Formula 1 2014, appunti di viaggio: cosa significa fare la spesa a Silverstone

Formula 1 2014, appunti di viaggio: cosa significa fare la spesa a Silverstone
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Christian Staurenghi, Responsabile Catering Pirelli Motorsport, ci racconta i retroscena del fare la spesa a Silverstone e cosa significa vivere l'atmosfera del tracciato britannico. Ieri e oggi
3 luglio 2014

E rieccoci ancora in viaggio verso una sede di Gran Premio. Andare a Silverstone forse ha un solo vantaggio, quello che si può prendere l’aereo senza doversi dividere al volante dei mezzi in uso allo staff. Forse è la sola gara europea in questo e di sicuro semplifica la vita, perché guidare è bello ma attraversare sempre l’Europa da un capo all’altro, alla fine stanca. E quindi, appunti di viaggio per Silverstone che partono dall’aeroporto di Bergamo direzione Londra Stansted.

Tutti insieme

La banda, come amo chiamarla, io con le hospitality di F1 e GP2 – GP3  che per l'unica volta nella stagione si ritrova tutta a Bergamo per i lombardi e e zone limitrofe e a Pisa per i toscani. Arrivati a Londra si noleggiano alcune auto per dirigerci a Silverstone che non è proprio dietro l’angolo, visto che dagli aeroporti inglesi, da Gatwick Heatrow o Stansted dista oltre 150 km…

Come avrete capito il nostro staff proviene da più parti del nostro Bel Paese e anche in passato vi erano persone che venivano anche da stati esteri. Portogallo, Canada, Francia, Inghilterra ma l’importante era organizzarsi per raggiungere il nostro Paese, quando all’epoca era una meta appetibile. Ora le cose sono cambiate, nel senso che gli italiani vogliono andare all’ estero perché le condizioni sono maggiormente favorevoli dal punto di vista economico/tassativo e di trattamento sociale.

Una gara storica e sentita

Tornando a Silverstone, questa rimane una gara storica e molto sentita, un po’ come Monza, ed ha un suo fascino unico e tutto suo. Prima della “scoperta” dell’aereo si raggiungeva Silverstone dopo due giorni passati al volante e si arrivava alla meta, attraverso strade di campagna trafficatissime con la coda dietro l’angolo sempre in agguato e pronta a bloccarti, quasi lo stare in colonna fosse una specialità tutta inglese. Però c’era il fascino che si arrivava col traghetto con lo sfondo delle bianche scogliere di Dover. Era l’unico momento di riposo dopo due giorni di fila a guidare e quando dal traghetto vedevi le famose scogliere, capivi tante cose improvvisamente, cose che non si possono spiegare, bisogna viverle.

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Anche nelle hospitality la F1 di oggi è molto diversa da quella di qualche anno fa. Memorabili le serate a "pane e salame" con Fisichella

 

Una volta le hospitality erano costruite con i  pullman a due piani, tipo quelli che girano per Londra, e una tenda da 12 metri per due con un pavimento in plastica e tavoli da campeggio, un tavolo per la macchina del caffè e una del thé, una griglia o un fornello per dare un piatto caldo al team. Era tutto improvvisato, il pullman poi veniva smontato e diventava il mezzo di trasporto, oggi non è più così, si tratta di strutture create appositamente. Venire a Silverstone era una di quelle gare dove ti confrontavi con le colazioni all’ inglese e i barbecue serali, contro la pasta e i piatti tradizionali Italiani, il paddock prendeva equilibri inimmaginabili oggi.

Era una sfida tutte le sere fra le squadre inglesi e le nostre. All’epoca, parlo degli  anni '90, oltre a Ferrari e Minardi c’erano anche Scuderia Italia, Fondmetal, Coloni, Andrea Moda, Life. Eravamo davvero tanti col tricolore in mano e che direi dei francesi? La Larrousse, Ligier, Renault, altro che la monotonia di oggi… Sicuramente era un ambiente più sereno e amichevole e potevi anche credere che la competizione fosse sana e fine a sé stessa. Poche persone e multifunzionali componevano il team e il rispetto era ingrediente fondamentale per lavorare ai livelli F1 di allora, e alla fine del GP ci si dava appuntamento alla gara successiva, non mancando mai di salutare compagni ed avversari.

L'atmosfera del GP

Esternamente al circuito il Luna Park e i campeggi facevano da contorno alla festa del Gp e in più di una occasione il paddock si riversava li per partecipare alla festa. Meraviglioso. Allora per le spese ci si appoggiava al villaggio più vicino, con il macellaio di fiducia e il fruttivendolo del paese, oggi il Tesco o la Metro ti garantiscono i quantitativi richiesti, ma bisogna viaggiare per 40 minuti prima di arrivarci, ed è più semplice trovare un villaggio vicino per trovare un piccolo supermercato per non fare 80-100 km come succede oggi.

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Prima era infattibile dormire lontani dal circuito. Non dormire nei box significava mettersi in coda e non riuscire ad arrivare al lavoro in tempo

 

Attorno a Silverstone si trova un po’ di tutto e qualità e prezzi sono discreti. Forse per chi lavora qui, ma se vieni da fuori tutto ti sembra un po’ più caro. Un tempo persone come Fisichella, Trulli ed altri piloti si trovavano a vivere qui e si portavano i prodotti da casa per assaporare un po’ della nostra terra e mi ricordo serate con Fisico a tagliare prosciutti o a cucinare Italiano a casa sua ad Oxford, o con Jarno ed Alesi a dormire nel motorhome in pista perché il traffico esterno rischiava di bloccarti in macchina, senza speranza di arrivo in orario. Ora è tutto molto diverso.

Ora è tutto diverso

Gli hotel rimangono lontani dal circuito, ma le strade sono state potenziate con minimo 2 corsie per direzione di marcia e non si passa più attraverso i villaggi. Anzi, si dovrebbe ma visto che c’è sempre traffico, chi conosce le strade sfrutta i passaggi che ricordano le mulattiere pur di arrivare in tempo in pista… Alcuni hotel fanno da contorno al circuito ma sono occupati dai soliti noti, anche per i costi molto elevati. Il paddock si è trasformato e diviso in quello che era un aeroporto militare parecchi anni fa. La zona F1 rimane nella parte nuova, con il suo paddock solitario, mentre Gp2 Gp3 assieme alla Porsche Cup o alle Formule minori, beneficiano di quello che per anni è stato il vecchio paddock F1 e la partenza del vecchio circuito.

Il clima British ti consiglia di portare sempre un giubbino da pioggia, ma al momento il clima è dalla nostra parte e quanto il sole e il cielo limpido ti concedono spazio, l’ambiente circostante composto da verde e campi e piccole foreste ti fa sentire in mezzo alla natura. Anche questo per me è Silverstone. La storia, la passione e un modo di intendere l’automobilismo che solo un vero appassionato può comprendere.

Christian Staurenghi, responsabile Motor Home Hospitality Pirelli F1, GP2 e GP3

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