La Formula 1 dei camionisti

La Formula 1 dei camionisti
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Paolo Ciccarone
Sempre pronti a spostarsi a qualsiasi roa del giorno e della notte in ogni parte del mondo, i camionisti della Formula 1 hanno spesso scritto pagine "memorabili" di questo sport
14 luglio 2015

Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen, i piloti ufficiali, ma in passato ce ne sono stati altri, magari meno famosi, ma molto più incisivi e determinanti. I loro nomi erano Vaccari e Trebbi, Ballerini e Caselli e altri ancora, si rischia di perdersi nei meandri della memoria. Una volta, per portare le macchine in pista, bastavano un paio di truck ben equipaggiati. Ora, nell’ultimo GP di Silverstone, la sola Ferrari ne aveva 18, di cui 7 con targa inglese... E non è che Mercedes e gli altri ne avessero di meno, anzi!

 

È la F1 di oggi, dove tutto ruota attorno al grande e costoso circo che si sposta di circuito in circuito, con allestimenti vari e una squadra deve averne almeno 4 di box completi, per cui ecco spiegato tutti questi camion. Una volta conoscevi i piloti ma anche chi guidava i truck, erano personaggi anche loro a modo loro. Al pari dei primi, anche questi hanno un contratto con la Ferrari e anche essi sono pagati dalla rossa per guidare. Non le monoposto di F.1 che sfrecciano sulle piste di tutto il mondo, ma i camion che trasportano materiali e motori in giro per i circuiti del mondiale. La differenza è che mentre Vettel e Raikkonen, una volta smesso di pilotare, si sa cosa fanno, ovvero riunioni su riunioni, dei camionisti attuali si perdono le tracce.

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Nel corso degli anni, il paddock si è popolato di decine di autisti entrati nella leggenda

 

Niente riunioni per loro, ma altri incarichi all’interno del box della Ferrari. Chi cucina, chi smonta, chi fa la guardia e chi si occupa del resto. E pensare che la storia, mitica, di questi professionisti oscuri del volante cominciò a prendere forma con Gastone Giarolo, il mitico e onnipresente autista della Fiamm, affiancato dal fido Ermanno (detto Cicciolino) della Minardi. Furono loro a creare la figura del camionista da corsa, di quel particolare tipo di “pilota”, ingaggiato e pagato dalle scuderie di F.1 per pilotare un proprio mezzo ma senza avere tutta l’attenzione e il ritorno pubblicitario che hanno i vari Alonso e Vettel.

 

Adesso Gastone ed Ermanno sono in pensione, si godono un meritato riposo senza F.1 e trasferte mozzafiato da un circuito all’altro. Mancano le sfide mitiche, le mattate che poi diventavano leggende nelle notti del paddock, quando meccanici, giornalisti e piloti lasciano il circuito e i camionisti restano i signori incontrastati del tracciato. Sono loro gli unici che possono raccontare storie e aneddoti particolari sulle strade di tutto il mondo.

Gastone Giarolo, fu ripreso anche a fianco del Papa, di Gianni Agnelli, di Kissinger. Appena l’avvocato arrivava in un autodromo per visitare la sua Ferrari, andava da lui a salutarlo

 

Prendete ad esempio Gastone Giarolo. Di professione sembrava facesse il presenzialista perché lo si trovava sempre al fianco dei personaggi che contano. Addirittura fu ripreso anche a fianco del Papa, di Gianni Agnelli, di Kissinger. Anzi, proprio con l’avvocato Agnelli, Gastone aveva un ottimo rapporto. Appena l’avvocato arrivava in un autodromo per visitare la sua Ferrari, andava da Gastone a salutarlo. I due parlavano sempre della Juventus, dei giocatori da prendere, della partita appena giocata. Un anno, al GP d’Ungheria, appena sceso dall’elicottero l’avvocato vide Gastone e gli si avvicinò. Una guardia cercò di allontanarlo, ma l’avvocato chiamò in disparte Gastone, restando a parlare per parecchio tempo. Fotografi e giornalisti erano a debita distanza, ma quando il colloquio finì, tutti andarono da Gastone per sapere cosa aveva detto l’avvocato Gianni Agnelli: «Niente, gli ho consigliato di prendere un giocatore, un certo Zidane, uno che a me sembra forte». A Monza l’avvocato andò ancora da Gastone e gli disse: «Cavo Gastone, non ci è costato un tozzo di pane quel giocatove, ma ne valeva la pena. E pensave che cvedevo potesse favci vendeve al massimo qualche macchina in più in Algevia.»

