Cina, stop agli incentivi per le auto elettriche e ibride plug-in: “Il settore è ormai maturo”

Cina, stop agli incentivi per le auto elettriche e ibride plug-in: “Il settore è ormai maturo”
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La Cina chiude una lunga era di sussidi e incentivi per le auto elettriche e ibride plug-in
30 ottobre 2025

Dopo 15 anni di sostegno economico, il governo di Pechino ha deciso di escludere i veicoli a nuova energia (NEV) – che comprendono elettriche, ibride plug-in e modelli a celle a combustibile – dal 15° piano quinquennale 2026-2030. Una scelta che segna un punto di svolta per l’intera industria automobilistica mondiale.

Dal 2010 al 2023 la Repubblica Popolare Cinese ha investito oltre 220 miliardi di dollari tra incentivi ai consumatori e sussidi ai costruttori, spingendo il Paese a diventare il più grande mercato di auto ricaricabili del mondo. Ma con la pubblicazione del nuovo piano da parte dell’agenzia Xinhua, in seguito alla riunione plenaria del Partito Comunista, è arrivata la svolta: lo Stato “chiude il portafogli”.

Secondo Pechino, infatti, l’industria delle auto a nuova energia è ormai matura e non necessita più di interventi pubblici. Una decisione che non arriva a sorpresa: già dal 2022, i programmi di sostegno erano stati gradualmente ridotti, e entro il 2027 saranno eliminati anche gli sconti fiscali sull’acquisto.

Il mercato cinese conta oggi circa 129 marchi locali attivi nel settore delle auto elettriche e ibride plug-in. La fine dei sussidi apre la strada a una vera e propria “selezione darwiniana”, che premierà solo i costruttori più solidi e competitivi, sia sul mercato interno sia su quello globale.

Del resto, a luglio 2024, i NEV rappresentavano già oltre il 50% delle vendite totali in Cina – un obiettivo raggiunto con dieci anni di anticipo rispetto alle previsioni iniziali. Ora, senza il paracadute dei finanziamenti pubblici, le aziende dovranno sostenersi con la forza dei propri prodotti e con l’innovazione tecnologica.

Troppa offerta, troppa concorrenza

Il boom di investimenti e marchi ha portato la seconda economia mondiale a una situazione di sovraccapacità produttiva: l’offerta di veicoli supera la domanda interna, spingendo i costruttori cinesi a cercare sbocchi all’estero. Tuttavia, le tensioni commerciali con l’Europa e gli Stati Uniti rendono l’espansione internazionale sempre più complessa – e la decisione dell’Unione Europea di imporre dazi sulle auto elettriche cinesi ne è la dimostrazione.

Lo stesso presidente Xi Jinping ha criticato la corsa agli sconti tra i brand, che negli ultimi anni ha innescato una spirale di concorrenza distruttiva, con ribassi di prezzo anche drastici pur di conquistare quote di mercato. L’esclusione dell’auto dal piano 2026-2030 non significa che il settore sia stato abbandonato, ma piuttosto che il governo intende reindirizzare gli investimenti verso tecnologie emergenti considerate più strategiche per il futuro del Paese.

Il nuovo piano quinquennale individua infatti quattro priorità:

  • tecnologia quantistica

  • bio-produzione

  • energia a idrogeno

  • fusione nucleare

Per Cui Dongshu, segretario generale della China Passenger Car Association, il messaggio è chiaro: i costruttori dovranno puntare su modelli più innovativi e di qualità superiore, evitando la produzione di massa di veicoli economici e poco differenziati. Dopo quindici anni di crescita accelerata, l’auto elettrica cinese è diventata adulta. Da oggi dovrà imparare a camminare da sola — senza più il sostegno dello Stato, ma con la forza del mercato.

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