Addio alla targa G: arriva HA ma chi ha inventato questo sistema? [VIDEO]

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Con immatricolazioni di auto sempre più numerose, anche le targhe si aggiornano di conseguenza: ecco la nuova generazione di targhe con della lettera H.
28 maggio 2025

Le targhe italiane hanno raggiunto ufficialmente la lettera H. Per chi, come noi, ha un certo feticcio per queste cose, è un passaggio epocale: un segnale, quasi impercettibile, ma che racconta molto di più di quel che sembra.

Targhe e nostalgia: un codice che racconta la nostra storia su quattro ruote

Per molti, la targa è solo una combinazione di lettere e numeri. Ma per gli appassionati ogni targa è un indizio, un pezzo di storia, una chiave per risalire al tempo e al luogo di una vettura. C’è chi riconosce l’anno di immatricolazione da una sigla, chi sa individuare la zona d’origine grazie a certe sequenze, chi colleziona scatti delle nuove targhe appena emesse.

Il formato della targa italiana non cambia: rimane quello adottato nel gennaio del 1999, con due bande blu laterali (simbolo dell’Unione Europea e codice “I” dell’Italia), sfondo bianco e caratteri neri. Ma dietro la nuova sequenza HA000AA, si apre una nuova fase: la fine dell’era della G, che ha caratterizzato le immatricolazioni dal gennaio 2020 in poi, e l’inizio di un nuovo ciclo.

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Il sistema De Angelis e l’eleganza della sequenza

Dal 1994, grazie all’ingegno dell’ingegner De Angelis, l’Italia adotta un sistema di numerazione sequenziale semplice e lineare, copiato anche da altri paesi come l’Albania. Un algoritmo chiaro: due lettere, tre numeri, altre due lettere.

Ma chi era il signor De Angelis? Per molti anni vice-direttore della motorizzazione di Perugia, è diventato direttore generale de Ministero dei Trasporti. De Angelis è stato un Ingegnere del traffico tra i più noti e apprezzati a livello europeo. C’era bisogno di un sistema di numerazione dei veicoli adeguato all’incremento delle immatricolazione e la sua idea fu quindi quella di abbandonare la numerazione legata alle sigle delle provincie per passare ad un meccanismo composto da due lettere, tre numeri e due lettere. Ogni ciclo (cioè ogni prima e ultima lettera combinate) permette di generare 10.648.000 targhe uniche. Con 22 combinazioni possibili per lettera (escludendo vocali e lettere ambigue), si stimano 234.256.000 possibili combinazioni complessive. Abbastanza da arrivare, almeno teoricamente, fino al 2075.

Niente personalizzazioni: in Italia la targa è pubblica

A differenza di altri paesi, in Italia la targa è pubblica, standardizzata e prodotta esclusivamente dal Poligrafico dello Stato. In Germania o in Francia, ad esempio, puoi personalizzarla, stamparla dal ferramenta e associarla a più veicoli. Qui no: la targa è univocamente legata al telaio dell’auto, non alla persona. Ed è proprio questa rigidità che rende il nostro sistema unico e, paradossalmente, ancora più affascinante.
Sì, magari paghiamo di più (una targa nuova può costare anche 80 euro), ma c’è qualcosa di solenne in quel pezzo di alluminio riflettente che racconta l’identità di una macchina e, in fondo, anche un po’ di noi.

Targhe, ricordi e stereotipi: il gioco di una vita

Chi non ha mai giocato da piccolo, con mamma o papà, a indovinare da dove venisse una macchina solo dalla targa? Chi non ha mai detto “Guarda come guida, sarà sicuramente di...” seguita da una provincia a caso? Stereotipi bonari che ci facevano sorridere e che oggi, nel tempo dei navigatori e dei radar, conservano un fascino vintage. Perché la targa è anche questo: memoria collettiva, identità culturale, gioco eterno tra appassionati e curiosi. E anche se oggi molte sigle provinciali non compaiono più, quel codice resta un segno distintivo.

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