F1. Road To Spa: in viaggio verso il GP del Belgio sfidando la pioggia

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Paolo Ciccarone
Ciccarone ci racconta il suo viaggio nella F1: ecco che succede nel GP del Belgio.
29 luglio 2023

Ultima gara prima della pausa estiva, per andare a Spa la “grande” idea è quella di andarci in auto. In fondo, sono “soltanto” 827 km per circa 9 ore di auto, nemmeno tanti a ben vedere. Il tempo c’è, la strada pure, l’occasione per fare un test auto di lungo percorso pure, perché no? D’altronde se si calcola l’ora di anticipo per andare in aeroporto, l’ora e mezza di volo, la mezzora per prendere l’auto a nolo a Bruxelles, poi i 150 km per andare al circuito per un altro paio d’ore, alla fine la differenza di tempo è poca e quindi, tanto vale fare un giro per l’Europa che conta. Svizzera, Francia, Germania e Belgio, col cellulare che squilla per ogni frontiera attraversata.

L’attraversamento della Svizzera è abbastanza problematico: limiti che da 100 km/h passano a 80 e 60 in un lampo, con pattuglia della polizia pronta a multarti per eccesso di velocità e in Svizzera, oltre un certo sforamento, diventa reato penale col carcere. Chi ha pensato la viabilità da quelle parti non deve avere ben chiare le idee in merito, visto che poi alla fine c’erano colonne dappertutto, traffico bloccato e intasamenti vari per cui abbassare i limiti non è che abbia dato un risultato positivo. Appena arrivati in Francia si respira. I 110 all’ora dal confine di Basilea sembrano una boccata di ossigeno e poi il lungo tratto, fino a dopo Colmar, senza pedaggi da pagare un sogno.

Sosta per il pranzo in un locale in cui a 17 euro il buffet era libero (e c’era di tutto) e poi si riparte destinazione Germania. Appena passato il confine arriva il biglietto da visita: pioggia a catinelle, che ci accompagna per tutto il week end dalla Germania al Belgio. A Spa il tempo cupo non dice nulla di buono, i parcheggi attorno al circuito sono già pieni di tende dei tifosi accampati, le mucche pascolano tranquille sotto la pioggia fitta e intensa che diventa temporale a tratti. Il silenzio è irreale, le nuove tribune sorgono come palazzi là dove c’era un bosco con gli alberi abbattuti dall’uscita della Source fino all’Eau Rouge, la fan zone è recintata ma già coi tifosi in colonna per accedere alle tribune. Fra lavori in corso, limiti bassi di velocità, pioggia e traffico, alla fine gli 827 km sembrano diventare oltre 2000 e quando alle 21 si riesce a trovare un ristorante vicino all’albergo (in Germania visto che in zona Spa non si trova niente a prezzi umani), si scopre che Da Mario è un ristorante calabrese con la gestione della signora che ha sposato un polacco. Insomma, una sorta di Europa unita anche a tavola, unica consolazione. Come faccia uno dalla Calabria ad aprire un ristorante in un paese quasi al confine col Belgio di 900 abitanti, resta un mistero, poi si scopre che nei paesini limitrofi (con 600 abitanti) di ristoranti italiani ce ne sono altri. Abbiamo portato la cultura della tavola là dove non c’era nulla. Una nota di merito ai nostri connazionali che con sacrificio sono diventati un punto di riferimento in zona.

L’accesso al circuito risulta problematico. Le indicazioni, in uscita, danno accesso all’autostrada direzione Liegi e Saint Vith. Poi, dopo aver percorso le stradine sterrate attorno alla pista, ti addentri fino a dove la macchina passa a malapena e: sorpresa! C’è un cancello che impedisce l’accesso all’autostrada. Ma perché hanno messo le indicazioni? Mistero. Spersi per il bosco, proviamo allora a seguire le indicazioni in senso inverso e, incredibile, anche nella direzione opposta a un certo punto c’è un cancello chiuso a chiave. Per cui non resta che rifare tutto il percorso inverso e, incrociando gli altri veicoli, segnalare che le strade sono chiuse a un certo punto. E’ una girandola pazzesca attorno al tracciato e il timore di restare bloccati per sempre da queste parti è forte. Poi finalmente si imbocca una stradina, col contadino che ci guarda male, e dietro a un autobus pieno di tifosi olandesi, riusciamo a venirne fuori. Intanto nei campeggi la gente beve birra, fa la doccia usando bottiglie d’acqua e si lava mezza nuda. Col freddo (14 gradi con pioggia e vento) e loro ridono felici.

Questa è Spa, con la gente attaccata alle reti per vedere i piloti impegnati lungo il tracciato, sbirciare da un buco per fare una fotografia e intanto prendersi la pioggia come se niente fosse. Un aspetto delle corse da non trascurare e che fa capire meglio cosa vuol dire questa pista e queste condizioni.

Copyright Fotografie: Beppe Magni

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