Acquisto Opel, PSA chiede rimborso a GM?

Acquisto Opel, PSA chiede rimborso a GM?
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Secondo alcune fonti la Casa del Fulmine valeva la metà di quanto pagato dai francesi perché non c'era una strategia per rispettare i limiti UE sulle emissioni di CO2
1 dicembre 2017

Punti chiave

Alla nella vendita di Opel a PSA fine l'affare potrebbe averlo fatto più General Motors che non il costruttore francese. E' quanto emerge da un'indiscrezione riportata dalla Reuters, secondo la quale Peugeot-Citroen vorrebbe rivolgersi al tribunale per ottenere un rimborso da 500 a 800 milioni di euro da GM perché ritiene di essere stata ingannata sulla strategia di Opel sulle emissioni.

Lo scorso luglio PSA aveva acquisito Opel per una cifra di 1,3 miliardi di euro, a cui si erano aggiunti 900 milioni per il passaggio di consegne delle attività finanziarie. Adesso il gruppo transalpino, secondo le fonti riservate citate, ne vorrebbe chiedere indietro la metà dopo aver scoperto che il piano avviato da Opel verso il rispetto dei nuovi limiti alle emissioni imposti dalla UE faceva acqua da tutte le parti

L'emergenza era stata ammessa pubblicamente il 9 novembre dall'ad Carlos Tavares in una riunione a Russelsheim: «Abbiamo chiesto ai nostri tecnici di ricostruire da zero la strategia di prodotto e di sviluppo delle tecnologie. Se si fallisse, il peso delle sanzioni potrebbe minacciare l'esistenza stessa dell'azienda», aveva allarmato i suoi. Adesso, pare che PSA possa scegliere le vie legali per rimanere a galla.

Tutto ciò non sarebbe saltato fuori durante la “due diligence” precedente all'acquisto, la valutazione che viene fatta sulla convenienza dell'operazione nel caso di affari grossi come quello Opel-PSA. Eppure i segnali c'erano tutti: Opel è notoriamente uno dei costruttori europei più indietro nella strategia di elettrificazione, unica strada percorribile nel breve-medio termine per rientrare nei limiti imposti da Bruxelles.

Le emissioni per costruttore vengono infatti calcolate come media tra tutti i modelli commercializzati. Prima dell'affare, a Opel mancavano 3,7 grammi per raggiungere il target. Il gap è però salito a 6 grammi dopo che il prezzo di listino della elettrica Ampera è stato aumentato di 5.700 euro sotto la proprietà di PSA. Il motivo? Opel per ogni esemplare venduto ci ha rimesso finora 10.000 dollari, secondo le fonti della Reuters. Dunque la Ampera sarebbe nata al solo scopo di aggirare i limiti, dal momento che azzerandone di fatto le vendite, le emissioni medie del brand sono quasi raddoppiate.

In pratica, secondo le fonti, la strategia per uniformarsi ai limiti europei della Opel pre-PSA si sarebbe basata esclusivamente sulla Ampera. Possibile che i francesi non se ne fossero accorti? Un'interpretazione più maliziosa viene fornita da alcune fonti interne a PSA, che hanno riferito sempre a Reuters che «Le persone che hanno lavorato all'acquisto hanno realizzato rapidamente che ci fossero queste discrepanze. Solo che le hanno nascoste sotto il tappeto». Con quale scopo? Probabilmente per acquistare una Casa automobilistica a metà prezzo, recuperando il 50% di quanto speso attraverso un contenzioso. 

Comunque sia, PSA ora sarebbe esposta alle multe previste dalle nuove norme europee che entreranno in vigore a partire dal 2021 e si troverebbe costretta a rivedere completamente ed in fretta le proprie strategie. All'orizzonte, infatti, c'è lo spettro delle pesantissime punizioni imposte dall'Unione per chi passerà i limiti, che prevedono sanzioni pari a 95 euro per ogni grammo di CO2 oltre il limite di 95 g/km per ciascun esemplare prodotto. Una mazzata stimata in miliardi di euro, che sarebbe insostenibile per PSA come per qualunque altro costruttore.

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