F1, un GP di Monaco con più ombre che luci

F1, un GP di Monaco con più ombre che luci
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Paolo Ciccarone
Il GP di Monaco nel 2023 ha ormai più ombre che luci
29 maggio 2023

Una gara che ormai fa acqua da tutte le parti e non ci riferiamo alla pioggia caduta sul finire della corsa.

Il GP di Monaco, ormai, mostra chiaramente i limiti di una organizzazione e una struttura che nell’edizione numero 80 ha messo in luce i problemi da risolvere. Quello viabilità, almeno, è stato parzialmente adeguato, complice anche a una mancanza di spettatori che di solito affollavano il Principato.

Quello che Monaco ha mostrato sono carenze organizzative dovute agli standard attuali della F.1 che le strette stradine e spazi disponibili evidenziano. Il paddock attuale ormai è diventato un villaggio di oltre 3 mila persone, la produzione TV altrettanto grande e spostata in altra sede, i paddock Porsche Cup da un lato, F.3 e F.2 da un altro con viabilità bloccata quando uno esce e un altro entra. Ma fin qui fa parte del gioco. Quello che invece non fa parte ed è pesante da gestire, è il modo in cui si lavora. A Monaco erano presenti, al solito, centinaia di ospiti più o meno VIP, gente che normalmente la F.1 non sa nemmeno cosa sia, ma il jet set funziona così e vale dappertutto. Il problema, però, erano gli addetti ai lavori, gente che da anni frequenta i paddock e che appena metteva piede su un motor home per poter parlare con un pilota o un manager, veniva prontamente allontanata e in alcuni casi anche in malo modo. Nonostante il pass al collo e la conoscenza dell’ambiente. Infatti, i più esperti hanno trovato il modo di aggirare l’ostacolo, bloccando i protagonisti strada facendo, ma sempre con gli intrepidi addetti stampa pronti ad allontanare chi deve lavorare.

Una volta si condividevano degli spazi fra media e team, con aree dedicate al pranzo in comune. Adesso alla stampa è vietato mangiare e solo gli ospiti possono accedere. Insomma, da circolo aperto come nelle intenzione di Liberty Media, ogni motor home è diventato un circolo chiuso dove chi deve lavorare fa fatica. Poche le eccezioni: Pirelli, ad esempio, il bar l’ha lasciato disponibile alla stampa e a volte qualcuno riesce anche a mangiare. Ferrari ha riservato due tavolini per la stampa, ma difficilmente oltre il caffè si riesce ad andare. Nonostante il nuovissimo motor home della FIA, che nelle intenzioni doveva essere ospitalità anche per i media, di fatto giornalisti invitati e attesi a tavola, sono stati cacciati in malo modo all’ingresso. Vabbè, problemi vostri direte.

Invece sono anche problemi vostri che leggete, perché non potendo accedere alla fonte delle notizie, vi dovrete abituare ai copia e incolla di gente che se ne sta a casa e di sapere davvero cosa succede, ve lo scordate. In sala stampa a Monaco, poi, si è toccato il fondo. Oltre 300 giornalisti accreditati (compresi i fotografi) e due cartoni di panini (raffermi e secondo chi li ha provati, pure stomachevoli) sufficienti per meno della metà dei presenti. Non solo, chi aveva intolleranze o allergie o era vegano, non aveva scelta. Macchinetta del caffè gratis, ma se volevi un biscotto dovevi pagartelo.

A precisa domanda sul perché nel Principato il servizio catering sia il più brutto e, diciamolo, schifoso di tutto il mondiale, nonostante la cornice attorno, la risposta ufficiale è stata che: “Non è previsto in nessun accordo che il media center debba fornire catering alla stampa, inoltre qui non abbiamo lo spazio per farlo e nonostante tutto abbiamo fatto il possibile, visto che i panini ci sono costati 50 mila euro in più”. Della serie cornuti e mazziati. Certo, il fatto che uno vada a lavorare (pensate anche alla maggior parte delle presenze nel paddock) e debba essere trattato a pesci in faccia perché non può parlare coi manager, coi piloti, deve stare lontano dai motor home, deve accontentarsi di un panino (se va bene, altrimenti Miami o Bahrain o Jeddah sono solo un ricordo di eccellenza) ed essere pure redarguito mentre è lì per informarvi e lavorare, fa capire come si sia al limite. Non solo delle strutture ma anche della decenza di chi da 80 anni non ha ancora capito che i tempi sono cambiati e che devono cambiare anche loro.

Altrimenti, meglio sparire. La soluzione? Si potrebbe ipotizzare un’area dedicata (vecchia idea di Bernie Ecclestone) e magari stabilire anche un prezzo convenzionato, ma almeno avere tranquillità e poter avere una zona di scambio fra media tecnici e piloti senza dover essere inseguiti e cacciati via mentre invece si cerca solo di fare il proprio lavoro.

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