Cina, guerra dei prezzi tra produttori di auto elettriche: il governo interviene, ma il caos continua

Cina, guerra dei prezzi tra produttori di auto elettriche: il governo interviene, ma il caos continua
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La guerra dei prezzi che sta infiammando l’industria cinese delle auto elettriche rischia di trasformarsi in un terremoto economico
10 giugno 2025

Secondo quanto riportato da Automotive News Europe, la combinazione esplosiva di domanda debole, sovraccapacità produttiva e sconti selvaggi sta minando alle fondamenta la stabilità del settore. Il governo di Pechino è già intervenuto convocando i vertici delle principali case automobilistiche, ma la corsa al ribasso non accenna a fermarsi.

Nonostante gli sforzi delle autorità cinesi per frenare la concorrenza sfrenata, le dinamiche del mercato sembrano ormai fuori controllo. BYD, leader nazionale del settore e protagonista della nuova ondata di ribassi, ha perso circa 21,5 miliardi di dollari di capitalizzazione da fine maggio. Una cifra che dà la misura della tensione in atto, anche tra i marchi più solidi.

John Murphy, analista senior di Bank of America, ha descritto la situazione come “preoccupante”, sottolineando che ci si avvia verso una “massiccia consolidazione” per assorbire l’eccesso di capacità produttiva. Secondo i dati del Gasgoo Automotive Research Institute, nel 2024 l’industria automobilistica cinese ha utilizzato appena il 49,5% della propria capacità produttiva.

Prezzi bassi, qualità a rischio

Per i consumatori, il continuo ribasso dei prezzi può sembrare allettante. Ma dietro gli sconti si nascondono rischi significativi: i margini di profitto ridotti spingono i costruttori a tagliare sulla qualità, sulla sicurezza e sull’assistenza post-vendita. Inoltre, il clima di incertezza scoraggia gli acquisti. Sui social cinesi molti si chiedono: “Perché comprare oggi, se domani potrebbe costare meno?”

Anche il prestigio internazionale del marchio “Made in China” rischia di essere compromesso. Il People’s Daily, portavoce del Partito Comunista, ha messo in guardia contro la proliferazione di prodotti “a basso prezzo e bassa qualità”, proprio nel momento in cui marchi come BYD, Zeekr, Geely e Xpeng iniziano a ricevere riconoscimenti a livello globale.

Nonostante un primo calo del numero di costruttori registrato nel 2024, il settore resta sovraffollato. Secondo AlixPartners, l’anno scorso 16 marchi dedicati ai veicoli elettrici sono usciti dal mercato, mentre 13 nuovi sono stati lanciati. La competizione resta feroce, alimentata da una sovrapproduzione strutturale e da un contesto esportativo sempre più difficile.

Il mercato statunitense è completamente chiuso, e Giappone e Corea potrebbero presto seguirlo,” ha affermato Jochen Siebert, managing director della società di consulenza JSC Automotive. Anche la Russia, principale mercato d’esportazione nel 2024, sta diventando meno accessibile. “Nemmeno il Sud-est asiatico è più una vera opportunità”, ha aggiunto.

La crisi si estende lungo tutta la filiera. L’anno scorso BYD ha chiesto a un fornitore un taglio dei prezzi che ha sollevato dubbi sulla sostenibilità finanziaria dell’azienda e, secondo un’indagine di GMT Research, il vero debito netto del colosso cinese sarebbe oltre 45 miliardi di dollari, molto più dei 27,7 miliardi dichiarati ufficialmente a metà 2024.

Nel frattempo, le prime vittime iniziano ad apparire tra i concessionari: almeno due grandi gruppi di distribuzione sono falliti in diverse province cinesi da aprile, entrambi rivenditori del marchio BYD.

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L’intervento di Pechino

Il governo ha tentato di imporre una tregua. Ai CEO riuniti la scorsa settimana è stato chiesto di “autoregolarsi”, evitando di vendere sotto costo o di praticare tagli “irragionevoli”. È tornato anche il tema delle zero-mileage cars, auto vendute come usate pur non avendo mai percorso un chilometro, usate per gonfiare artificialmente i volumi di vendita.

Non è la prima volta che Pechino cerca di calmare le acque: nel 2023, sedici grandi costruttori, tra cui Tesla, BYD e Geely, avevano firmato un patto per evitare prezzi “anomali”. Ma nel giro di pochi giorni, il riferimento ai prezzi fu rimosso dal documento ufficiale per non violare le leggi antitrust del Paese. Il risultato? Gli sconti sono continuati, indisturbati.

Con margini erosi, marchi più piccoli in difficoltà e un mercato saturo, gli analisti sono concordi: la sopravvivenza passerà da una dolorosa selezione naturale. “Se non segui il primo che taglia i prezzi, rischi di essere escluso dal tavolo”, ha detto Zhang Yichao, consulente di AlixPartners. La Cina si avvia verso una nuova fase del suo boom automobilistico: meno marchi, meno illusioni, ma forse più solidità.

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