Fase 2: mobilità tra Regioni? Sì, no, chissà…

Fase 2: mobilità tra Regioni? Sì, no, chissà…
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Dal 4 maggio si allenta la stretta alla mobilità personale, ma restano ancora molti punti da chiarire: si rischia una situazione a macchia di leopardo, con zone free ed altre più chiuse
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
29 aprile 2020

Tiro alla fune, ai tempi della pandemia: da una parte il Governo, attento a non esagerare con le concessioni di libertà; dall’altra le Regioni e gli enti locali, che fremono per la ripresa delle attività, anche se il loro fronte non è per nulla unitario.

Anzi, tutt’altro.

La prossima soglia sarà quella del 4 maggio, in cui - come anticipato da Conte - saranno possibili gli spostamenti tra Comuni e nella Regione di residenza, ma non tra le Regioni.

Una differenza non solo semantica, ma sostanziale, che ha reso più evidente il contrasto tra Regioni, divise a livello territoriale (nord contro sud, neanche fossimo tornati all’epoca della guerra di secessione americana) e che minacciano reciproche ritorsioni.

«Sono contrario alla mobilità extra-regionale: dal Nord era arrivata la proposta di segno opposto, ma grazie al mio no e a quello di De Luca questa apertura non c’è stata. D’altro canto, se siamo riusciti a ridurre la diffusione del virus fino al 94% è perché abbiamo gestito in modo fermo la mobilità ordinaria»; le parole di Nello Musumeci, governatore della Sicilia, sono molto chiare: «L’emergenza continua e continuerà per diverso tempo: potremo dire “Liberi tutti" solo quando sarà trovato il vaccino. Per questo, almeno per quest'anno, puntiamo su un turismo autoctono, anche se continuiamo a sperare che i dati epidemiologici potranno consentire di aprire anche al resto degli italiani».

Di tutt’altro segno, ed anzi tra i più convinti della necessità di superare subito la fase del lockdown estremo è Luca Zaia: il governatore del Veneto, ha precorso i tempi, firmando in anticipo l’ordinanza che consente spostamenti individuali per praticare attività motorie (anche in bici) nel territorio comunale senza limitazioni e consente lo spostamento in Regione per raggiungere seconde case, appartamenti di vacanza e porti anche al di fuori del comune di residenza, per svolgere attività di manutenzione o riparazione.

Quindi via libera, ma con mascherina e guanti, garantendo l'igiene e con obbligo di evitare gli assembramenti. 

Sardegna: passaporto sanitario?

Altra regione, altre esigenze: Christian Solinas, governatore di Sardegna, vuole un ritorno alla normalità in tempi più rapidi rispetto a quelli prospettati dal Governo Conte; anzi, è pronto ad emanare un'ordinanza per «allentare le misure per parchi, giardini ed aree verdi, dove i cittadini potranno tornare a svolgere attività fisica o una semplice passeggiata, riprendere a giocare i bambini, dove i diversamente abili potranno nuovamente trascorrere del tempo all'aria aperta dopo settimane così stringenti».

Solinas, nel ricordare come «la maturità e l'accortezza dei sardi hanno consentito di contenere la diffusione del virus entro lo 0,07% della popolazione, tra i valori tra i più bassi in Italia», rivendica l'autonomia prevista per l’isola: «Siamo Regione a statuto speciale, con competenze particolari e vogliamo esercitare tutta l’autonomia possibile, ma in modo prudente: la nuova ordinanza dovrà prevedere un'apertura di attività come manutenzioni, nautica, edilizia, seconde case e cantieri in condizioni di sicurezza».

Ed ha già annunciato il passaporto sanitario come documento indispensabile per le vacanze in Sardegna: «Chi vorrà salire su una nave o su un aereo dovrà presentare, insieme alla carta d’imbarco e al documento d’identità, un documento rilasciato da non oltre sette giorni dalla data di partenza, da un laboratorio abilitato che certifichi l’esecuzione di un tampone molecolare con esito negativo».

L’intenzione è di creare i presupposti per un turismo in sicurezza in una regione che ha di fatto azzerato il numero dei nuovi contagi: per un mese ancora, porti e aeroporti di Sardegna resteranno chiusi, per motivi precauzionali e riapriranno a giugno alle condizioni anticipate da Solinas, con l’aggiunta dell’obbligo di scaricare l’applicazione che traccerà i movimenti sull’isola.

Anche Donatella Tesei, presidente dell’Umbria, è critica sulla Fase 2: «Il Dpcm presentato dal Governo, oltre a contenere misure discutibili, ha evidenti mancanze e soprattutto imbavaglia le Regioni che posso adottare solo ordinanze restrittive ma non estensive: non si possono, cioè, allargare le maglie, nemmeno tenendo conto della situazione del contagio nel proprio territorio». 
 

E comuni vicini, divisi dal un confine...

L’ipotesi di tenere chiusi i confini tra le Regioni, invalicabili se non per espressi motivi di lavoro, infine, non convince gli amministratori locali dei Comuni a ridosso dei limiti amministrativi: cinque sindaci hanno scritto una lettera a Giuseppe Conte, chiedendo di “allargare ai residenti delle province di confine la possibilità di andare oltre il limite della propria regione, logicamente nelle sole province confinanti“.

La richiesta arriva dal sindaco di Sansepolcro (AR) Mauro Cornioli, proponente l'iniziativa, che ha subito coinvolto i colleghi di Città di Castello (PG) Luciano Bacchetta, Claudio Marcelli di Pieve Santo Stefano (AR), Paolo Fratini di San Giustino (PG) e Mauro Baccini di San Piero in Bagno (FC), tutti amministratori di Comuni “confinanti”, attraversati dalla E45.

«Il confine regionale oggi è superato dagli scambi sociali, parentali ed economici - si legge nella missiva inoltrata anche all’Anci, l’associazione dei comuni italiani - Un esempio è proprio il nostro territorio, incuneato tra nord dell’Umbria, est della Toscana e sud-ovest dell’Emilia Romagna, intrattenendo da sempre importanti relazioni su più fronti. Considerato che la mobilità nelle grandi Regioni ha un respiro importante, riteniamo che debba essere concessa anche alle piccole Regioni, grazie alle province con esse confinanti. Tale allargamento – concludono i sindaci – riguarda a livello nazionale un numero di persone limitato e a livello locale, province solitamente più omogenee come contagi ed appare fondamentale dal punto di vista sociale e decisivo per la ripresa economica delle aree interne del nostro Paese».

Tematiche in larga parte comprensibili e condivisibili: chissà se verranno in qualche modo recepite e accolte dalla task force guidata da Vittorio Colao…

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