La Formula 1 di oggi è uno sport per quarantenni?

La Formula 1 di oggi è uno sport per quarantenni?
Pubblicità
Nella Formula 1 di oggi, i quaranta sono i nuovi trenta? Verrebbe da pensarlo, vedendo Fernando Alonso e Lewis Hamilton
11 settembre 2023

La Formula 1 è uno sport per quarantenni? Viene spontaneo chiederselo, vedendo le prestazioni offerte da Fernando Alonso nella stagione 2023. A 42 anni, ha colto la seconda posizione a Zandvoort, ottenendo il settimo podio stagionale con quell’Aston Martin di cui è il solo trascinatore. E oltre i 40 anni in F1 arriverà anche Lewis Hamilton, fresco del rinnovo del contratto fino al 2025.

"Non mi sarei mai aspettato di correre ancora in F1 all’età che ho ora, avendo la forma fisica e quella mentale di cui godo oggi”, ha commentato Hamilton a Monza subito dopo l’annuncio delle nuove nozze con la Mercedes. E in effetti sarebbe stato molto difficile per Hamilton e Alonso immaginarsi ancora in F1 a metà anni Venti all’epoca della loro lotta intestina in McLaren. Sono passati 16 anni da quel turbolento 2007, eppure eccoli qui.

Andrea Stella, attuale team principal della McLaren, è stato per anni ingegnere di pista di Alonso, e non è stupito della longevità di Fernando in F1. “Conoscendolo bene – ha riflettuto a Monza - non sono per nulla sorpreso che Fernando sia in grado di correre ancora in F1. Ha il talento e l’intelligenza per farlo. Credo che sia molto interessante vedere come si possa continuare in questo sport anche se l’età avanza”.

Lo stesso Hamilton nonostante la rivalità bruciante che li vede contrapposti da più di un decennio – o forse proprio per questo – riconosce lo straordinario percorso di Alonso. “È fantastico vedere ancora Fernando in F1 – ha osservato -. Corre da molto prima di me, anche se ha avuto una pausa, e sta svolgendo un lavoro straordinario. È la dimostrazione che il talento non ti abbandona mai, se hai la passione e la voglia di impegnarsi”.

Ma i giovani della F1 di oggi si immaginano ancora in pista a quarant’anni? “Mancano ancora 17 anni a quel momento – spiega Yuki Tsunoda -. Sarebbe fantastico riuscire a raggiungere il mio obiettivo di vincere il mondiale, ma vorrei anche dedicare del tempo a realizzare un altro sogno, aprire un mio ristorante”. “Il tempo vola – riflette Esteban Ocon - e non sono più giovane come una volta. Non so cosa farò quando avrò 40 anni, ma so che ora se non mi metto al volante per una settimana correre mi manca. Non vedo l’ora di sentire di nuovo l’adrenalina, mi dà dipendenza. E sarò così per il resto della mia vita”.

Oscar Piastri, un anno più giovane di Yuki, racconta: “Se dovessi continuare a fare e ad amare quello che faccio oggi fino a 40 anni sarebbe fantastico. Quando si è riusciti ad avere una carriera di grande successo come quella di Lewis è facile amare ancora quello che si fa. Tutti iniziamo a correre per passione, ma più si arriva in alto, più c’è pressione, oltre a tanti impegni collaterali. Ma sarei felice di correre ancora a quell’età”.

L’analisi più lucida, però, è quella di Alex Albon. “Credo che solo un talento che ha definito una generazione possa restare in F1 fino a 40 anni. Mi piacerebbe farlo, e credo che sia così per tanti di noi. Ma la verità è che di solito le cose vanno a finire diversamente. Sicuramente vivere una vita itinerante alla lunga diventa pesante. Lewis, però, ha ancora la motivazione necessaria per continuare a farlo”.

Per quanto essere un pilota di F1 rappresenti il coronamento di un sogno, la vita dei 20 uomini che formano lo schieramento è fatta di sacrifici. E il loro peso aumenta inevitabilmente con l’età, soprattutto se le priorità cambiano. Hamilton e Alonso non potrebbero essere più diversi di come sono, ma a ben vedere hanno qualcosa in comune. È la fame di vittoria, quella benzina che mantiene intatta la passione per le corse. Nel loro caso, i 40 sono davvero i nuovi 30. Ma perché sia così, l’amore per il proprio lavoro non basta: serve anche un talento capace di farli correre più veloci del tempo che passa. E a loro non manca di certo.

Pubblicità