 

I due erano fatti così: uno rappresentava la summa del capitalismo mondiale e uno stile unico, l’altro era l’insieme dei pregi e difetti della classe operaia, eppure quando parlavano di calcio si capivano. Il massimo, Gastone, lo ha ottenuto da una storia a luci rosse che vale la pena raccontare.

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Gli autisti McLaren sono tra i più "coccolati"

 

Un vanto di Gastone sono le… misure extra che lui chiama “il mio bambino”. Alla Fiamm, dove Gastone lavorava come autista, lo sapevano e per festeggiare i 50 anni, organizzarono una festa. Madrina della cerimonia, Elisabetta Gardini. Gli amici e colleghi di Gastone avevano fatto fare una scultura in marmo in scala uno a uno del “bambino”, lo misero nella scatola nera con velluto e lo fecero consegnare dalla Gardini a Gastone sul palco. La presentatrice voleva aprire la scatola per mostrare il trofeo alla platea, ma Gastone rifiutò perché sapeva cosa conteneva. Siccome si vergognava di portare a casa un trofeo del genere, perché altrimenti la moglie avrebbe subodorato qualcosa di strano, Gastone tolse il trofeo di marmo dalla scatola e lo sistemò sotto al sedile del suo motor home con il quale andava ai Gran Premi come autista della Fondmetal. Qui restò per lungo tempo fino a quando, a un Gran Premio di Montecarlo, una ragazza appena sposata si sentì male e Gastone corse in aiuto. Visto il gran caldo fece accomodare la neo signora sul sedile del guidatore e accese l’aria condizionata. La signora si mosse e per cercare una sistemazione migliore mise involontariamente la mano sotto al sedile, toccando la scultura di marmo. Un po’ imbarazzata chiese di cosa si trattasse e Gastone, anche lui imbarazzato, disse alla signora che era una copia in scala uno a uno...

 

Il marito della signora, in attesa sul pontile, era preoccupato per la salute della moglie. Questa aprì la porta del motor home, che confinava con la cancellata del paddock, e disse al marito di non perdere tempo, di recarsi pure alla tribuna del casinò per seguire le prove che lei sarebbe rimasta lì sul motor home ad aspettarlo. Gastone, risalito poco dopo sul motor home, con le prove in pieno svolgimento, fu chiamato dalla signora che nel frattempo si era spostata nella zona retrostante e si era sdraiata. Quando Gastone entrò, vide la ragazza completamente nuda che gli chiedeva di mostrargli e fargli provare l’originale della scultura. Gastone, perplesso, prese la ragazza per i fianchi, sottili e dalla vita strettissima, la guardò e le disse: «Non posso, mi spiace, con questa vita così sottile lei mi rimane sotto ai ferri, mi spiace» e se ne andò lasciando di sasso la signora che nel frattempo aveva ritrovato la salute e lo spirito giusto. Quanto sia leggenda e quanto verità, non lo sapremo mai, di sicuro era una delle tante storie raccontante nel paddock la notte davanti a un bicchiere di vino e a pane e salame.

Pur parlando lingue diverse, tutti insieme attorno a un tavolo, i camionisti della F.1 si capiscono al volo

 

Altre figure mitiche, ormai scomparse dal paddock, erano i due autisti dell’Agip, Mario Cester e Gerardo Giabbani. Questi hanno girato il mondo trasportando migliaia di litri di benzina, e pur non parlando una parola di inglese, riuscivano a farsi capire da tutte le dogane del mondo senza perdere nemmeno troppo tempo. Una volta l’Agip li mandò al GP del Canada e li fece viaggiare in Business Class. Non era la prima volta ma ai due faceva sempre piacere. Al ritorno da Montreal, presentatisi alla saletta VIP che accoglie i viaggiatori della Business Class, la hostess chiese: «Show your ticket», mostrate i biglietti. I due, non avendo capito, cominciarono a cantare: «Daie de ticket daie de tacket quanto è bona la sora Assunta», muovendo le gambe a destra e a sinistra all’unisono tenendosi sotto e braccio sollevandole a tempo di musica. La hostess rimase sorpresa, i meccanici di Ferrari, Minardi, Benetton e Arrows si sbellicarono dalle risate e quando qualcuno tradusse la richiesta della hostess, i due risposero a tono: «Ma che se crede questa qua, noi ci avemo la busines, che stamo cor carro bestiame!»

