ACI Rally Monza e Fenomeno Ogier. La consacrazione del 7

ACI Rally Monza e Fenomeno Ogier. La consacrazione del 7
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Sette Prove, sette volte Campione. All’aumentare della distanza tra il fuoriclasse e la persona normale, crescono le domande invece delle risposte. Sébastien Ogier straordinario, le sue qualità esaltate dal Rally, e anche una “piccola” stagione diventa capitolo leggendario
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
7 dicembre 2020

Monza, 6 Dicembre. Sébastien Ogier è Campione del Mondo per la settima volta! C’è ben poco da dire o da aggiungere, che non sia stato già detto o aggiunto. Invece continuano ad aumentare le domande e a diminuire le risposte, e permane sostanzialmente irrisolto l’interrogativo che non ha mai risposta esaustiva: ma come diavolo fa?

Sette volte, sette. Come le meraviglie, come Hamilton, come Schumacher. Ah, scusate: anche Julien Ingrassia è Campione del Mondo, proprio come il suo “capo”. Un fuoriclasse anche lui.

Il settimo Titolo del fenomenale ragazzo di Gap è arrivato in modo rocambolesco al termine, anzi al Sabato, del ACI Rally Monza. In modo del tutto “regolare”, invece, nell’anima del Campione. Forse un po’ inaspettato, con una piccola dose di sorpresa anche questa volta, se ci si dimentica di considerare, come si dovrebbe fare sempre, l’ampiezza di gamma delle qualità di Ogier.

Sostanzialmente. Tutti dicono: “Bisogna crederci fino all’ultimo metro, non mollare, continuare a spingere e a mettere pressione!” Ma quanti sono capaci di farlo? Quanti veramente fino in fondo? E quanti mettendoci tutte le risorse possibili e tutto il cuore? Ecco, questa è la prima, feroce selezione che lascia con la bocca fuori dall’acqua ben pochi Piloti, in questa era post-Cannibale forse solo Sébastien Ogier.

Di conseguenza un’altra domanda. Capito: non mollare mai, stare addosso all’obiettivo fino in fondo, fino all’ultimo metro e all’ultima possibilità. È un’attitudine? La si deve coltivare? Diventa una tecnica, una routine? È una cosa che uno deve avere dentro, come un talento? Come tale c’è e resta, o è un patrimonio che necessita di continua ricerca e applicazione?

Ogier risponde che devi avere dentro i presupposti, questo è certo. Ricorda che, sin da bambino, non riusciva a digerire le sconfitte, le inevitabili batoste. Ricorda che ben presto ha cominciato a cercare il modo per evitarle. Lì scatta la molla. Conta molto lavorarci sopra, continuamente. Del resto man mano che si scopre quanto e come funziona, il fatto di non mollare mai, fino all’ultimo, è oggetto di perseverante attenzione. Dunque è anche una ricerca. Di sicuro non è un’abitudine, una routine. Che poi diventi una tecnica, sfortunatamente è una sventura… per gli avversari.

Monte-Carlo, Svezia, Mexico (per un soffio). Poi Cile, cancelled, Argentina, cancelled, Portogallo, cancelled, Kenya, cancelled, Finlandia, cancelled, Nuova Zelanda, cancelled. Fa impressione, vero? Non è finita. Estonia, Turchia, Sardegna Italia, e ancora Germania, cancelled, Galles, cancelled, Giappone, cancelled, Belgio, cancelled. Infine ACI Rally Monza. La stagione 2020 è stata anomala, spaventosa. 7 Prove di Mondiale soltanto. Dovevano essere il doppio. Non c’è dubbio e non ci sarebbe bisogno di ricordarlo, né quanto né perché. Ma non riteniamo che lo sia stata al punto da favorire un Pilota piuttosto che un altro, una Macchina invece che una seconda. Dunque, sebbene proprio Ogier avesse avanzato dei dubbi sulla validità di un Campionato a sette Prove, e pur in presenza di circostanze straordinarie, il 2020 è una stagione pienamente “attendibile”. Nessuno osa più metterlo in discussione.

A lungo incerto, addirittura a un certo punto improbabile, 10 Rally cancellati, il 2020 registra, tra gli altri, tre fattori di caratterizzazione importanti, forse fondamentali. Uno è tecnico, l’altro umano, il terzo… tattico. Il primo è la eccezionale competitività delle Toyota nella prima parte dell’anno, il secondo è il rapidissimo, fulmineo adattamento dei suoi Piloti alle caratteristiche della Yaris WRC. Il terzo è la raffinata, bellissima partita a scacchi giocata dai Team manager. Nessuno dei tre accadimenti deve stupire. Toyota veniva da una stagione straordinaria culminata con l’affermazione di Ott Tanak Campione del Mondo. Per quanto riguarda il giovane Evans, un passato di sviluppatore e collaudatore di talento a Dovenby Hall, quella di Toyota era l’occasione imperdibile. La fase umana della storia in pista è largamente descritta dalle vicende che hanno avuto per protagonisti i Piloti. Evans, Ogier, Tanak, Neuville primi tra tutti al centro di un ventaglio emozionante di alti e bassi. La tattica al tavolo da carteggio, non meno umana, vede invece protagonisti due regatanti di larga esperienza, Makinen e Adamo, “marinai” di diversa estrazione e origine ma di comparabile spessore.

