F1. L’investigazione dei piloti a podio è un chiaro messaggio della direzione gara

F1. L’investigazione dei piloti a podio è un chiaro messaggio della direzione gara
Pubblicità
L'investigazione dei piloti a podio è un chiaro messaggio da parte della direzione gara. E il clima sembra tutt'altro che sereno
10 luglio 2022

A quasi due ore dalla fine del Gran Premo d’Austria, i tre piloti a podio – Charles Leclerc, Max Verstappen e Lewis Hamilton – sono finiti nel mirino dei commissari per una presunta violazione del regime di parc fermé. I preparatori atletici avrebbero interagito con i propri assistiti prima del termine della cerimonia del podio, contrariamente a quanto prescritto. Secondo quanto riporta il sempre affidabile giornalista Chris Medland, non sarebbe la prima volta che questo accade, e i team avrebbero già ricevuto un avvertimento dalla Federazione.

A prescindere da come è andata a finire la questione – ai primi tre classificati è stata comminata una multa da 10.000 dollari – questa investigazione è un’ulteriore espressione della palese volontà della direzione gara di spaccare il capello in quattro. Tutto è cominciato con il divieto di indossare gioielli, in essere da metà anni Duemila, ma non applicato con particolare vigore dalle gestioni precedenti. Si è poi continuato con la querelle dell’abbigliamento intimo ignifugo, fino ad arrivare alle borracce della discordia prima che i piloti vengano pesati.

Minuziose applicazioni pratiche del regolamento tecnico, queste, che sembrano generare insofferenza soprattutto nella vecchia guardia. Sebastian Vettel, dopo la boutade delle mutande indossate sopra alla tuta, si è visto comminare una multa da 25.000 dollari per aver abbandonato anzitempo il briefing con la direzione gara in Austria. Un atto di insubordinazione che pare sottendere un mal di pancia con cause ben più profonde di certe quisquilie. 

Un indizio in tal senso arriva dalle parole di George Russell, direttore della GPDA insieme a Vettel. “Ci sono state diverse manovre e decisioni borderline, sia che si tratti di difendere che dei track limits”, ha spiegato a The Race. Quello che manca, secondo Russell, è una coerenza di fondo nelle chiamate della direzione gara e dei suoi commissari. Una confusione che stride con la puntigliosità con cui vengono fatte rispettare disposizioni meno rilevanti rispetto agli accadimenti in pista. E la sensazione è che sia stato scoperchiato un vaso di Pandora difficile da richiudere. 

Pubblicità