Cetilar Villorba Corse: da Villorba a Le Mans, la sfida continua

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Giovanni Bregant
  • di Giovanni Bregant
Tra le tante storie della maratona francese di quest’anno, anche la sfida di Cetilar Villorba Corse: dal crash terrificante nelle prove libere ad un’entusiasmante rimonta durante la notte di Le Mans
  • Giovanni Bregant
  • di Giovanni Bregant
5 luglio 2018

Giovedì pomeriggio, 326 km/h, rettilineo di Mulsanne. L’auto schizza impazzita contro le barriere ai bordi del tracciato, s’impenna e decolla in aria per poi ricadere fortunatamente sulle quattro ruote. Al volante Sergio Sernagiotto. Giusto il tempo di capire di essere uscito tutto intero da un crash agghiacciante e il pensiero va ad un anno intero di lavoro andato in frantumi in un battere di ciglia. È giovedì pomeriggio e il sogno della 24 Ore di Le Mans appare finito prima ancora di essere iniziato davvero. Perché Le Mans è anche questo, una sfida bellissima e crudele. Ma la maratona francese è anche una storia di imprese apparentemente impossibili, come quella affrontata dai meccanici della Cetilar Villorba Corse. Quando la carcassa della vettura arriva ai box, ci mettono poco a capire che della Dallara LMP2 si è salvato poco o niente: solo la scocca, che però è l’unica cosa che conta davvero. E così partiva subito una sfida nella sfida: ricostruire da zero la vettura, in tempo per prendere il via alla gara, sabato pomeriggio. «Nelle 48 ore successive abbiamo dormito tutti davvero molto poco - racconta Raimondo Amadio, team principal della Villorba Corse - ma dopo due notti trascorse quasi tutte in piedi ce l’abbiamo fatta: sabato mattina l’auto è uscita regolarmente dal box per i 45 minuti di warm up, eravamo di nuovo in gara».

Nelle 48 ore successive abbiamo dormito tutti davvero molto poco, ma dopo due notti trascorse quasi tutte in piedi ce l’abbiamo fatta: sabato mattina l’auto è uscita regolarmente dal box per i 45 minuti di warm up, eravamo di nuovo in gara

Al via il team trevigiano parte da un’onorevole 12° posto di categoria, grazie al buon tempo fatto realizzare ancora in Q1, prima dell’incidente, ma la grande sfida era solo all’inizio: «Quest’anno per noi la gara è stata una maratona molto più lunga delle 24 ore canoniche - prosegue Amadio -. Arrivavamo da un debutto nel 2017 nel quale la gara ci aveva forse graziato, considerando la complessità e il rischio insiti in Le Mans, ma quest’anno abbiamo pagato tutto con gli interessi. È stata un’edizione complicata, e non solo per il botto del giovedì. Nella prima parte di gara l’auto non era a posto, anche per qualche contatto iniziale che ha un po’ compromesso l’aerodinamica, poi Felipe (il brasiliano Nasr, che insieme al già citato Sernagiotto e a Roberto Lacorte completava l’equipaggio al via nell’edizione 2018, ndr.) si è insabbiato e questo ci ha fatto perdere tempo. Poco dopo è stata la volta di un pneumatico forato, che tornando ai box ha danneggiato il cablaggio della luce posteriore, e la riparazione ci è costata 13 minuti. Una volta ripartiti, finalmente abbiamo iniziato a girare regolarmente e ci siamo rimessi in sesto anche con la tabella della strategia. Nel frattempo è arrivata la notte e in questa fase abbiamo fatto davvero un grande lavoro, tanto è vero che all’alba eravamo discretamente ottimisti, perché occupavamo la 13a posizione con un ottimo passo gara, recuperando dai 7 ai 20 secondi al giro su chi ci precedeva nella nostra classe. Senonché un’uscita di Giorgio alla curva Indianapolis danneggiava il fondo: l’auto veniva dichiarata non sicura dai commissari e così eccoci di nuovo ai box con una riparazione di emergenza durata 54 minuti. Siamo ripartiti in 37a posizione, recuperando fino al 22° posto nelle ultime 7 ore di gara. Una piccola impresa anche questa considerando tutti gli imprevisti».

Il prototipo della Cetilar Villorba Corse in azione a Le Mans
Il prototipo della Cetilar Villorba Corse in azione a Le Mans

Per Amadio il bicchiere non può che essere mezzo pieno, considerando tutte le difficoltà superate.

«È stata una gara intensissima e durissima, ma anche bellissima per come il gruppo ha saputo unirsi. Senza trascurare la prestazione eccellente durante la notte, tutte cose di cui dobbiamo essere orgogliosi al di là del risultato. Ripartiamo da Le Mans con più esperienza, e con un campionato ELMS da affrontare a testa alta».

