Honda-Aston Martin dal 2026: è ufficiale. La storia in F1 fino ad oggi

Honda-Aston Martin dal 2026: è ufficiale. La storia in F1 fino ad oggi
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Ora è ufficiale: Aston Martin e Honda convoleranno a nozze nel 2026. In attesa di scoprire come andranno le cose, ripercorriamo la storia della casa nipponica in F1
23 maggio 2023

Aggiornamento 24 maggio: nella notte italiana, Honda e Aston Martin hanno confermato che uniranno le forze a partire dalla stagione 2026.


Honda e Aston Martin sono pronte a convolare a nozze. Secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, citando fonti vicine ad HRC, la casa nipponica dovrebbe annunciare nella giornata di domani il ritorno in Formula 1 dal 2026 - anno in cui debutterà la nuova generazione di motori senza MGU-H - fino al 2030. Che Honda stesse meditando di rientrare con un impegno decisamente più ampio della collaborazione tecnica in essere con la Red Bull lo si era capito nel momento in cui è stata diffusa la lista dei motoristi per il 2026, nella quale figurava proprio la casa giapponese. E se Honda vuole tornare alla ribalta, dal canto suo Aston Martin si assicurerebbe una power unit in esclusiva, senza dover sottostare ai vincoli progettuali dovuti alla fornitura dei motori da parte di Mercedes.

Ma prima di pensare al futuro, è bene dare uno sguardo al passato di Honda in Formula 1. Il periodo di maggior successo del marchio giapponese nel Circus risale all'epoca delle prime nozze con la McLaren, nel 1988. Dopo i fasti dell'era con i motori Porsche con badge TAG Heuer, la scuderia di Woking decise di unire le forze con la casa nipponica. Nacque da questo legame la McLaren MP4/4, una delle vetture più devastanti della storia della Formula 1. Con la coppia sconsigliata ai deboli di cuore formata da Ayrton Senna e Alain Prost, la MP4/4 vinse 15 GP su 16, una percentuale incredibile. Prost colse più punti, ma il discusso sistema di punteggio per cui risultavano validi solo i migliori 11 risultati della stagione premiò Senna, che vinse il suo primo titolo mondiale.

Con l'addio al turbo, la Honda per il 1989 fornì alla McLaren un V10 ad aspirazione naturale di 3.5 litri, che consentì alla scuderia di Woking di vincere entrambi i titoli con la nuova MP4/5. Il rapporto tra Senna e Prost, però, deflagrò in maniera spettacolare dopo le acrimonie del GP di San Marino, in cui Senna ruppe un patto di non belligeranza non scritto alla prima curva. La rivalità si accese ancora di più, arrivando al climax dell'incidente nel GP del Giappone. A quel punto, Prost era già con un piede fuori dalla McLaren, visto che aveva raggiunto un accordo con la Ferrari per il 1990. Senna vinse la gara a Suzuka, ma fu successivamente squalificato, e il mondiale andò a Prost. Senna avrebbe restituito la pariglia l'anno successivo, sempre in Giappone. McLaren e Honda avrebbero vinto altri due mondiali con il brasiliano, nel 1990 e nel 1991, prima di interrompere il rapporto alla fine del 1992.

Il debutto di Honda in Formula 1, però, risale a due decenni prima. Quattro anni dopo la produzione della prima vettura di serie marchiata Honda, il marchio decise di fare il suo ingresso in F1. Correva l'anno 1964, e Honda decise di fare le cose in grande, progettando sia telaio che motore, cosa che all'epoca facevano solo Ferrari e BRM. Alla seconda stagione in F1, Richie Ginther in Messico colse al volante della sua RA272 la prima vittoria per un costruttore giapponese nella massima categoria del motorsport. Un'altra vittoria arrivò in Italia nel 1967 con John Surtees, che avrebbe colto il quarto posto nel mondiale a fine anno. La morte di Jo Schlesser nel GP di Francia del 1968 portò Honda a ritirarsi dalla F1. 

Dopo un altro ritiro, quello alla fine della stagione 1992, la casa giapponese decise di tornare a fornire motori alla BAR nella stagione 2000. Nel 2001 e nel 2002 anche la Jordan usò motori Honda, finché quest'ultima non decise di concentrarsi sulla sola BAR. Nel novembre del 2004, Honda comprò una quota del 45% della scuderia e a fine 2005 annunciò l'acquisto della quota di maggioranza della scuderia, che l’anno successivo prese il nome del marchio nipponico, diventandone il team ufficiale. Honda non si fermò qui, visto che fornì i motori alla “cuginetta” Super Aguri, una sorta di team B spinto dalla casa giapponese per garantire una collocazione a Takuma Sato, sostituito da Rubens Barrichello a fine 2005. 

Dopo una stagione d’esordio convincente, in cui arrivarono alcuni podi e la prima vittoria in carriera di Jenson Button in Ungheria, la Honda non riuscì a fare il salto di qualità. Anzi: il quarto posto nel mondiale costruttori nel 2006 sarebbe rimasto il miglior risultato di quell’avventura. Il picco del 2007 fu il quinto posto di Button in Cina. Nel 2008 Barrichello colse un podio a Silverstone, ma la Honda concluse il mondiale in nona posizione. Dopo aver sacrificato lo sviluppo della RA108 per dedicarsi al cambio regolamentare previsto per il 2008, la Honda decise improvvisamente di lasciare la F1. Ross Brawn rilevò la scuderia dando vita alla Brawn GP, sensazionale Cenerentola per una stagione prima di diventare Mercedes.

Il resto è storia recente. L'approdo in F1 come fornitore di McLaren nel 2015, con un anno di ritardo rispetto alla concorrenza, già immersa nell'era dell'ibrido dalla stagione precedente, con conseguenze pesanti sulla performance e soprattutto sull'affidabilità. Il Fernando furioso, con il celebre sfottò "GP2 engine" di Alonso davanti ai papaveri della casa nipponica in Giappone. il divorzio a fine 2017 con McLaren per unirsi a Toro Rosso, e, dal 2019, anche a Red Bull. E infine il ritiro a fine 2021, prima che Red Bull, con il motore Honda con badge Red Bull Powertrains, vincesse il titolo mondiale costruttori nel 2022. Oggi, dopo tante tribolazioni, il propulsore Honda spopola in F1. E solo il tempo ci dirà se anche la sua nuova iterazione 2026 potrà fare lo stesso.

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