F1, GP Ungheria 2021: Appunti di viaggio

F1, GP Ungheria 2021: Appunti di viaggio
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Paolo Ciccarone
Il racconto del viaggio verso il circuito dell'Hungaroring del nostro Paolo Ciccarone
31 luglio 2021

Dici Budapest e ti viene in mente il Danubio, il ponte delle catene (chiuso per lavori), le passeggiate lungo il fiume con violini che raccontano di atmosfere magiche, specialmente dal castello con vista sul parlamento. Tutto molto poetico e romantico, se non fosse che il circuito è a una trentina di km dal centro e che la zona è tutto tranne che romantica, anzi in alcuni casi pure fatiscente e che dal 1986, primo GP, di progressi ne ha fatti pochi davvero, a parte un paio di strade e una rotonda in uscita autostrada.

Ma tutta questa poesia viene meno alle 4 del mattino per la sveglia che ci porta in aeroporto per uno di quei voli low cost dove il trattamento non è degno di una civiltà moderna. Il decollo però è puntuale, l'atterraggio pure per cui si va al noleggio auto e si aspetta. I voli arrivano prima delle 8 ma gli impiegati sono lì in attesa delle 8 in punto e tu dall'altro lato della finestrella, aspetti che arrivino le 8, che l'impiegato si metta la cravatta e poi finalmente ti degni di attenzione.

Dopo aver atteso in un clima surreale, che sembrava la scena di un film comico, finalmente allo scoccare delle 8 l'intrepido impiegato prende in mano la pratica e ti fa compilare tanti di quei moduli che non capisci se la macchina la stai noleggiando o se l'hai comprata. "Lei oggi è fortunato - ti dice sorridendo - perché le abbiamo riservato un up grade. Una bella Opel Crossland più grande della vettura che ha chiesto". Chiedi come mai e ti risponde che le hanno date via tutte ed era l'unica rimasta.

Nel frattempo il cellulare squilla a ripetizione messaggi su messaggi. Sono le notifiche della carta di credito: 90 euro tutto compreso il noleggio. 700 euro di deposito cauzionale, 150 per eventuali multe. Chiedi spiegazioni, dicono che da loro funziona così. Prendere o lasciare. E' che a piedi è lunga andare in autodromo per cui...si prende. Si sale in auto, direzione autodromo. In autostrada c'è una corsia riservata a chi ha il pass auto per il paddock, noi dobbiamo ritirarlo perché con le norme gara per gara dobbiamo rifare tutte le volte la trafila. E quindi si resta nella corsia normale, salvo fare uno slalom all'ultimo momento per l'uscita dove hanno piazzato il centro accrediti in una piazzola di svincolo. La manovra è degna della prova dell'alce in cui una Mercedes Classe A prima serie si esibì in un doppio ribaltone, noi stiamo in strada e arriviamo a un pelo dal poliziotto che ci guarda stupiti.

Prendiamo il parcheggio, si va in autodromo ed entriamo nella solita via sterrata piena di polvere che il deserto sembra più pulito. Per entrare in pista hanno messo a disposizione i trenini panoramici delle giostre perché non si può stare al chiuso e si deve indossare la mascherina. Entriamo, il caldo atroce e la cappa sono insopportabili e vediamo arrivare Hamilton che sembra Dart Fener di Guerre Stellari: casco nero, moto da sballo (firmata Lewis Hamilton in bella evidenza) tutina bianca con banda rossa (il sabato mattina con pantalone argenteo e scarponcino nero) e fida Angela al seguito. Verstappen lo guarda in cagnesco, Toto Wolff fa il signore: "Ti sei comportato bene - gli diciamo - se avessimo ragionato come Horner e Marko, a questo punto Cesare Fiorio avrebbe dovuto riaprire un fascicolo per la toccata di Senna a Prost a Suzuka 90". "Ah sì, c'è stata una toccata a Suzuka? Non sapevo..." dice sornione Toto. "Vabbè, hanno rotto i c... era un incidente di gara inutile fare tutto sto cinema". Lui arrossisce, mi guarda negli occhi e fa un segno. Dietro c'è l'operatore di Netflix che sta girando e far sapere che Horner e soci hanno rotto gli zebedei non è parte del copione...

In sala stampa la sorpresa: se in Francia eravamo quasi pieni al 100 per 100, qui con due piani a disposizione i posti sono molto meno. Solo 4 giornalisti italiani (a Silverstone erano due...) e tanto spazio. Le norme covid dicono. Solo che in città non sembra. Tutti senza mascherina, locali aperti, folla e assembramenti vari. Ma anche tanti negozi e ristoranti chiusi come non mai... Il catering stavolta è decente, sulla terrazza dove si vede la tribuna centrale e un bel messaggio per Gasly: eat pasta e drive fasta. Mangia la pasta e va veloce. A Faenza non puoi fare diversamente in fondo.

 

Torniamo finalmente in città bolliti e stravolti, si esce a mangiare e il Terzo Cerchio di Sergio Ariano è il locale preferito. Si va sempre lì e infatti le poche truppe italiane si presentano regolarmente a cena. Ve lo consigliamo, in fondo terzo cerchio era il girone dei golosi nella divina commedia e la ragione è evidente. Ritroviamo gli amici di un tempo che ci raccontano di un paradosso: fino a maggio tutto chiuso, blindato, nessun movimento. Poi accesso libero solo a chi aveva il green pass e vaccinazione obbligatoria per tutti. Con lo Sputnik russo, forte, devastante ma sembra a copertura totale rispetto ad altri.

Il problema è che il green pass rilasciato con questo vaccino non è valido in molti paesi della Comunità Europea e quindi non possono tornare in Italia a salutare i parenti. Intanto cala la sera ma non il caldo e l'umidità, per cui a letto stravolti e niente violini, Danubio e passeggiata in zona quando un urlo di sirene rompe la quiete. Un hotel vicino ha preso fuoco e i pompieri intervengono per spegnere il focolaio. I taxi raccolgono i turisti in fuga e le autopompe riempiono d'acqua la strada e la via pedonale. La puzza di gomma bruciata è forte ma nessun pericolo per fortuna. Ci mancava un po' di verve in una giornata così.

Sabato mattina sveglia presto: decidono di cambiare una porta a vetri in hotel e lo fanno alle 6 di mattina, facendo casino e rompendo la porta. Arriva la chiamata di Stefano Domenicali per un incontro in pista. Ci vestiamo di corsa, autostrada intasata. Arriviamo in tempo e...sorpresa: arriva il ministro dello sport e turismo che ci brucia e addio incontro.

Vabbè, tanto siamo qui in autodromo, qualcosa dobbiamo farla per tirare a sera. Ah, il solito tampone di controllo. In fila c'è anche Nico Rosberg che ci cede il passo. Usciamo e ci chiede: "Come è stato? Spero sia delicato perché l'altra volta ho trovato uno che mi ha fatto male al naso che non ti dico...". Tutto ok Nico, è andata anche questa. Non così per un giornalista spagnolo della TV. Mercoledì era arrivato negativo. Due giorni in una Budapest senza mascherine e venerdì positivo, clausura e chissà quando torna a casa. Incrociamo le dita...

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