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La tempesta perfetta si è abbattuta sul settore più importante dell'industria tedesca. I numeri diffusi dall'ufficio federale statistico del Paese - per anni soprannominato, a ragion veduta, la "Locomotiva d'Europa" - non lasciano dubbi: l'automotive in Germania sta vivendo la sua fase più critica dall'inizio del decennio scorso.
Con soli 721.400 dipendenti a fine settembre, il comparto ha toccato livelli che non si vedevano da metà 2011, quando gli occupati erano 718.000. Non bastasse il numero, è la velocità della 'caduta' a preoccupare: i 48.700 posti persi in un solo anno rappresentano il crollo più drastico tra tutti i principali settori industriali con oltre 200.000 addetti.
Il colosso di Wolfsburg non fa sconti. Dall'inizio del 2023, Volkswagen Group ha già ridotto di oltre 11.000 unità la forza lavoro nelle sue dieci sedi tedesche. L'obiettivo dichiarato è ancora più ambizioso - o inquietante, a seconda dei punti di vista - è di eliminare 35.000 posizioni entro il 2030, di cui oltre 25.000 già sancite contrattualmente, secondo quanto riportato da Automobilwoche.
VW non è l'unica Casa a seguire questa strategia. Marchi prestigiosi come Audi e Porsche, insieme a Ford e al gigante della componentistica Bosch, stanno stringendo la cinghia. Le ragioni sono molteplici e si intrecciano: i dazi americani si fanno sentire, i produttori cinesi di veicoli elettrici conquistano sempre più fette di mercato, e le difficoltà nella fornitura di chip complicano ulteriormente il quadro.
"La recessione prolungata nel settore industriale si riflette chiaramente nelle tendenze occupazionali", ha commentato senza giri di parole Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank. Le sue parole fotografano una realtà incontestabile: l'intero comparto manifatturiero tedesco ha perso 120.300 dipendenti nell'ultimo anno, scendendo a 5,43 milioni, con un calo del 2,2%. Ma l'automotive ha fatto decisamente peggio con il -6,3%.
Nonostante la crisi, il settore automobilistico mantiene ancora la seconda posizione nella manifattura tedesca per numero di occupati, superato solo dall'ingegneria meccanica che conta circa 934.200 addetti. Una posizione di rilievo che rende ancora più significativo il suo momento di difficoltà.
Eppure, anche in uno scenario così complesso, si intravede qualche segnale incoraggiante. L'indagine condotta dall'istituto economico ifo a ottobre ha registrato un miglioramento notevole del clima imprenditoriale nel settore automotive. L'indice è salito a -12,9 punti rispetto ai -21,3 di settembre, suggerendo che forse il peggio potrebbe essere alle spalle.
Resta da vedere se questo spiraglio di luce si trasformerà in un'inversione di tendenza reale o se rappresenta solo una pausa temporanea in vista di una trasformazione più profonda. È sicuro che il settore automotive, orgoglio nazionale e colonna portante dell'economia di Berlino, stia attraversando una delle fasi più delicate della sua storia recente, e le scelte fatte oggi saranno determinanti per la sua evoluzione negli anni a venire.