F1, GP Bahrain 2017: caschi, questione di particolari

F1, GP Bahrain 2017: caschi, questione di particolari
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Paolo Ciccarone
Apparentemente simili, i caschi dei piloti di Formula 1 nascondono delle differenze nei dettagli
15 aprile 2017

Sembrano tutti rotondi e colorati in realtà i caschi usati in F.1 sono molto diversi uno dall'altro per diversi motivi. Ad esempio la calotta, personalizzata per ogni costruttore (dalla Bell alla Stilo e Arai o Shubert per dirne alcuni) e ci sono poi i particolari importanti che passano in galleria del vento senza che nessuno se ne accorga.

Ad esempio la Mercedes ha imposto a Stilo e alla Bell, che forniscono i caschi a Bottas ed Hamilton, una particolare aletta posteriore. Lo spoilerino aggiunto sulla calotta, deve avere una particolare dimensione e forma oltre che una misura imposta dai tecnici che in galleria del vento hanno studiato al millimetro dove e come applicarla.

Un altro aspetto importante sono i piccoli spoilerini applicati ai lati della mentoniera e sulla mentoniera stessa. In parte servono ad impedire l'effetto lift (il sollevamento del casco dovuto all'aria che passa nell'abitacolo) in parte per dare comfort e miglior penetrazione aerodinamica alla testa del pilota. Si tratta di particolari fatti in policarbonato che deve essere resistente, non deve flettere ma deve rompersi in caso di urto assorbendo l'energia dell'impatto. Facile a dirsi, meno a realizzarlo ma intanto ci sono riusciti.

Lo stesso per le visiere in Zylon, materiale in un tipo particolare di carbonio resistente alla penetrazione di oggetti metallici. Ogni team ha le sue esigenze per cui il casco di un pilota della Sauber, ad esempio, non può essere usato sulla Mercedes. Ovvero, se si vogliono sfruttare al massimo le potenzialità, si deve adeguare casco a vettura ad abitacolo. Un rebus per chi li fabbrica e assiste i piloti in pista (Stilo ha tre persone fra F.1, F2 e GP3, mentre la Bell ne ha due a volte tre con Arai che ne ha solo 1 al pari di Shubert).

Oltre a questi fattori tecnici bisogna mettere mano al portafoglio, perché per un pilota di F.1 indossare un casco è business. Cioè prende dei soldi. Si va dai 50-100 mila euro di uno in fondo allo schieramento ai 500 mila dei top, che hanno diritto anche ad avere alcuni caschi replica da regalare agli sponsor o agli eventi oltre a quelli consumati durante la stagione (di solito a week end ne hanno tre e qualcuno, particolarmente sudato, li cambia tutti e tre...).

Una grossa differenza riguarda la F.Indy. Infatti, pur usando gli stessi caschi con le omologhe FIA 8860, cambia il regolamento sugli spoiler ammessi. Se in F.1 possono essere lunghi e posti dove vuole il team, nella Indy sulla mentoniera sono più corti e negli ovali non si possono superare un certo numero di spoilerini e posizionamenti, mentre nelle gare stradali è più libero, sta al team e al pilota decidere cosa usare.

C'è poi il capitolo verniciatura. Le calotte vengono mandate dall'aerografista, che poi le consegna al costruttore il quale provvede poi a passare il trasparente con gli sponsor e a preparare l'imbottitura prevista per il pilota. Di solito sono due, al massimo tre, le misure standard delle calotte, la differenza la fa l'imbottitura. Il tutto non deve superare il kg di peso, al massimo 1,1. Se si pensa che in curva ci sono anche 6 G di carico, più è leggero il casco, meno incide la forza G in curva.

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