Formula 1: toglieteci tutto, ma non le prove libere

Formula 1: toglieteci tutto, ma non le prove libere
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Stefano Domenicali, CEO della F1, ha nuovamente auspicato la riduzione al minimo delle prove libere. Dimenticandosi, almeno in apparenza, di quanto siano importanti per lo spettacolo che continua a invocare
27 marzo 2023

"Io vorrei limitare al minimo possibile le prove libere, che interessano solamente agli ingegneri delle varie squadre e non ai telespettatori": così il CEO della Formula 1, Stefano Domenicali, si è espresso ai microfoni di Sky in occasione del weekend di gara della MotoGP a Portimao. Domenicali, ribadendo un concetto che aveva già espresso in precedenza, ha aggiunto che nella prossima riunione della F1 Commission proporrà cambiamenti in modo tale che “ogni volta che le monoposto scendono in pista” debbano “essere messe in condizione di lottare per qualcosa di importante, per cui valga la pena”.

Ridurre il numero delle prove libere, incalza Domenicali, potrebbe “aggiungere ulteriore intensità allo show, che tutti vogliono vedere quando le auto sono in pista per correre”. Domenicali porta avanti una tendenza che è già iniziata da tempo. Dallo scorso anno, le due sessioni di prove libere del venerdì durano 60 e non 90 minuti, togliendo un’ora preziosa ai team per raccogliere dati. E nei weekend di gara con la Sprint al sabato, le sessioni di prove libere diventano solamente due, di cui una da disputare post qualifica, già in regime di parc fermé, in attesa che i cambiamenti ventilati su questo fronte siano implementati. 

L’effetto di questa riduzione delle prove libere è stato evidente fin dai primi weekend delle Sprint. Con un tempo minimo per provare gli assetti, chi svolge bene i compiti a casa al simulatore ha un vantaggio notevole, così come lo ha chi ha una vettura in grado di rispondere a qualsiasi esigenza in termini di assetto senza fare capricci. Non è difficile immaginare che una decisione presa per aumentare l’imprevedibilità in pista finisca invece per premiare i team con le monoposto più efficienti, come l’implacabile Red Bull RB19 di quest’anno.

La necessità di offrire uno spettacolo avvincente a chi spende molto sia per seguire da casa con la pay-per-view che per vedere le monoposto in pista è comprensibile. Ma le prove libere sono uno strumento fondamentale per le scuderie, soprattutto da quando non è più possibile effettuare test privati in pista. Per una categoria come la F1, che si professa come la vetta tecnologica del motorsport, la sofisticazione ingegneristica è una caratteristica imprescindibile. E affinché non diventi secondaria, non è possibile mandare in pista le scuderie allo sbaraglio.

Quanto siano importanti i collaudi in pista Domenicali lo sa molto bene, visto che ha lavorato in Ferrari quando la scuderia di Maranello disputava l’equivalente di diversi GP sulla propria pista di Fiorano per preparare al meglio le monoposto in vista delle vere gare. Ora pare dimenticarsene, ma la verità è che non tutto può essere sacrificato sull’altare dello spettacolo. Le prove libere, anche se in teoria non mettono i team in “condizione di lottare per qualcosa di importante”, all’atto pratico lo fanno. Perché in quei minuti contati in pista, si decidono i weekend di gara. Insomma, toglieteci tutto, ma non le libere.

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