 

Furono invitati dagli altri camionisti inglesi al bar a bere una birra tutti insieme. Ecco, il segreto della gente del paddock è questo: pur parlando lingue diverse, tutti insieme attorno a un tavolo, i camionisti della F.1 si capiscono al volo, si aiutano l’un l’altro in caso di necessità, ma sono pronti a suonarsele di santa ragione durante le prove e le gare, perché non c’è niente di definitivo in F.1. Unica eccezione in questo pianeta a metà strada fra il ruspante e il tecnologico, sono i camionisti della McLaren. Squadra che varia dai 60 ai 135 uomini, a seconda se si corre in Europa o oltreoceano. Gli ordini di Ron Dennis, in merito, sono chiari e perentori: il personale addetto alla guida dei veicoli per i vari GP deve tornare in sede in Inghilterra per un periodo di riposo. Per cui accade quello che le altre squadre nemmeno si sognano.

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Anche gli autisti della Williams possono raccontare diversi particolari piccanti del proprio lavoro


Il programma di viaggio per una trasferta europea è identico per tutte le squadre di F.1. Normalmente i mezzi viaggianti partono la domenica pomeriggio o al più tardi il lunedì prima della gara. L’arrivo in pista deve avvenire tassativamente il martedì mattina. Una volta giunti sul posto gli autisti devono lavare i mezzi con cura e, mentre tutto il personale delle altre squadre aiuta a montare i mezzi, a sistemare macchine e attrezzi nel box, gli autisti della McLaren tornano in aereo in Inghilterra per due giorni di riposo. Saranno di nuovo in pista il sabato pomeriggio, giunti naturalmente con un altro volo. Qui riprenderanno gli stessi ritmi dei colleghi. Ovvero, un’ora prima della partenza della corsa cominceranno a smontare le strutture e a preparare i mezzi, che devono lasciare il circuito (dopo l’ennesimo lavaggio quotidiano) al più tardi il lunedì mattina.
L’attraversamento dei confini di stato – soprattutto prima dell’Europa Unita – era generalmente il momento piu’ colorito del viaggio, dove spesso era essenziale avere a bordo un discreto numero di cappellini e magliette del team, per velocizzare altrimenti lunghissime operazioni di sdoganamento.


Un episodio curioso è capitato agli uomini della Williams durante una tratta in traghetto, quando una passeggera era decisissima a farsi fotografare … senza veli vicino alla macchina. Sembra che ci sia voluta molta buona volontà per dissuaderla!

Se volete saperne di più, basta frequentare un paddock la sera, quando i signori del volante sono solo i camionisti della F.1


Guidare un camion è un lavoro duro: un equipaggio è formato da almeno due autisti, tre per la legge inglese. Sono molte migliaia i chilometri da percorrere in una stagione. Alla McLaren, tanto per non smentire la fama di precisini, hanno calcolato in 25.401 i chilometri percorsi da ogni loro mezzo solo per la stagione agonistica qualche anno fa, poi hanno smesso di fare conti. Chi però fa più strada in un anno è senza dubbio Cristian Staurenghi, responsabile del catering per Pirelli in F.1 e GP3. Fra gare e test il suo staff (sono quasi tutti di Brescia) si sorbiscono oltre 100 mila km e il tutto in un periodo compreso fra gennaio e novembre. Come dire che non si è mai a casa. Staurenghi è il più anziano fra gli autisti del paddock:«È un lavoro duro e dopo un paio di stagioni molti lasciano» confida Cristian. Lui ha cominciato giusto 21 anni fa con Luigi Montanini, in arte Pasticcino. Da allora non ha più mollato il volante. Poi, domenica sera, su le maniche delle camicie e si ricomincia a smontare tutto. Una vitaccia che Gilles Marechal, 52 anni di Carcassone, ha scoperto anni fa: «E meno male che durante le gare mi occupo della sicurezza del box della Renault» ha detto «così mi riposo un po’…». Ha cominciato nel 2002, è ancora lì che vaga per il paddock…

 

Leo “Burns” Bompas era invece il cuoco della Minardi ai tempi di Paul Stoddart, era amante della cucina orientale in un team di romagnoli, pensate un po’ come erano felici a tavola…. Il “Burns” glielo hanno appioppato i meccanici italiani della Minardi: le bistecche infatti erano sempre bruciate... Se volete saperne di più, basta frequentare un paddock la sera, quando i signori del volante sono solo i camionisti della F.1. Anche fra loro la rivalità è accesa. Non c’è quindi solo la sfida in pista fra i colossi dell’auto. Ma cosa contengono i truck della F.1? Ogni squadra come McLaren o Ferrari trasporta ai Gran Premi materiale per circa 45 tonnellate, due macchine complete (e una scocca di riserva), tre cambi (di cui due completi di retrotreno) e i pezzi di ricambio, 4 motori. In una stagione vengono consumati da un team di punta circa 20 mila litri di carburante per i mezzi a disposizione ma visti i costi, siamo sicuri che qualcuno non la racconta giusta…

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