alla Mercedes. E proprio la Rossa per anni è stata un esempio lampante di come spunti invidiabili durante i test non corrispondano necessariamente a una stagione al top. 

Visto che il 2022 vedrà l'introduzione di un nuovo regolamento tecnico, prendiamo ad esempio un anno per certi versi simile, il 2014, un campionato segnato da una rivoluzione tecnica, con l’addio ai motori ad aspirazione naturale e l’avvento dell’ibrido. Nei test in Bahrain il miglior tempo fu di Felipe Massa, su Williams. Il team di Grove disputò una stagione solida, ottenendo il terzo posto nel mondiale costruttori, ma la dominatrice di quell’anno fu la Mercedes, in pole a Sakhir con Nico Rosberg. Massa colse il crono di 1’33”258, Rosberg fermò il cronometro sull’1’33”185, migliorandolo di meno di un decimo. 

Anche queste comparazioni, naturalmente, sono da prendere con le pinze, visto che devono essere messe in conto variabili – gomme, carico di benzina e via elaborando – di cui non abbiamo immediato riscontro durante i test. E qui si apre un altro nodo difficile da sciogliere nell’analizzare quello che vediamo nel corso dei collaudi. I team si dedicano a programmi differenti, e, non conoscendo i dettagli dei singoli run, è difficile dare un valore ai tempi colti dalle varie scuderie.

Ne consegue che i dati cronometrici non dipingono necessariamente un quadro veritiero. E allora cosa si può dedurre dai test? Si può, innanzitutto, farsi un’idea sull’affidabilità delle monoposto. Chi riesce a inanellare da subito tanti giri, raccogliendo feedback utili sulle soluzioni portate in pista, ha un vantaggio competitivo nei confronti di chi non riesce a prendere dimestichezza con il nuovo mezzo a causa di singhiozzi nella tenuta della vettura. E l’affidabilità, soprattutto sul fronte dei motori, sarà fondamentale nel 2022, visto che le power unit saranno congelate fino al 2025. Un propulsore fragile, come è stato per Honda in passato, potrebbe condannare ad anni di Purgatorio. A Barcellona e a Sakhir potrebbero emergere eventuali criticità in tal senso. 

Per i team, poi, sarà fondamentale evitare incidenti pesanti. Non solo interromperebbero per lunghi periodi il lavoro in pista, ma potrebbero anche impedire di collaudare componenti con specifiche particolari. La configurazione delle monoposto, specie in un anno zero come il 2022, sarà in divenire, e arrecare gravi danni alle vetture potrebbe portare a un cambiamento netto del programma di lavoro, con tutte le conseguenze del caso. 

Infine, sarà interessante osservare l’approccio dei piloti a vetture completamente diverse dalle precedenti. Un assaggio è arrivato dal lavoro al simulatore, ma un conto è la presa di contatto virtuale, un altro la prova del nove in pista. Quando vedremo finalmente i piloti in pista, la nuova era della Formula 1 sarà cominciata davvero. E a parlare non saranno tanto i tempi, quanto le monoposto stesse, e i loro segreti. 

 

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