Dakar 2015. “Dudd” Boulanger, Professione Map-Man!

Dakar 2015. “Dudd” Boulanger, Professione Map-Man!
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Piero Batini
  • di Piero Batini
La figura del Map-Man, inizialmente additata come “illegale”, è ora non solo “ufficiale”, ma addirittura indispensabile, non fosse altro per non rimanere indietro | <i>P. Batini, Salta</i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
15 gennaio 2015

Salta - C’è un uomo che di notte, mentre il suo pilota dorme, passa in rassegna l’intero road book e, con l’ausilio di Google Maps, “digitalizza” l’intera Prova Speciale del giorno successivo. Al mattino riferirà al pilota, lo metterà in guardia sulle eventuali imprecisioni del road book e lo consiglierà…


Quale è la funzione del Map-Man, e come lavora? Ce lo racconta n francese, ma che è italiano più di noi, Edouard Boulanger

«Il Map-Man, arrivata l’era digitale di Google, ricostruisce la tappa del giorno successivo ricreando, nota per nota, il percorso. Gli scopi sono diversi. Per i concorrenti della auto produce delle vere e proprie mappe cartacee con il tracciato, in modo che, se la macchina dovesse avere un problema, consente all’equipaggio di auto-localizzarsi per prevenire l’assistenza o per uscire dal percorso in un luogo noto. Viceversa, possono servire ad un equipaggio di camion, per localizzare il proprio assistito e raggiungerlo più velocemente. Ma la finzione principale del Map-Man è quella di verificare che tutte le note siano giuste, che siano giuste le indicazioni dei cap, e spesso non sono precise, ed eventualmente di aggiungere delle note che consentano al Pilota di seguire un tracciato più conveniente».

edouard boulanger
Edouard Boulanger è stato il primo ad introdurre la figura del Map-Man alla Dakar

 

Lo fai da molto tempo, è un lavoro di precisione?
«La prima volta che lo abbiamo fatto, quattro anni fa, in effetti avevamo dei dubbi sulla qualità della mappe di Google, e quindi dell’affidabilità delle informazioni che poteva fornire. In verità ci siamo accorti che le Google Maps sono precisissime, e quello che vedi sulla carta è quello che c’è sul terreno. C’è solo da fare attenzione all’anzianità della cartografia».

 

Dai, c’è altro?
«Una volta verificato e aggiustato il road book, si può cercare anche di ottimizzare il percorso che il Pilota farà, cercare, perché no, qualche “taglio”. Questo è l’ultimo step del lavoro del Map-Man, la priorità resta sempre quella di dare ai Piloti e ai co-piloti uno strumento che dia loro fiducia per la navigazione. I “tagli”, poi, specialmente in una Dakar, sono quasi impossibili, perché i tracciatori tengono conto di questa eventualità, e costruiscono dei percorsi con ben poche alternative. In altre gare, magari, è una “funzione” più praticabile. Su una Dakar è un rischio, perché un taglio “visto” su Google difficilmente è una traiettoria più facile sulla pista, e i tracciatori sanno dove mettere i waypoint».

Si può cercare anche di ottimizzare il percorso che il Pilota farà, cercare, perché no, qualche taglio

 

Ma non si avvilisce il ruolo del navigatore?
«No, perché in realtà aumenta la sua fiducia nel mezzo, nel road book, e poi spesso il lavoro di analisi del percorso viene fatto proprio con i navigatori, e alcuni navigatori hanno piacere a partecipare all’analisi o addirittura a continuarla da soli. Diciamo che è diventato, anche per loro, un lavoro in più, ma chi ne ha capito i vantaggi non può più farne a meno».

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Ormai è diventato fondamentale integrare le note con le informazioni ricavate da Google Maps

 

Chi ha inventato questo ruolo?
«Guarda, ho dei dubbi su chi lo abbia fatto per primo, magari a casa, ma di sicuro io l’ho portato per primo alla Dakar. Lo abbiamo fatto quattro anni fa, con la Squadra Mini. Era una scommessa, per me e con i Piloti, che non erano affatto convinti. Perin e Cottret hanno visto come utilizzavo Google per tracciare il Faraoni, hanno convinto Sven Quabdt e siamo partiti. È stato un successo, e da lì siamo partiti».

 

Tutti adesso hanno un Map-Man?
«Nel 2011, ero l’unico. Negli anni successivi non c’era nessuno perché semplicemente Mini non aveva avversari, e nel 2014 ho portato il sistema nelle moto, con KTM. In ambito moto la faccenda è più delicata, perché si trattta di gestire una serie di informazioni supplementari, e i Piloti di moto hanno già molte cose da fare. Oggi sì, la “professione” si è allargata. C’è un Map-Man in Peugeot, uno in Toyota, Giulio Fantoni, e uno in Mini. Tra le moto hanno un Map-Man KTM, Honda e Sherco, sebbene quest’ultimo lavori da casa».

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