F1, Marchionne: «Il dialogo sul futuro della Ferrari è in evoluzione»

F1, Marchionne: «Il dialogo sul futuro della Ferrari è in evoluzione»
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A margine della presentazione della Alfa Romeo Sauber, il CEO di FCA, Sergio Marchionne, ha parlato anche del futuro della Ferrari in F1 e della volontà di far crescere piloti italiani
2 dicembre 2017

Arese - «La relazione tra noi e chi sta gestendo i rapporti commerciali della F1 è buona; il dialogo è in evoluzione, e abbiamo tempo fino al 2020 per prendere una decisione. L’accordo che abbiamo preso con Sauber scade nel 2021, nell’eventualità che la Ferrari decida di non correre più in F1. Le differenze di opinioni non sono poche; Chase (Carey, ndr) e io condividiamo il fatto che sia necessario trovare una soluzione per il bene dello sport, ma bisogna essere chiari sui punti su cui la Ferrari non può mollare. La minaccia è seria»: Sergio Marchionne è ancora una volta molto chiaro sui possibili scenari futuri della Rossa nel Circus dopo la scadenza del patto della concordia nel 2020.

«Ho già parlato più volte dell’importanza della tecnologia – ha dichiarato il CEO di FCA durante la presentazione della Alfa Romeo Sauber ad Arese - il cuore della Ferrari è lo sviluppo tecnologico delle sue macchine e deve perseguire questo obiettivo. Se lo sport si muove in altre direzioni, troveremo altri modi per dimostrare la nostra esperienza in pista, magari portando la Sauber con noi».

Una collaborazione, quella con Sauber, partita con obiettivi sfidanti. «Il rientro di Alfa in Formula 1 va a completare il progetto di ricostruzione del DNA del marchio. Per quanto riguarda l’entità dell’investimento, vogliamo dare ad Alfa la possibilità di competere seriamente e dare alla Ferrari un concorrente serio. L’impegno c’è, così come il programma di trasferimento di risorse dalla Ferrari».

Si prevede che Alfa Romeo possa acquisire il team Sauber in toto? «Magari arriverà anche questa opportunità; non ne abbiamo discusso con la scuderia al momento. La cosa fondamentale, al momento, è riconoscere i ruoli delle due realtà. Alfa apporterà tutto il know-how tecnologico e commerciale possibile. Il motore avrà lo stesso sviluppo di quello del team ufficiale Ferrari». Quanto agli obiettivi per la prossima stagione, «Ovviamente non possiamo avere aspettative alte, ma un miglioramento in classifica costruttori non è impossibile; lasciamoli lavorare, comunque».

Nel momento in cui ci sarà un duello Ferrari-Alfa Romeo, Marchionne proverà più emozione o preoccupazione? «Se arriva l’imbarazzo ben venga, deciderò al momento da quale parte schierarmi; al momento credo tirerò dalla parte della Ferrari, ma vedremo». Sicuramente c’è dell’entusiasmo anche in casa Ferrari per il ritorno di Alfa Romeo in Formula 1. Ad una domanda sulle reazioni a questo sviluppo, Marchionne ha risposto: «Tutti pensano che sia una gran figata».

Ci vorrà tempo, ma la Ferrari Driver Academy vuole essere una fucina di talenti del nostro paese. Non possiamo operare delle scelte basate solo sulla nazionalità di un pilota, sbaglieremmo. La cosa importante è fare crescere i talenti; noi, come Ferrari, ci impegniamo a farlo

Al gran ritorno di Alfa Romeo in F1 manca un pilota italiano. Ad Antonio Giovinazzi, tra i papabili per un sedile nel team di Hinwil, è stato preferito Marcus Ericsson. «Capisco la voglia di correre di Giovinazzi – spiega Marchionne - ma ora siamo pieni. L’accordo con Sauber è stato stipulato anche nell’ottica di dare spazio ai giovani che stanno uscendo dalla Ferrari Driver Academy: ci vorrà tempo per piazzare i migliori».

«Cerchiamo di non confonderci sulla qualità dei piloti: gli alfieri si devono guadagnare il diritto di competere in F1, ed è un processo piuttosto lungo. Ci vorrà tempo, ma la Ferrari Driver Academy vuole essere una fucina di talenti del nostro paese. Non possiamo operare delle scelte basate solo sulla nazionalità di un pilota, sbaglieremmo. La cosa importante è fare crescere i talenti; noi, come Ferrari, ci impegniamo a farlo».

Il ritorno di Alfa Romeo in Formula 1 è una strategia che fa felici tanti estimatori del marchio, ma Marchionne ha dovuto anche prendere delle decisioni impopolari. «Abbiamo dovuto fare delle scelte dolorose, tra cui la riduzione della Lancia ad un marchio italiano con una gamma di prodotto ridotta. Io da giovane ero un Lancista, e ho un grandissimo affetto per il brand, ma abbiamo dovuto prendere una decisione difficile. Andare a cercare di rivangare la storia è molto pericoloso. Abbiamo deciso di farlo con il brand Alfa».

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