F1, I motivi per cui in passato si riusciva a guidare sul bagnato rispetto ad oggi

F1, I motivi per cui in passato si riusciva a guidare sul bagnato rispetto ad oggi
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Paolo Ciccarone
L'analisi del nostro Paolo Ciccarone sui motivi per cui oggi in Formula 1 è più difficile per i piloti guidare sul bagnato rispetto al passato
26 settembre 2021

Non solo tenuta di strada col bagnato, ma anche e soprattutto un problema di visibilità per i piloti negli abitacoli. Con le moderne gomme da pioggia, capaci di evacuare circa 85 litri di acqua al secondo, il pilota che sta in scia si becca in faccia qualcosa come 17 secchi d'acqua al secondo e, anche se la velocità contribuisce a far scorrere l'acqua (per chi ha viaggiato in aereo avrà notato che sul finestrino a una certa velocità l'acqua scorre via) resta sempre il problema della visibilità che è inferiore a quella all'interno di un banco di nebbia fitto.

Con le attuali F.1 e gli assetti aerodinamici, la forza G che schiaccia la vettura al suolo tende ad aumentare con l'aumento della velocità, ma se sul bagnato la velocità è più bassa, la forza G che si genera è insufficiente a mandare in temperatura le gomme e a far funzionare al meglio la vettura. C'è poi l'altro aspetto, ovvero una volta che ad alta velocità le vetture vengono schiacciate al suolo, l'altezza da terra è tale che il fondo finisce per galleggiare su una patina d'acqua che impedisce alla vettura di avere il giusto contatto a terra fra le gomme e l'asfalto.

Ecco perché, al contrario del passato, con gomme meno performanti (e non certo delle dimensioni attuali) si riusciva a guidare anche in condizioni estreme rispetto ad oggi. Altezze da terra di circa 15-20 centimetri in alcuni casi, rollio elevato e ammortizzatori morbidi. Oggi la corsa degli ammortizzatori è limitata a pochi centimetri e da qualche anno è la spalla della gomma che funge da elemento ammortizzante, per cui il saltello dello pneumatico sull'asfalto con la minima escursione delle sospensioni, rendono le monoposto attuali come delle "carriole" sui cuscinetti, esempio estremo per chi da ragazzo si è divertito a montare certi trabiccoli.

Ed ecco perché, infine, con la pioggia oggi si è in crisi, tanto da non disputare il GP del Belgio o saltare le prove libere in Russia: a 30 metri si viaggia nell'oscurità totale, a 70 metri vedi a malapena la luce di chi è davanti, e a 250 orari sono proprio 70 i metri percorsi in un secondo ed è la differenza fra vederci, evitare l'ostacolo, oppure buttarsi dentro a cuore perso. Sperando poi di venirne fuori senza danni.

Disegno di: Gabriele Pirovano.

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