Benzina: tasse oltre il 60%. Ridurre le accise o chiudere fino a 7.000 distributori?

Benzina: tasse oltre il 60%. Ridurre le accise o chiudere fino a 7.000 distributori?
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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
I prezzi dei carburanti in Italia rimangono più elevati rispetto ai nostri vicini europei. La colpa è delle tasse, che pesano per il 60% sul prezzo alla pompa. Assopetroli-Assoenergia chiede di ridurre le accise, mentre il governo è pronto a chiudere fino a 7.000 distributori
  • Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
2 luglio 2014

Il presidente di Assopetroli-Assoenergia, Franco Ferrari Aggradi, è intervenuto durante la relazione annuale dell'associazione facendo il punto della situazione sui carburanti in Italia. Quello che è emerso è un quadro a dir poco allarmante, dove i prezzi continuano a mantenersi altissimi, principalmente a causa di una tassazione fuori controllo.

Su 50 euro di benzina, 30 finiscono in tasse

Negli ultimi anni si è registrato – ha cominciato Aggradi - «un crollo delle vendite di carburanti causato non solo dalla crisi ma dall'insostenibile aumento del carico fiscale sui carburanti che, tra accise e Iva, ha superato la soglia del 60%».

 

Questo significa che se un litro di verde alla pompa ci costa 1,70 euro al litro, il prezzo della materia prima si ferma in realtà a quota 0,68 centesimi, mentre il restante 1,02 è costituito interamente da tasse. Se vi piace di più possiamo anche dire che su un pieno di 50 euro, 20 euro servono per pagare il carburante effettivamente acquistato, mentre gli altri 30 finiscono in tasse di varia natura (accise, IVA, ecc.,).

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In Italia sul prezzo della benzina pesano tasse e accise per il 60%

E la situazione potrebbe peggiorare

E la situazione che si delinea all'orizzonte non sembra molto rassicurante se è vero che «dall'agosto 2013 – ha proseguito il presidente di Assopetroli-Assoenergia - sono state varate norme che, da quest'anno e sino al 2021, se non ve ne saranno altre , rischiano di pesare sulle tasche degli italiani per oltre 2 miliardi di euro».

La benzina più cara d'Europa: «La colpa è del Fisco, rivedere le accise!»

Con una pressione fiscale a questi livelli è naturale che i prezzi praticati alla pompa nel nostro Paese restino i più alti d'Europa, anche se la soluzione per iniziare a farli scendere è a portata di mano secondo l'associazione: «I cittadini italiani – ha proseguito Aggradi - percepiscono ormai chiaramente che pagano in media la benzina oltre 26 centesimi al litro e il gasolio oltre 25 centesimi al litro in più che nel resto d'Europa per ragioni quasi esclusivamente fiscali».

E' il momento di lavorare sulle accise in chiave anticiclica attuando un decremento, graduale e programmato, di 10 centesimi di euro rispetto ai valori attuali

 

Per l'associazione quindi «un'inversione di tendenza dei prezzi rappresenterebbe un segnale di fiducia verso il futuro: è quindi il momento di lavorare sulle accise in chiave anticiclica attuando un decremento, graduale e programmato, di 10 centesimi di euro rispetto ai valori attuali». Su questa proposta, che ricalca quanto fatto dal governo Cameron nel Regno Unito, l'associazione ha chiesto una rapida risposta al Governo.

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Il Vice-Ministro dell'Economia De Vincenti ha detto che il governo è pronto a chiudere fino a 7.000 distributori per razionalizzare la rete e far scendere i costi

E le clausole di salvaguardia rimangono sempre in agguato

Aggradi ha poi sottolineato come siano ormai istituzionalizzate le cosiddette clausole di salvaguardia inserite nei provvedimenti di finanza pubblica, escamotage attraverso cui, se non si trovano i fondi per concretizzare un determinato disegno di legge, scattano automaticamente nuove accise sui carburanti (e altri proveddimenti simili sempre nell'ottica dei rincari fiscali). «[Le clausole di salvaguardia] – ha proseguito Aggradi - sono misure di ultima istanza che utilizzano le accise sui carburanti come bancomat per appianare, mal che vada, ogni imprevisto ammanco di gettito».

Pagamenti col Pos: commissioni troppo alte per i benzinai

Il presidente di Assopetroli-Assoenergia è passato poi a parlare di un tema di grande attualità, legato ai pagamenti con carte elettroniche tramite Pos: «Le commissioni sui pagamenti con le carte elettroniche nel settore dei carburanti sono eccessivamente onerose per un settore che ha marginalità bassissime, per eccesso il 2% di un prezzo finale che per oltre il 60% è fatto di tasse. Abbiamo chiesto ai ministeri competenti  un incontro urgente per individuare soluzioni compatibili con la nostra realtà commerciale. Riteniamo che il Governo, di concerto con il settore bancario, debba individuare soluzioni che rendano sostenibile questo adempimento che, peraltro, riteniamo assolutamente necessario sia per migliorare la sicurezza dei nostri gestori che per la tracciabilità delle transazioni».

Questa riforma va portata in fondo e non si può parlare di meno di 5-7.000 distributori da chiudere per dare razionalità alla rete

Il Vice-Ministro: «5-7.000 distributori sono da chiudere»

Le parole del vice-ministro allo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, pronunciate uscendo dalla relazione annuale di Assopetroli-Assoenergia sono però forse ancora più eclatanti, dal momento che preannunciano una vera rivoluzione per la rete di distribuzione dei carburanti in Italia.

 

«Non escludo che già prima dell'estate riusciremo a convocare il tavolo per discutere della razionalizzazione della rete dei distributori di carburante. Siamo aperti a ragionare sulle proposte [di Assopetroli-Assoenergia], rimetteremo in discussione lo schema di legge ma non c'è più tempo, questa riforma va portata in fondo e non si può parlare di meno di 5-7.000 distributori da chiudere per dare razionalità alla rete».

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