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Il primo impatto non è dei migliori. Nel senso che mentre dall’alto del A 350 della Qatar Airways vedi le due piste e lo spazio sul mare per la costruzione della terza pista, e tutto intorno fra baie, alberi e laghetti, la mega struttura del nuovo aeroporto, che da qualche anno ha sostituito quello che era più simile a un pollaio che una moderna stazione aerospaziale, o giù di lì, pensi che tutto scorrerà liscio. Invece no.
Contemporaneamente ci sono 5 voli intercontinentali in arrivo: Atlanta, Georgia, poi Milano, Roma, Francoforte, Londra e altri in attesa per cui ci si ritrova in qualche migliaio al controllo passaporti in una lunga ed estenuante fila alternata. In coda troviamo anche Ralph Schumacher, che sta leggendo il comunicato stampa della Mercedes che ringrazia il nipote Mick per la collaborazione e l’addio alla F.1. Scuote la testa, fa una smorfia. Forse ne sa qualcosa, ma quando lo salutiamo resta sorpreso, poi sorride e riprende a inviare mail e messaggi. Al controllo c’è una triplice fila per chi lavora in F.1. E infatti siamo tutti incolonnati perché la fila privilegiata è solo apparente. A fianco quello degli equipaggi dei voli si interrompe. Il comandante del volo dagli USA resta bloccato. Il poliziotto prende il passaporto, fa telefonare in giro, lo ferma. Attimi di preoccupazione sul volto di hostess e steward. Poi il poliziotto con gesto imperioso gli dice: mi segua! E il comandante esegue. Salvo poi scoprire che ha cambiato postazione perché il computer in aggiornamento era bloccato!
Arriva il nostro turno. L’agente di guarda quasi schifato (sarà bello lui…), ci prende le impronte digitali delle 4 dita della mano destra, ci scatta due foto (la manderà ai matrimoni?), poi digita qualcosa, mette un bollino sul passaporto e lo getta schifato verso noi. Stessa scena per tutti i 3000 passeggeri assembrati nello stretto spazio aeroportuale. Dopo oltre un’ora e mezza siamo fuori. Si va al banco telefoni, si acquista una sim locale da 5 giga a 17 euro, valida una settimana, poi al banco noleggi auto dove si spende più di garanzie che dell’auto. E qui viene fuori la prima sorpresa. Ci danno una Ford Figo (si chiama proprio così) che altro non è che una Fiesta tre volumi del 2021 con 44 mila km, con tanto di tabella energetica che sancisce la massima efficienza del mezzo. Un Euro 4 Europeo, dato come il massimo. Adesso uno si chiede le nostre Euro 6 D Temp qui che farebbero? Ci sono delle colonnine di ricarica elettrica, ma nessuno le occupa, in molti hanno veicoli cinesi, una vera invasione rispetto al passato. BYD ha aperto uno store in centro, là dove c’era un centro commerciale nella diplomatic area, pieno di luci e modelli esposti. In maggioranza SUV da 5 litri V8 da 450 CV.
Arriviamo in zona albergo, un Ramada vicino al Suk (bella posizione con musei vicini e tanti ristoranti e negozi) al prezzo modico di 280 euro per 4 notti, alto livello. Volendo spendere di più si poteva fare, ma non ne vale la pena. Ah, ovviamente con piscina, palestra e centro benessere compreso (per la cronaca: massaggio base a 110 euro, meglio declinare…). È tardi, non si fa in tempo ad andare al centro accrediti, si rimanda al mattino dopo. Si prova a uscire per mangiare al suk, ma il vento forte e freddo consiglia una rapida fuga in albergo dove il ristorante è aperto. In totale ci sono 30 tavoli, l’unico occupato è il nostro. Non c’è nessuno, chiediamo il menù e fra le cose mangiabili e riconoscibili c’è del pollo che arriva dopo 35 minuti di attesa. Non avevamo fretta ma fame sì e si chiude un occhio, anzi due.
Mattino di buon’ora si parte verso il centro accrediti, situato in un golf club vicino al circuito. Dopo infinite peripezie, il navigatore ci porta nella strada giusta, ma stanno costruendo qualcosa e ci si ritrova in mezzo alla sabbia del deserto senza sapere da che parte andare. Quando finalmente vediamo il centro, bello, accogliente, elegante, entriamo e ci sono tre addetti che dormono. Ci danno il parcheggio dopo una estenuante ricerca del pass, che era in un blocchetto di fronte a noi ma che l’addetto non vedeva… E qui nasce il problema: torniamo in circuito, 4 km di strada, 500 metri in linea d’aria. Arriviamo all’incrocio, ci impediscono di girare a sinistra, ci mandano a destra. Vabbè c’è il ponte, facciamo inversione. No, chiudono la strada, ci rimandano verso il centro di Doha. Alla fine, facciamo 17 km di giri in tondo prima di arrivare in pista. Qualcuno, italiano, omettiamo il nome, ha dato fuori di matto e ha insultato i poliziotti dopo il terzo tentativo di ingresso, rischiando l’arresto. In ogni caso il giorno dopo hanno cambiato la viabilità, segno che gli insulti saranno serviti…
La sala stampa è meno fredda dell’anno scorso, il catering di altissimo livello, è sparita la sala giochi dell’anno prima, che non serviva a niente. Il cubo sembra quasi accogliente. Ci danno il kit di benvenuto. Una scatoletta viola col nome del GP. Apriamo, ci sono 4 datteri. Fine del welcome kit. Nel paddock invece furoreggia un banchetto per i gelati e uno col caffè, con lunghe file. Ci guardiamo attorno, ma non c’è nessuno. Per forza, abbiamo sbagliato col fuso e siamo arrivati in circuito 5 ore prima dell’apertura ai team…Il freddo impera, il vento forte pure. Arrivano i piloti, frotte di fotografi li attendono. Poi urlano perché a fianco di Hamilton c’è un tifoso locale che si fa firmare un po’ di tutto e i fotografi gli urlano di andare via. Senza esito, tanto che Lewis attraversa la frotta schierata buttandosi in mezzo e creando lo scompiglio. Andrà meglio il giorno dopo, forse.
Intanto dal parcheggio media alla sala stampa, si deve fare un percorso di guerra. Transenne a convogliare il traffico pedonale, controlli metal detector pesanti, poi altra transenna, poi la navetta e infine ingresso sala stampa dopo un giro tondo che a farlo a piedi era di 400 metri ma così diventa di qualche km, stessa cosa al ritorno in una serie di complicazioni senza senso e con un traffico pazzesco, anche perché guidano molto male, con stradoni a 5 corsie, se devi svoltare a sinistra devi prendere le due corsie dedicate un km prima, solo che il classico fenomeno locale, con il grosso SUV di 5000 di cilindrata, da destra a sinistra taglia sempre la strada creando scompiglio. La sera il rientro è traumatico perché le luci si accendono sui palazzi e grattacieli, creando uno spettacolo unico, specialmente nel lungo mare, la Corniche, che distrae per la bellezza, così come i musei nazionali, quello della cultura islamica, il palazzo di governo, con la tribuna per le sfilate militari lungo mare. Davvero caratteristico e distraente. Poi altro mattino, colazione in hotel a 10 euro, rifiutata perché ritenuta cara. Si va al suk, si prende un cappuccino seduti vicino a una scultura di un dito alzato. Arriva il conto: 5 euro. Senza la brioche. Abbiamo capito cosa stesse a indicare quel dito. Domattina colazione in hotel e quel dito…Beh, ci siamo capiti.