Infatti. 2020. Toyota manda in Campo una Squadra improvvisamente tutta nuova. Un Campione del Mondo appiedato da poco e in cerca di rivincite, Sébastien Ogier, un fenomeno di enfant prodige catapultato in prima linea, Kalle Rovanpera, e il Pilota che può dare allo schema l’impronta dell’affidabilità e del pronto adattamento, Elfyn Evans.

Hyundai risponde (anzi propone) l’arruolamento a sorpresa del Campione del Mondo, Ott Tanak, la conferma dell’eterno secondo, cinque volte, Thierry Neuville, e l’ormai nota “panchina lunga” di Mister Adamo, Loeb, Breen, Sordo. Plus, Neuville è anche l’unico Pilota che può contare sulla continuità dell’esperienza. Sono 7 anni che corre ininterrottamente con Hyundai mentre tutti gli altri esplorano una nuova avventura.

Al centro della vicenda, dunque, anche il ruolo dei Team Manager. Il formidabile intuito di Tommi Makinen, che ha reclutato un “disoccupato” perennemente affamato, promosso una “riserva” e lanciato un giovanissimo talento, e l’innovativo schema a larga fascia di attacco di Andrea “Mr. Sacchi” Adamo, che ha preferito puntare sul Campione in carica e, oggi diremmo ahimè, sulla miccia lunga, troppo lunga, della bomba Neuville.

La scelta primordiale di Makinen si è rivelata più efficace, anche se i meriti devono essere spartiti con i tecnici Toyota che hanno messo a punto il siluro Yaris. La scelta di Adamo, cui va il merito di aver spronato i suoi a colmare il gap prestazionale della i20 Coupé durante il blackout CoViD-19, non ha pagato che in parte. Non è bastata per il Titolo Piloti, ma è stata buona per la difesa del Titolo Costruttori che la Casa conquista per due anni consecutivi.

Fino alla ripresa degli eventi, Estonia, Ogier e Evans si sono divisi leadership e risultati utili favoriti anche dal fatto che sia il Campione in carica Tanak, “Monte”, sia Neuville, Messico, si erano chiamati fuori con due spettacolari, per fortuna non drammatici, ritiri. Di sicuro non era l’anno in cui potersi permettere di buttare via un Rally o un risultato. Evans aveva vinto uno stranissimo Svezia dimezzato, ricucito e senza neve, e Ogier il prediletto Messico.

Quando il Campionato è tornato sui binari di una lungamente negoziata ripresa, il clamoroso vantaggio tecnico delle Toyota era svanito, recuperato dallo straordinario lavoro del Team Hyundai. Forse non era ancora troppo tardi per rimettere in discussione il trend evidenziato dalla prima parte della stagione. La vittoria di Tanak in Estonia non cambia nulla, ed è allora il successivo Rally Marmaris Turchia che diventa un vero spartiacque del Campionato. Ci si arriva con Ogier a 79 punti e Evans a 70. Il frangente cruciale è il doppio calvario della Cetibeli, la lunghissima Speciale su cui si disperde il gruppetto dei fuggitivi. Una incredibile serie di forature poi, sul secondo passaggio, la rottura della Macchina di Ogier. Evans passa indenne attraverso la gragnola di colpi di scena, si avvia a vincere il Rally, il secondo della stagione, e sale al comando del Mondiale.

Dello stupendo Rally Italia Sardegna è la formidabile doppietta Hyundai con il bis di Dani Sordo. Ogier è terzo, macchina troppo bassa, Evans quarto e la leggera redistribuzione di pani non modifica il ritmo della corsa al Titolo. Si torna in sospensione, viene cancellato il Rally Ypres ripescato in modalità Mondiale e inserito come settima prova del calendario, si teme il peggio e si inizia a pensare che il Mondiale possa fermarsi lì. C’è anche una data “limite” evocativa per fissare definitivamente gli eventi della stagione nella consacrazione di Evans. Quel 22 Novembre anniversario del primo Mondiale inglese di Colin McRae.

Poi i mezzi della logistica si mettono in moto e si parte per il secondo Rally in Italia. È ACI Rally Monza!

Evans è in testa, 3 Piloti, Tanak, Neuville e Ogier, possono ancora vincere il Mondiale. La storia la conoscete. A Ogier mancava la seconda vittoria di stagione per affiancare pienamente Evans nella corsa al Titolo. Monza è il Rally della sventura di Evans, che registra il primo, fatale “zero”, e del trionfo di Ogier.

Ogier l’ha interpretato ancora una volta da manuale, riuscendo a tenere a distanza e al millimetro rischi e avversari. Che poi questa distanza irrevocabile abbia coinciso con la vittoria della Corsa conta fino a un certo punto, se non per in quadrare e mettere perfettamente a fuoco la Forza del “pacchetto Ogier”.

A tutti mancava un Rally come l’inedito e ispiratore Rally Monza. ACI l’ha fatto, riunendo i Cosmos del sapere organizzativo italiano. Ha insegnato qualcosa, e di fatto propone per il futuro quella formula magica che mancava a un Mondiale magico!

 

© Immagini Toyota TGR-DAM, RedBull Content Pool

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