Formula 1, Villeneuve: «Smettere con le corse? Non se ne parla»

Formula 1, Villeneuve: «Smettere con le corse? Non se ne parla»
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Paolo Ciccarone
Jacques Villeneuve sta per raggiungere il traguardo dei 45 anni, ma non ha alcuna intenzione di abbandonare le corse. E non risparmia critiche alla F1 moderna
14 febbraio 2016

Il prossimo 9 aprile saranno 45 candeline da spegnere e di smettere con le corse non se ne parla. Jacques Villeneuve affronta la sfida della stagione 2016 tornando al passato: “Eh sì, di smettere non se ne parla, davvero, quest’anno torno alla Nascar, un campionato vivace e divertente. Io amo le corse, le ho nel sangue e fin tanto che potrò, non mi sposto da un volante” dice il canadese in tour a Torino, alla Sparco precisamente, dove gli stanno preparando le tute la prossima stagione. E’ vero che le preferisci belle larghe e li fai diventare matti con le misure? “Sì, ma non è una questione di moda, io lo faccio per una ragione ben precisa: la tuta larga mi permette di guidare comodo, è più lontana dalla pelle e in caso di incendio non sono vulnerabile come con una tuta stretta e aderente. Poi traspira meglio, quindi non metto la tuta aderente per fare il fashion driver. Anzi, sinceramente non capisco perché in F.1 girino con quelle tutine aderenti, attaccate alla pelle, che sembrano dei modelli. Forse avran preso la mania dal ciclismo, dove usano tutti l’abbigliamento aderente per una questione di aerodinamica, ma in macchina non serve. Preferisco stare comodo piuttosto che fighetto e a rischio!”.

Di smettere non se ne parla, davvero, quest’anno torno alla Nascar, un campionato vivace e divertente. Io amo le corse, le ho nel sangue e fin tanto che potrò, non mi sposto da un volante

Sempre senza peli sulla lingua, Jacques Villeneuve continuerà le sue telecronache di F.1 fra una gara Nascar e l’altra? “Sì, anche se raccontare questa F.1 è diventato difficile, quasi impossibile, per le complicazioni tecniche. Per me è sbagliato il concetto stesso della F.1 di adesso. Dovrebbe essere la categoria dove si spinge al massimo, dove si tira allo spasimo con macchine difficili da guidare. Invece con la scusa dei motori ibridi, del recupero di energia e della gestione delle gomme, non si va più al limite come dovrebbe. Per me è sbagliato. Se si vuole fare ricerca ci sono le gare prototipo e lì, per assurdo, vanno tutti al limite senza la gestione da ragioniere che c’è oggi in F.1”. Tu hai corso in F.1, Indy, WRC, Prototipo e ultimamente con la F.E, differenze per quanto riguarda le monoposto? “Ai miei tempi la F.1 era difficile da portare al limite, era molto potente e leggera, per cui non tutti riuscivano a sfruttare la macchina. Poi c’era il lavoro di affinamento con gli ingegneri, davvero eccezionale quello che si poteva fare coi tecnici. Con la F.Indy dovevi lottare con la macchina e anche contro la macchina, in certe piste stradali fra dossi, buche e altro, dovevi inventarti qualcosa. Era una monoposto potente come la F.1 ma meno raffinata. Infine la F.E, una monoposto che si guida come una monoposto qualsiasi e quando sei in qualifica devi spingere al massimo, in gara poi cambia la musica perché devi gestire la potenza a disposizione. Un po’ una delusione se devo essere sincero”.

Jacques Villeneuve e i suoi meccanici festeggiano la vittoria del titolo mondiale nel 1997
Jacques Villeneuve e i suoi meccanici festeggiano la vittoria del titolo mondiale nel 1997

Ma visto l’andazzo delle regole F.1 un domani la F.E potrebbe essere la sostituta? “No, affatto. Per avere la stessa potenza di una F.1 dovrebbe avere il quadruplo di energia a disposizione e con le batterie di oggi più di così non si fa. Direi che sono due cose diverse e separate, due concetti che non hanno nulla che spartire. La F.1 resterà tale, ma se non cambiano regole e la rendono diversa, la F.Ibrida non andrà lontano, non piace a nessuno”. E vogliamo parlare dei piloti? Non è che oggi ci sia molto da raccontare, tu eri un personaggio, ricordo a Jerez ultima di campionato, con le parrucche bionde…”Ma sai, ai miei tempi nonostante gli sponsor o i team ti dessero indicazioni, eri libero di parlare e di dire quello che volevi, se avevi qualcosa da dire. Oggi fra i costruttori, gli sponsor, il marketing, sei più ingessato. E poi non dimentichiamo che i piloti di oggi sono sempre più giovani. A 5 anni corrono già, a 17 arrivano in F.1 senza personalità, un qualcosa da dire, da comunicare. E poi girano troppi soldi…”.

Per me è sbagliato il concetto stesso della F.1 di adesso. Dovrebbe essere la categoria dove si spinge al massimo, dove si tira allo spasimo con macchine difficili da guidare

Veramente ai tuoi tempi non è che ne girassero meno di soldi… “E’ vero, ma ti garantisco che avevamo la percezione di prendere tanti soldi, poi li confronti con quelli di oggi e capisci che erano pochi, molto pochi rispetto a quello che si poteva prendere”. Continui ancora a suonare, ad avere passione per la musica? “Sì, certo, sto finendo il mio secondo CD, ma non ho tempo da dedicarci, preferisco le gare. Sai, ho quattro figli da mantenere, una famiglia, meglio che mi dia da fare possibilmente al volante…”. Che ne dici di Lewis Hamilton che sta preparando un CD in collaborazione con Rihanna? “Non so, non l’ho mai sentito suonare, non ho idea, mi dicono sia bravo. Io conosco bene Damon Hill, abbiamo anche suonato insieme, ma con Lewis no. Vedi, la musica è fantasia, ritmo, qualcosa che uno ha dentro, ma per farla bene devi avere il tempo da dedicare. Per correre in auto di tempo ce ne è poco e voglio sfruttarlo tutto, quando smetterò e sarò vecchio, avrò tutto il tempo per suonare come si deve”.

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