Fino a qui la cronaca sportiva, ma dietro a ogni equipaggio al via di una gara leggendaria come Le Mans c’è una storia da raccontare, e questo vale naturalmente anche per il team trevigiano. La Villorba Corse nasce nel 1992 per iniziativa di un gruppo di amici appassionati di automobilismo. A darle il nome, il piccolo comune nella periferia nord di Treviso dove ha sede la scuderia. La Velocità in Salita è il primo terreno di sfida, anche se ben presto l’impegno agonistico si allarga alla pista, e Fabio Danti è il pilota simbolo dei primi anni di attività, subito ricchi di successi: il palmarès di fine anni Novanta parla di 6 titoli continentali, 5 titoli italiani, 5 coppe Italia, 2 super challenge scuderie e 3 vittorie consecutive nella 6 ore di Vallelunga. Poi l’anno horribilis 2000, dove la Scuderia piange il presidente Luigi Amadio e Fabio Danti. Abbastanza per piantarla lì, e invece la scuderia trevigiana si reinventa: alla sua guida arriva Raimondo Amadio e il team assume una dimensione più professionale. Accanto all’impegno, confermatissimo, nelle salite italiane ed europee si moltiplicano i programmi agonistici in pista, di livello sempre più elevato. Nascono i programmi GT3 e GT2 con le Ferrari, e molto altro. Così, oggi Villorba Corse è il marchio vetrina di un contesto aziendale assai più articolato, SVC The Motorsport Group, realtà specializzata nel fornire assistenza e consulenza per i più diversi programmi agonistici sulle quattro ruote, dalla Carrera Cup Italia alla GP3, e poi l’Euronascar, il campionato europeo GT4, oltre all’LMP3 e il già citato programma nell’ELMS in LMP2. Il tutto con un organico fisso di circa 20 persone, che sui campi di gara può arrivare a 35-40 collaboratori a seconda delle necessità.

Ma facciamo un passo indietro, come si arriva da Villorba, piccolo paese della marca Trevigiana, a Le Mans, capitale mondiale dell’automobilismo da corsa?

«Tutto è iniziato per iniziativa di Sernagiotto e Lacorte, che ci hanno chiesto di studiare un programma per arrivare a correre la 24 Ore. Così abbiamo stilato un progetto di 5 anni e nel 2015 siamo partiti, disputando le prime 6 gare in LMP3 con una Ginetta. Abbiamo incontrato subito mille problematiche, ma questo ci è stato utile per crescere. Nel 2016 abbiamo rinnovato il nostro impegno il LMP3, stavolta con una Ligier, migliorando le nostre prestazioni. Nel 2017 il grande salto in LMP2, per la verità con un anno di anticipo sui nostri programmi iniziali, ma l’introduzione del nuovo regolamento tecnico, lo scorso anno, rappresentava un’opportunità da non perdere, perché tutti sarebbero ripartiti da un foglio bianco, mentre se avessimo atteso i nostri avversarsi avrebbero avuto un anno di esperienza in più».

I primi passi di Cetilar Villorba Corse in LMP3
I primi passi di Cetilar Villorba Corse in LMP3

Il resto è cronaca: a dividere l’auto, nell’edizione del debutto, nel 2017, con Sernagiotto e Lacorte è l’esperto Andrea Belicchi e insieme i tre piloti italiani colgono un ottimo 8° posto di classe, 10° assoluto al debutto a Le Mans, oltre a prestazioni più che incoraggianti per tutto il campionato ELMS. Ma torniamo alla classicissima francese.

«Correre la 24 Ore significa accedere ad un club di eccellenza assoluta, perché è davvero la gara più importante al mondo. Significa entrare a far parte a un gruppo ristretto e prestigioso. E significa aver coronato un sogno che durava da vent’anni. Ma dopo l’esordio dello scorso anno, altrettanto importante è stato esserci tornati quest’anno, perché vuol dire avere ottenuto sul campo una riconferma che è già molto, perché rappresenta un riconoscimento per l’intera struttura del team e per la competitività dimostrata durante la scorsa stagione (come noto, la maratona francese è a numero chiuso e gli organizzatori si riservano il diritto di accettare le iscrizioni dei team più prestigiosi e competitivi, ndr.). E poi c’è la sfida insita in una gara molto complessa, che richiede un livello altissimo in tutte le fasi della preparazione, non solo sul piano tecnico ma anche in ogni aspetto organizzativo. Il tutto su una pista di 14 km unica nel mondo per le sue peculiarità».

Una sfida che vede la Cetilar Villorba Corse correre su Dallara: la vettura italiana sta ben figurando anche se sembra mancare ancora qualcosa rispetto alle Oreca.

«Il rapporto con Dallara è molto buono, stiamo crescendo insieme. Quest’anno è arrivato un nuovo aerokit che ci ha dato riscontri positivi, ma ovviamente la strada è ancora lunga e Oreca è avvantaggiata dall’esperienza pluriennale che può vantare nella categoria. Però Dallara è molto attenta alle esigenze di ogni team, siamo ben supportati e puntiamo a fare bene nel proseguo della stagione».

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