F1. Leclerc e Sainz, ma non solo: coppie sull'orlo di una crisi di nervi

F1. Leclerc e Sainz, ma non solo: coppie sull'orlo di una crisi di nervi
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Paolo Ciccarone
In alcuni team di Formula 1, tra compagni di squadra l'atmosfera si sta scaldando. Charles Leclerc e Carlos Sainz non sono i soli
26 settembre 2023

Coppie sull’orlo di una crisi di nervi, non è il sequel di un film ma quanto sta avvenendo in alcune squadre del Circus iridato. Nervi tesi, messaggi pesanti al box, dito medio mostrato in mondo visione alla propria squadra, lamentele sulle strategie e musi lunghi. Non tutto è rose e fiori ed è normale, visto che la competizione è alla base di questo sport e il compagno di squadra è il primo avversario. Quello che emerge dalle ultime gare, però, è il sintomo di stress e tensioni da limare e situazioni da chiarire. Vediamo nel dettaglio quali sono.

Charles Leclerc e Carlos Sainz, compagni di squadra in Ferrari dal 2021
Charles Leclerc e Carlos Sainz, compagni di squadra in Ferrari dal 2021

Ferrari e le strategie

Monza ha rappresentato il culmine di una situazione di disagio fra i due piloti. Sainz davanti e Leclerc dietro che attacca ripetutamente il compagno di squadra. Poi le polemiche, innescate da una considerazione del padre dello spagnolo: “Quando Carlos è dietro deve mantenere le posizioni, quando è davanti deve farsi da parte o li lasciano liberi di lottare”. A Singapore, invece, la strategia è stata decisamente a vantaggio di Sainz, che partendo davanti e su una pista come quella, aveva il diritto di essere protetto dal team e infatti la strategia si è rivelata giusta e vincente. Leclerc ha abbozzato, poi a Suzuka è finito davanti e la strategia, ancora una volta, è stata a favore di chi fosse davanti fra i due, con Sainz che alla TV ha avuto da ridire. I mal di pancia sono evidenti e la coppia adesso, ma anche in passato a dire il vero (e per Leclerc ci sono pure i precedenti con Vettel, quando via radio chiedeva la posizione e via di questo passo) le situazioni limite si sono presentate spesso. Cosa succederà con una Ferrari che, ci si augura, vincente?

Mercedes e i due galletti

Le schermaglie in pista fra Russell e Hamilton e le comunicazioni via radio hanno portato alla luce la rivalità fra i due galletti Mercedes. Il vecchio campione che non lascia spazio al giovane rampante che, pur essendo veloce, sbaglia. Vedi Singapore. I duelli fra i due invece che il gioco di squadra per distanziare le Ferrari a Suzuka, hanno solo messo in luce situazioni che si trascinano da inizio anno e sono il sequel dell’anno scorso, con l’unica vittoria di Russell per la Mercedes. Fra il vecchio e il nuovo è il vero duello. Il passato, Hamilton, che rinnova per due anni e lo fa volendo essere ancora il punto di riferimento della squadra. E Russell che invece di essere lui quel riferimento, si ritrova altri due anni a fianco del mostro mangia tutto. Una situazione in cui o si emerge o si esce. E questo spiega il nervosismo e le tensioni fra i due con Russell che psicologicamente deve affrontare una situazione inedita e per giunta con una macchina non vincente. Reggerà agli stress da leader nel caso la Mercedes diventi competitiva?

Alpine, guerra tra poveri

Il dito medio di Gasly verso il suo box a fine gare, le polemiche con Ocon per la cessione della posizione, la nona piazza, fanno capire come i rapporti fra i due non siano idilliaci. Ocon ha dei precedenti illustri, visto le sportellate con Perez, le occlusioni con Alonso e adesso le beghe con Gasly. Chiaro, nessuno è innocente o colpevole del tutto, ma di sicuro Esteban è un cliente difficile sotto certi aspetti. La gestione Alpine, inoltre, confusionaria e bisognosa di chiarimenti, perché se si dà via libera a un pilota, Gasly, per andare a prendere quello davanti, significa che Ocon non aveva il ritmo per farlo. Quindi il più veloce doveva stare davanti. Se a fine gara si chiede di rendere la posizione, il problema riguarda il pilota, non certo la squadra, perché 9 e 10 a piloti invertiti, avrebbe sempre dato gli stessi punti al team, cambiava solo per il pilota. La squadra viene prima di tutti e qui ci si riallaccia a decisioni di Todt in un GP del Portogallo del 1995, quando chiese ad Alesi di dare la posizione a Berger (quarto e quinto) e Alesi mandò a quel paese Todt in mondovisione. Qui ci è mancato poco, quindi la sensazione che Ocon abbia una sorta di “protettorato” nel team, anche con la fuoriuscita di Permane e del team principal, è ancora forte. In fondo, Gasly a Monza lo aveva detto: “Amici? Lo sono con Leclerc, Ocon lo conosco da tempo, è solo il mio compagno di squadra…”.

Red Bull, il ricco e il povero

Altro problema da risolvere quello della coppia Red Bull. Perez annaspa, non tiene il passo di Verstappen e il team, o meglio Helmut Marko, gli dà addosso senza tregua. Un atteggiamento difficile da capire se non fosse che con quella filosofia il manager austriaco, oltre a tritare diversi piloti, ne ha sfornati altri, come Vettel e Verstappen e Ricciardo. Quelli “scartati” per giunta, hanno fatto carriera da altre parti, quindi un metodo Red Bull difficile da digerire, ma se ne esci (vedi Sainz…) hai fatto una bella scuola. Adesso Perez annaspa perché non ha un riferimento su cui contare, si è perso per strada e deve mostrare di essere degno del posto. Ha un contratto firmato, porta soldi dal Messico, ma di fronte a certe prestazioni la squadra può mollarlo. E guarda caso far correre Liam Lawson: giovane, da svezzare e senza pretese a fianco di un Verstappen al quale non si può chiedere nulla di più. Tenete d’occhio il futuro in questa squadra e prepararsi alle sorprese…

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