F1. Red Bull, il licenziamento di Christian Horner basterà a trattenere Max Verstappen?

F1. Red Bull, il licenziamento di Christian Horner basterà a trattenere Max Verstappen?
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Christian Horner è stato licenziato con effetto immediato dalla Red Bull, che ha scelto Laurent Mekies per sostituirlo nel doppio ruolo di CEO e team principal. Ma basterà per convincere Max Verstappen a restare a Milton Keynes?
9 luglio 2025

È davvero la fine di un’era. Christian Horner, team principal della Red Bull dal gennaio 2005, quando i successi che la scuderia avrebbe colto in Formula 1 erano ancora impronosticabili, è stato licenziato con effetto immediato. Le tensioni interne al team di Milton Keynes, emerse in superficie all’inizio della scorsa stagione con le scandalose rivelazioni su Horner, sono evidentemente arrivate al punto di non ritorno. Tanto da far sì che la testa del CEO e team principal della Red Bull finisse su un piatto d’argento, come perfetta vittima sacrificale per trattenere Max Verstappen.

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È una storia di mal di pancia, quella della Red Bull. Da un lato abbiamo le voci sul futuro di Verstappen, con quei contatti con la Mercedes che, dalle recenti parole di Toto Wolff – “un conto è conversare, un conto è flirtare”, aveva detto – sembrano essere stati avviati proprio dell’entourage dell’olandese. E dall’altro, le indiscrezioni circolate a maggio su un interesse da parte della Ferrari per Horner, rumor che probabilmente erano stati messi in circolazione per sottolineare l’appetibilità per altri team di una figura fondamentale nella storia della Red Bull in Formula 1.

Scatenare un po’ di gelosia – per usare una metafora sentimentale come ha fatto Wolff – non è evidentemente bastato a Horner per tenersi il posto. D’altronde, il manager inglese non era in una botte di ferro. Lo scorso anno, all’apice dello scandalo che lo ha riguardato, i risultati della Red Bull erano ineccepibili, e alla fine Verstappen ha colto il suo quarto titolo. Nel 2025 la musica è molto diversa. Silverstone, in fondo, è esemplificativa della situazione attuale della Red Bull. Da un lato abbiamo Yuki Tsunoda in ambasce, suonato come un puglie da una macchina di cui non riesce ad aver ragione. Dall’altro, c’è un Verstappen capace sì di cogliere la pole, ma con un assetto scarichissimo e per questo azzardato e controproducente per la gara.

Seduto a un minuscolo tavolino attorniato da noi giornalisti, Horner domenica dopo la gara sembrava compassato, mentre spiegava con dovizia di particolari una giornata da incubo per il suo team. In pochi avrebbero potuto preventivare che pochi giorni dopo Oliver Mintzlaff, CEO della Red Bull, gli avrebbe dato il benservito, ponendo fine a una storia pluridecennale, cominciata quando Horner era poco più che trentenne. Horner lascia a pochi mesi dalla rivoluzione del 2026, con un motore già al banco da tempo e una monoposto di cui in queste settimane andranno in produzione i primi componenti.

Mentre la F1 si prepara a cambiare faccia con un nuovo regolamento tecnico, la Red Bull sembra in procinto di sgretolarsi sotto il peso di pressioni interne fortissime. Solo il tempo ci dirà se il sacrificio di Horner basterà a trattenere Verstappen, ingranaggio fondamentale ma allo stesso tempo distruttivo di un meccanismo una volta oliato, ma ormai malfunzionante. Al posto di Horner nel doppio ruolo di CEO e team principal arriva Laurent Mekies, il secondo ex Ferrari dopo l’attuale numero uno della McLaren, Andrea Stella, a essere promosso in una carica apicale in una scuderia di punta in Formula 1.

“Io e Christian siamo gli unici due dinosauri rimasti”, scherzava Toto Wollf in Austria, una decina di giorni fa. Ora è lui ufficialmente il team principal con la longevità maggiore in F1. E viene da chiedersi quale sarà il destino di Horner post Red Bull. Immaginarselo team principal di Lewis Hamilton in Ferrari è un’eventualità che fino a un paio di anni fa sarebbe stata completamente folle, e pare bizzarra ancora oggi. Visto l’evidente feeling con Flavio Briatore – non avevamo potuto fare a meno di notarlo nella loro conferenza show a Barcellona – l’Alpine potrebbe rappresentare un'opzione sensata per lui.

La vera domanda, però, è un’altra. Riuscirà l’uscita di Horner a frenare quella che sembra la caduta libera di una scuderia che forse ha volato troppo vicina al sole scegliendo di diventare un costruttore nel 2026? L’onda lunga di una corrente nascosta verso il cambiamento cominciata con la morte di Dietrich Mateschitz nell’ottobre del 2022 si è infranta oggi, dopo addii non trascurabili, come quelli di Adrian Newey, Rob Marshall e Jonathan Wheatley. E non è detto che tutto questo basti a trattenere Max Verstappen, il cui unico obiettivo è vincere. Che sia in Red Bull o altrove.

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